Angelo Colombini – Il Diario del Lavoro https://www.ildiariodellavoro.it Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali Thu, 07 Oct 2021 13:20:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.3 https://www.ildiariodellavoro.it/wp-content/uploads/2024/02/fonditore.svg Angelo Colombini – Il Diario del Lavoro https://www.ildiariodellavoro.it 32 32 Promuovere un Patto tra scuola e lavoro per l’occupazione giovanile https://www.ildiariodellavoro.it/promuovere-un-patto-tra-scuola-e-lavoro-per-loccupazione-giovanile/ Thu, 07 Oct 2021 12:55:45 +0000 https://www.ildiariodellavoro.it/?p=142506 Raggiungere l’obiettivo di accrescere l’occupazione di qualità di giovani e donne, soprattutto al Sud, è possibile solo attraverso soluzioni articolate e interconnesse che se non attuate in modo coerente e alla stessa velocità non avranno gli effetti sperati: abbattere la dispersione scolastica, elevare titoli di studio e competenze, investire nella filiera tecnico – professionale secondaria e terziaria, nel sistema duale, sulle competenze digitali e green, aumentare borse di studio e alloggi per favorire pari opportunità educative e la mobilità dei giovani, riformare il sistema di orientamento e le politiche attive, attuare un vero sistema di apprendimento permanente, sono solo alcune delle misure contenute nel PNRR che, se realizzate congiuntamente potranno abbattere le differenze generazionali, di genere e territoriali e migliorare sensibilmente la condizione dei giovani nel nostro Paese.

I giovani e le donne rappresentano una delle categorie di lavoratori più colpiti dagli effetti della pandemia di Covid-19 perché sono per la gran parte lavoratori a tempo determinato, tipologia di lavoro che ha subito la maggiore flessione a causa del lockdown e delle misure di sicurezza adottate. Il PNRR insieme agli altri fondi europei ed alla politica di coesione per il 2021-2027 saranno strumenti che, se ben utilizzati, ci forniranno un’occasione unica e irripetibile per affrontare e risolvere le criticità strutturali del nostro sistema di istruzione e del mercato del lavoro. Importante sarà anche la riforma del sistema di orientamento scolastico e universitario, quasi inesistente in Italia, per indirizzare giovani e famiglie verso percorsi di studio che coniughino le predisposizioni personali con le richieste del mercato, come gli ITS, soprattutto per le giovani, da sempre intrappolate in stereotipi che le tengono lontane dalle materie stem.

Le parti sociali dal canto loro devono, nella contrattazione, valorizzare gli strumenti di apprendimento duale come i contratti di apprendistato di primo e secondo livello, che permettono ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro e al contempo di acquisire un titolo di studio secondario e terziario, ed alla aziende di investire in capitale umano essenziale per la loro competitività, nonché investire nella formazione continua come unico antidoto all’obsolescenza delle competenze ed alla perdita di competitività. Dobbiamo adesso vedere, e i sindacati vogliono essere parte attiva della governance, come le riforme e gli investimenti verranno calati nella ridefinizione di programmi, misure, servizi a disposizione dei giovani nel nostro paese per studiare e lavorare in modo dignitoso e sostenibile.

Tra le misure che dovranno essere adottate entro dicembre prossimo c’è l’entrata in vigore della normativa che istituisce il programma nazionale Garanzia di occupabilità dei lavoratori e di un decreto interministeriale che istituisce il Piano nazionale nuove competenze. Si tratta di due misure essenziali per realizzare in tutte le Regioni servizi integrati per la presa in carico, profilazione, erogazione di servizi personalizzati per l’incrocio tra la domanda e l’offerta di formazione e lavoro, servizi finalmente attrezzati sul territorio e sempre più vicini ai cittadini grazie ad un numero di operatori che potrà essere più che raddoppiato, supportati finalmente da un sistema informativo effettivo e dalla indispensabile sinergia con il privato, con Livelli Essenziali delle Prestazioni omogenei sul territorio.

È necessario un confronto continuo con le parti sociali e i corpi intermedi per condividere i contenuti delle riforme e delle azioni che saranno messe in campo, monitorare la loro attuazione e le ricadute sui territori, i cittadini e le imprese.

Angelo Colombini
segretario Confederale Cisl

]]>
Il Pacchetto Green Fit for 55 della Commissione UE https://www.ildiariodellavoro.it/il-pacchetto-green-fit-for-55-della-commissione-ue/ Mon, 19 Jul 2021 13:27:15 +0000 https://www.ildiariodellavoro.it/?p=140688 La commissione Europea ha presentato il pacchetto “Fit for 55” volto a definire, tramite la presentazione di 13 proposte legislative, la roadmap per concretizzare il Green Deal Europeo, ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030  e arrivare alla neutralità climatica nel 2050. Il pacchetto “Fit for 55” rappresenta una serie di ulteriori iniziative nell’ambito del Green Deal Europeo, dopo, ad esempio, il Piano per l’economia circolare, quello per l’idrogeno, quello chiamato “dal campo alla tavola”, ecc.

