Fiat India, la joint venture che la casa torinese ha costituito anni fa con la Tata, lancerà in autunno una aggressiva campagna pubblicitaria per consolidare il marchio e costituirà poi una rete di distribuzione indipendente per far fronte all’andamento non soddisfacente delle vendite in un mercato, come quello indiano, in costante espansione.
Conversando con l’Ansa, il presidente-amministratore delegato della joint venture Fiat India Ltd, Rajeev Kapoor, ha ammesso che “le cose finora non sono andate come avremmo voluto” e che “dobbiamo fare di più per aumentare i volumi di vendita”.
Dai dati disponibili sui conti della joint venture, operata 50/50 da Fiat Auto Spa e da Tata Motors, emerge che dalla sua costituzione le perdite hanno raggiunto i 12,5 miliardi di rupie (quasi 180 milioni di euro), anche se con un miglioramento negli ultimi due anni, ha sottolineato, “per l’aumento produttivo di motori e trasmissioni ed una riduzione dei costi”.
Nell’anno fiscale conclusosi il 31 marzo 2011, Fiat India ha venduto 21.112 auto (Punto e Linea), con una flessione del 15% rispetto all’anno precedente. Il trend negativo si è mantenuto anche nel primo quadrimestre (aprile-luglio) del 2011/2012 con la vendita di 6.805 auto, contro le 8.401 dello stesso periodo dell’anno precedente, con una quota di mercato dello 0,87%.
Sia Sergio Marchionne sia Ratan Tata hanno ammesso di recente la difficile situazione, assicurando che “la joint venture andrà avanti, anche se importanti mutamenti sono necessari per far ripartire il progetto”.
La questione non è di facile soluzione e forse richiederà nuovi investimenti, perché rispetto ad un mercato annuale di 2,6 milioni di veicoli, il 65% va a tre marchi (Tata, Hyundai e Suzuki) mentre il 35% è conteso fra altri 15 costruttori.
Secondo Kapoor i presupposti per la ripartenza ci sono. “Non si è sottolineato abbastanza – ha spiegato – che in questi anni abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi legati alla infrastruttura produttiva con una fabbrica d’avanguardia che ha ottenuto tutte le certificazioni, anche per sicurezza e ambiente, e che produce Punto, Linea e la Tata-Maza, e una grande quantità di motori”.
Ora, ha proseguito, “c’è un impianto con un potenziale di 160.000 auto e 350.000 motori l’anno, anche se produciamo 80.000 auto e 95.000 motori”. Ma fabbrica di Ranjangaon (Pune) è pronta per l’accordo in definizione con Suzuki per la produzione fino a 100.000 motori multijet 1.3 per la Maruti. “Non c’è ancora la firma – ha ricordato Kapoor – ma ci siamo vicini”.
Il primo nodo da sciogliere è comunque quello del recupero del marchio Fiat che “ha un valore nei sondaggi di opinione pubblica che non si materializza però al momento dell’ingresso nel concessionario”. “Partiremo con una più aggressiva campagna pubblicitaria il mese prossimo – ha assicurato Kapoor – per sfatare anche alcuni luoghi comuni come quello che le nostre auto sono troppo basse per le strade indiane”.
Poi, ed è una novità principale, “costituiremo via via show room indipendenti in almeno 20 città, per valorizzare al massimo la presentazione dei veicoli Fiat, attualmente offerti insieme a quelli Tata”. Nei principali concessionari, e all’inizio a New Delhi e Pune, saranno aperti anche Fiat Caffè.
Lo sviluppo del programma precede nelle intenzioni di Fiat India il lancio di nuovi modelli, e anche il progetto della mini-car per il mercato indiano, di cui esistono già prototipi, ma che non sarà pronta prima del 2013.
“Un elemento positivo che si rifletterà sulle nostre attività – ha concluso – è la ristrutturazione delle aree di responsabilità della Fiat a Torino, con la designazione per l’Asia di un personaggio esperto come Michael Manley, che potrà anche facilitare qui da noi il lancio della Chrysler”. (LF)
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