Andare a lavorare, ma assumendosi ogni responsabilità in caso di nuove scosse. Con tanto di liberatoria fatta firmare ai dipendenti delle aziende nelle zone terremotate. È il fenomeno denunciato dalla Cgil regionale emiliana, che sta ricevendo segnalazioni da alcuni lavoratori di Reggio Emilia e Modena. Come la lettera presentata ai dipendenti dalla Forme Physique di Carpi, nel modenese.
“Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile”, si legge nel documento reso pubblico dal sindacato. Con tanto di elenco dei dipendenti che hanno già firmato.
“Non ci sono aggettivi per definire questo comportamento, questa e altre richieste del genere finiranno direttamente al procuratore di Modena Vito Zincani che conduce le indagini sui morti sul terremoto”, attacca Antonio Mattioli della Cgil.
È la stessa Forme Physique a spiegare perché è arrivata a questo: la circolare del 2 giugno con cui la Protezione civile ha assegnato al titolare delle imprese la responsabilità della certificazione dell’agibilità del proprio capannone. In pratica è il titolare che deve accertare la sicurezza dell’azienda usando anche tecnici privati, in modo da accelerare i controlli. Assumendosi quindi le responsabilità
connesse e depositando poi i documenti sulle verifiche effettuate in Comune. Ma alcuni evidentemente non ne vogliono sapere di assumersi responsabilità sulla sicurezza dei lavoratori, specie mentre continuano le scosse.
“Un dramma nel dramma, una vergogna”, sostiene la Cgil. “In questo terremoto ci sono stati 18 morti sul lavoro e il sisma ha evidenziato una criticità dell’edilizia industriale che dovrà essere affrontata urgentemente”. “In molti casi si è risparmiato nel costruire gli immobili – continua la Cgil – e quello che è successo il 20 e il 29 maggio a Ferrara e Modena non può e non deve ripetersi”.
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