Da un lato, questi provvedimenti sono emendamenti di legislazione già esistente (revisione ETS, che regola lo scambio delle quote di emissioni di carbonio, revisione direttiva RED sulle energie rinnovabili), dall’altro prevedono atti normativi nuovi, come nel caso della proposta di tassa sul carbonio alla frontiera per le merci provenienti da fuori UE (CBAM) e della nuova strategia forestale dell’UE.

Assoluta condivisione sulla finalità, necessità e velocità delle sfide da affrontare nei prossimi trent’anni, ma altrettanta grande preoccupazione sull’impatto socio-economico che questo percorso avrà nel breve e medio periodo, soprattutto sui lavoratori.

La proposta della Commissione di creare un sistema, parallelo a quello ETS, di scambio di quote delle emissioni riservato al trasporto su strada e al riscaldamento domestico, rischia di ricadere sulle fasce più deboli, di accrescere le povertà energetica e danneggiare l’inclusione sociale, perché graverà sulle famiglie a basso reddito. Così come le questioni sollevate sulla Motor Valley dell’Emilia Romagna (produttori di macchine sportive) indicano quanto il percorso sia problematico.

Siamo consapevoli che bisogna accelerare il processo di decarbonizzazione e della transizione ecologica, ma ripetiamo che nessuno, lavoratori per primi, deve essere lasciato indietro. Il fondo sociale proposto come cuscinetto per attutire un’accelerazione del processo di uscita dal carbone, anche se viene stimato che potrà essere dotato al 2032 di circa 144,4 miliardi, non può configurarsi come strumento risolutivo rispetto alle concrete ripercussioni socio-economiche delle misure pensate dalla Commissione.

Così come quando si insediò nel dicembre 2019 alla Commissione e anche in occasione della COP 25 di Madrid lanciando la proposta del Green New Deal europeo e proponendo l’Europa come paese trainante verso la decarbonizzazione, anche oggi, con questa nuova Comunicazione, la Presidente Von der Leyen sembrerebbe voler rivendicare primato e leadership sulla politica climatica.

Oggi l’Europa, rispetto all’anno scorso può contare su un alleato in più, ma l’asse USA-EU da solo, non sarà in grado di contenere l’aumento della temperatura entro il 2050 di 1,5°.

Abbiamo bisogno di un impegno globale, abbiamo bisogno che la Cina non si nasconda dietro all’affermazione “siamo un paese in via di sviluppo” per sottrarsi a quanto previsto nell’Accordo di Parigi del 2015 e concordare sulla necessità di arrivare all’accordo sulla modifica dell’art. 6 riguardante le riduzioni di emissioni di gas serra. Abbiamo bisogno che la corsa al petrolio dei due secoli passati non venga traslata su quella per le materie prime necessarie per le tecnologie green (rame, litio, nichel e cobalto) e dove è presente un deleterio sfruttamento della mano d’opera, altrimenti sfumerebbero le opportunità di crescita e sviluppo sostenibile delineate nell’Agenda 2030. E soprattutto, realisticamente senza troppa ideologia e demagogia, abbiamo bisogno di una transizione che passi dal gas, perché ad oggi le FER non sono ancora in grado di sopperire al fabbisogno energetico, domestico ed industriale, della produzione.

È auspicabile che nella seconda fase dell’iter legislativo nel quale verranno discusse le iniziative previste dal pacchetto “Fit for 55” ci possa essere lo spazio per un dialogo sociale, maggiormente costruttivo ed efficace.

Stiamo lavorando con il sindacato europeo ed internazionale affinché la transizione ecologica, che deve rappresentare il volano per una ripresa strutturale, sia soprattutto una giusta transizione che preveda meccanismi di solidarietà a sostegno di regioni e settori più vulnerabili e colpiti, adeguati programmi di protezione sociale, di formazione e riqualificazione per accompagnare i lavoratori nella loro transizione.  Solo con l’informazione, il coinvolgimento e la partecipazione di tutti e a tutti i livelli, dalle istituzioni alle forze sociali, attraverso le procedure del “ Dibattito Pubblico” si potranno cogliere e valorizzare le opportunità di ripresa, crescita e sviluppo necessarie per raggiungere gli obiettivi del 2050.

Angelo Colombini

Segretario Confederale Cisl

]]>
Sentenza ex Ilva, gasdotti e il processo di transizione energetica https://www.ildiariodellavoro.it/sentenza-ex-ilva-gasdotti-e-il-processo-di-transizione-energetica/ Thu, 24 Jun 2021 12:56:50 +0000 https://www.ildiariodellavoro.it/?p=139786 La sentenza del Consiglio di Stato, che annulla l’ordinanza del Sindaco di Taranto di chiusura degli impianti di Acciaierie Italia (ex ILVA), ripropone il tema della compatibilità di alcune attività industriali, basilari per la competitività internazionale del Paese, e i fondamentali processi di decarbonizzazione delle stesse nell’ottica della sostenibilità ambientale e della tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori.

L’accelerazione dei programmi di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica derivanti da produzioni cosiddette “hard to abate” (difficili da abbattere), rappresenta comunque una priorità per uno sviluppo industriale ecocompatibile; in particolare sul caso delle Acciaierie di Taranto le Istituzioni e le forze sociali dovranno favorire rapidamente l’avvio di piani di riconversione energetica degli impianti, evitando condizionamenti pregiudiziali e di carattere ideologico. È pertanto giunto il momento di accompagnare con scelte chiare e determinate questi processi.

Le risorse (2 miliardi di €) sono state individuate nel “Just Transition Fund”, programma finanziario della Commissione Europea dedicato alla transizione energetica e ambientale di territori particolarmente esposti alle emissioni carboniche (per l’Italia sono stati individuati la provincia di Taranto e l’area del Sulcis Iglesiente in Sardegna), e confermate poi anche nel PNRR; il Governo ha, inoltre, indicato il gas naturale, quale vettore energetico sostitutivo del carbone, da utilizzare per ridurre significativamente nel breve-medio termine le concentrazioni di anidride carbonica derivanti da produzioni ambientalmente invasive.

La “rivalutazione” nell’immediato del gas naturale, riproposta dal Ministro Cingolani rispetto a quanto previsto dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) del Governo Conte 2, mira proprio ad accelerare la sostituzione del carbone; il Ministro su questo tema è stato molto chiaro “Abbiamo un target di decarbonizzazione al 2050 e uno parziale al 2030; dobbiamo fare uno sforzo concreto per abbattere la parte di fuel di natura fossile. Credo che il gas sarà l’ultimo a sparire, perché ci consentirà di portare avanti la transizione”.

Un’opzione, questa del Ministro, che si è tradotta anche nella concessione di quattro anni aggiuntivi per la realizzazione del gasdotto Poseidon, di competenza della società IG Poseidon (joint venture tra Edison e l’azienda pubblica greca DEPA) e che metterà in collegamento il gas naturale proveniente dei giacimenti israeliani e ciprioti, attraverso il gasdotto Eastmed, alle coste pugliesi con terminale previsto ad Otranto.

Servirà pertanto nei prossimi decenni, ancora molto gas naturale per sostenere la riconversione energetica; l’utilizzo esclusivo di Fonti di Energia Rinnovabile è traguardato al 2050 e questo necessario e doveroso obiettivo, fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, dovrà essere accompagnato da una razionale programmazione delle importazioni di gas naturale. Rammentiamo che l’Italia ha una produzione interna in calo progressivo (dati 2019 al minimo storico del 4,6% del fabbisogno totale) e che le importazioni prevalenti sono provenienti dalla Russia con il 46% sul dato complessivo 2019.

L’Italia, in accordo con la Commissione Europea, ha pertanto avviato da anni dei programmi di diversificazione delle importazioni di gas naturale, individuando le “rotte” dell’area caspica e del Mediterraneo medio orientale, quali integrative dell’attuale condizione e rispondenti anche ad opportune logiche geopolitiche di messa in sicurezza del Paese e della stessa UE.

Questi programmi vedono la regione Puglia come territorio privilegiato nell’approdo di queste vie alternative; l’esperienza del gasdotto TAP, che ha creato tante polemiche nel Salento, sta invece dimostrando che è importante garantire l’accesso da Caspio e Medio Oriente, senza nessuna conseguenza sul piano dell’equilibrio ambientale. Questa situazione, debitamente accompagnata dagli investimenti per l’adeguamento degli impianti, di converso potrebbe rappresentare un’opportunità per la rapida sostituzione del carbone utilizzato dalle Acciaierie tarantine, garantendo la continuità delle produzioni e il miglioramento della situazione ambientale.

Come già indicato precedentemente, è il momento delle scelte definitive per salvaguardare la tenuta industriale del Paese, soprattutto in aree fragili come quelle del Meridione, e l’equilibrio ecologico ed ambientale per favorire prospettive di sviluppo sostenibile alle generazioni future.

Il percorso di transizione, come affermato da diversi esperti, non sarà un pranzo di gala ed ogni scelta comporterà delle rinunce e dei costi mettendo a rischio la competitività del Paese. È importante aver ben presenti i conti finali, perché non sempre le scelte che sembrano oggi più di moda sono realizzabili in tempi brevi ed inoltre nel lungo periodo potranno avere impatti negativi maggiori di quelle scelte che ad oggi sembrano meno all’avanguardia (come viene spesso trattato il gas naturale).

La CISL, come sempre dimostrato nella sua storia, è pronta ad assumersi le responsabilità che competono ad un’organizzazione radicata e rappresentativa di importanti aree del mondo del lavoro, senza pregiudizi e con l’obiettivo di rendere il Paese più efficiente e vivibile, avendo come imprescindibile criterio di scelta la tutela e la salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori.

Angelo Colombini
segretario confederale Cisl

]]>
Economia circolare e industria sostenibile https://www.ildiariodellavoro.it/economia-circolare-e-industria-sostenibile/ Sun, 22 Apr 2018 22:00:00 +0000 https://www.ildiariodellavoro.it/economia-circolare-e-industria-sostenibile/ Orientare la gestione degli scarti della produzione e del consumo ad un maggior recupero di materia perchè  possano divenire sempre di più una risorsa utile per l’apparato produttivo: è questo l’obiettivo che sovrintende la riforma delle direttive europee in tema di economia circolare, recentemente approvata in via definitiva dal Parlamento Europeo. In essa sono contenute misure finalizzate a trasformare l’apparato produttivo europeo in un’economia di tipo circolare a favore di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Si passa pertanto dal concetto di discarica, come sistema prevalente di gestione dei rifiuti e degli scarti produttivi, alla priorità del riciclo. L’obiettivo è fare in modo che i prodotti a fine vita possano rientrare nel circuito del consumo, attraverso la preparazione al riutilizzo, oppure, per effetto del riciclo, possano trasformarsi in nuova materia.

La normativa sui rifiuti, insomma, diventa uno dei principali strumenti di sviluppo della green economy, mediante il rafforzamento delle filiere industriali dei materiali, tra le quali occorrerà sviluppare, oltre a quelle più comuni (carta, vetro, plastica, acciaio, alluminio, legno), anche quella dei tessili e dei prodotti di arredamento. Per la prima volta viene anche normata la questione degli sprechi alimentari: la Direttiva adotta una definizione precisa su “spreco alimentare”, che è sinonimo di spreco di risorse, in primis quella idrica, indicando la strategia per combatterlo introducendo standard obbligatori di riduzione degli sprechi che dovranno arrivare al 50%.

Come Cisl auspichiamo un impegno maggiore attraverso il recupero e la raccolta dei pasti che ad esempio restano inutilizzati nelle mense ma anche delle derrate alimentari dei supermercati, a vantaggio dei poveri e dei senza tetto. Eppure non mancano elementi di discontinuità. Il tema del recupero energetico, infatti, rimane sullo sfondo, come un’opzione di gestione secondaria, valevole soltanto per i rifiuti residui: tant’è che è stato rimosso dall’insieme degli obiettivi da raggiungere. Bisognerà affrontare questo aspetto in maniera pià puntale e precisa.

Di sicuro la transizione verso un’economia circolare richiede un cambiamento strutturale, con l’innovazione che è il cardine di tale mutamento. In questo senso, la trasformazione digitale del sistema produttivo e le tecnologie abilitanti di industria 4.0 già oggi presentano delle soluzioni per rendere realizzabili produzioni che siano circolari e quindi più sostenibili. Nello specifico interessanti opportunità potranno presentarsi per il nostro sistema manifatturiero anche dallo sviluppo della simbiosi industriale. Quel processo, cioè, che coinvolge imprese appartenenti ad industrie tradizionalmente separate, che riescono tuttavia a scambiarsi materia, sottoprodotti, energia, acqua, al fine di realizzare vantaggi competitivi tra le stesse, evitando gli sprechi.

Per l’Italia, Paese tradizionalmente povero di materie prime, la possibilità di disporre di maggiore materia riciclata per la sua industria manifatturiera significa ridurre la dipendenza dall’approvvigionamento dall’estero, con conseguente minore vulnerabilità in relazione alla volatilità dei prezzi delle materie prime provenienti da quei Paesi che soffrono di una forte instabilità politica. Non dimentichiamo, poi, che con queste Nuove Direttive Europee si prevedono benefici ambientali significativi, con una riduzione delle emissioni di CO2 stimata in 600 milioni di tonnellate entro il 2035.  

Con il nuovo “pacchetto”, approvato dal Parlamento Europeo, sull’economia circolare, dunque, i rifiuti e gli scarti produttivi finalmente si trasformano da problema ad un’opportunità con l’obiettivo di nuovi posti di lavoro. E’ stata prevista, infatti, la possibilità di creare, all’interno dell’Unione Europea, 140mila posti di lavoro diretti, cui se ne potranno aggiungere altri 400mila indiretti, entro il 2030.

Angelo Colombini – segretario confederale Cisl  

]]>