Azzurra Taraborelli – Il Diario del Lavoro https://www.ildiariodellavoro.it Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali Thu, 11 Feb 2021 17:43:47 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.3 https://www.ildiariodellavoro.it/wp-content/uploads/2024/02/fonditore.svg Azzurra Taraborelli – Il Diario del Lavoro https://www.ildiariodellavoro.it 32 32 Alberta: “Abbiamo sconfitto una tesi meramente finanziaria” https://www.ildiariodellavoro.it/alberta-abbiamo-sconfitto-una-tesi-meramente-finanziaria/ Sun, 13 Apr 2014 22:00:00 +0000 http://www.ildiariodellavoro.it/alberta-abbiamo-sconfitto-una-tesi-meramente-finanziaria/ L’ipotesi di accordo raggiunta al Ministero del lavoro, alla presenza dei rappresentati del Ministero dello Sviluppo Economico, Regioni e Nicola Centrone a nome della Presidenza del Consiglio, tra la multinazionale Micron e il Coordinamento sindacale scongiura i 419 licenziamenti annunciati e tutela lavoratori e professionalità  e conferma la presenza industriale dell’azienda nel nostro Paese.

L’accordo che dovrà essere votato delle assemblee dei lavoratori , prevede l’impegno industriale di Micron e l’avvio di un piano triennale di ristrutturazione, investimenti per 20 milioni di dollari, la focalizzazione delle attività di ricerca dei siti locali di Agrate-Vimercate, Arzano, Avezzano, Catania e Padova. E’ previsto che si attui un monitoraggio preciso bimestrale dell’andamento del piano, e i problemi occupazionali vengano affrontati congiuntamente, evitando così il rischio di atti e forzature unilaterali dell’azienda.

Sui contenuti di questo accordo e sull’insegnamento da trarre da questa esperienza, abbiamo sentito Nicola Alberta coordinatore nazionale Fim-Cisl Micron e ST.

 

Alla luce di questa intesa e scongiurati i 419 licenziamenti, quale è stato il percorso  e quali le maggiori difficoltà  nel trovare un punto d’incontro?

Siamo partiti con incredulità.La Micronera un’azienda in ottimo stato economico, globalizzata, insediata in un settore strategico dell’alta tecnologia, aveva appena proceduto in Giappone all’acquisizione di un altro importante produttore Elpida, che prometteva sinergie e espansione sul mercato.

Nessuna avvisagli dei problemi che stavano maturando?

L’annuncio dell’agosto 2013 di un taglio del 5% degli organici a livello mondiale ci aveva un po’ messi in allarme, ed eravamo in attesa delle ricadute in Italia, ma nessuno immaginava il taglio del 40% che poi è stato messo in atto.

 Come avete reagito?

Nella conduzione della vertenza abbiamo seguito un percorso di coinvolgimento ampio dei lavoratori e di sensibilizzazione delle istituzioni, non solo sul problema occupazionale, ma in particolare sulla necessità di preservare il capitale umano, professionale e sociale messo a rischio.

Avete trattato anche con l’azienda?

Abbiamo ascoltato le motivazioni della Micron, inquadrabili in una logica puramente finanziaria, ma irrazionali sul piano industriale, e ciò ci ha indotto all’elaborazione di controproposte focalizzate sul rilancio delle eccellenze industriali del nostro Paese e sulle competenze di alto livello consolidate da tempo.

Quale è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato?

Quella di tipo culturale: la multinazionale ci ha ricordato in continuazione che negli Usa la riduzione dell’occupazione per le imprese è agevole e veloce. Abbiamo obiettato che forse, su questo piano, il sistema americano non era propriamente quello migliore, e non è stato semplice per noi convincerli del contrario.

Quali sono state secondo lei  le innovazioni e i punti di maggiore di importanza di questa intesa?

La Micronsemiconductor italiana  ha un ruolo definito nel settore della microelettronica,  sulla ricerca, la progettazione e lo sviluppo. Ad ogni competenza, con relativo possesso di know how personale, ad ogni professionalità, corrisponde in modo diretto una potenzialità di business, una presenza industriale, uno spazio nel mercato globalizzato.

Siamo riusciti a convincere il governo e le istituzioni sulla necessità, vitale per il nostro paese, di non disperdere le professionalità e le competenze, e sull’importanza di valorizzare al massimo la presenza nel segmento delle tecnologie abilitanti, cioè quelle trasversali a tutti i settori industriali, che consentono di collocarsi nella fascia alta nei comparti manifatturieri.

Un punto importante dell’intesa è rappresentato dall’incontro tra l’interesse del paese, interpretato dal governo e dalle istituzioni a sostenere l’alta tecnologia, e quello delle imprese, Micron e St microelectronics in primis, in quanto realtà coinvolte, a svolgere fino in fondo la propria missione industriale. Su questo il sindacato e i lavoratori hanno saputo convincere e vincere. E’ fondamentale, se vogliamo rilanciare l’industria,  valorizzare le leve tecnologiche, a partire da quelle di cui disponiamo, per poterne creare di nuove. L’innovazione si è realizzata nella sperimentazione in concreto di cosa significhi politica industriale: indirizzi e impegni istituzionali che sollecitano e sostengono progetti di investimento industriali.

Avete trovato la collaborazione delle istituzioni?

Possiamo dire che il governo ha affiancato il sindacato nel negoziare le scelte industriali della Micron. Il concorso di queste spinte ha indotto l’azienda a rivisitare il proprio piano, a ridefinire gli ambiti delle attività di ricerca e le missioni dei singoli siti locali, dall’automazione, al design, all’automotive, a rafforzarne alcuni e a riportarne indietro altri.

Altrettanto, il ruolo del governo è stato determinante nel coinvolgerela Stmicroelectronics, a controllo dei governi italiano e francese, e nell’ottenere da questa l’impegno a un significativo riassorbimento del personale di Micron.

Non vi siete solo adagiati sul ricorso agli ammortizzatori sociali?

Emerge quindi un aspetto originale nella vicenda, è stato costituito dalla posizione sindacale che non ha posto l’accento sul ricorso agli ammortizzatori sociali, bensì sulla ricerca attiva di opportunità occupazionali corrispondenti in qualità, che dovranno manifestarsi in particolare sul territorio, oltre alle posizioni disponibili a livello globale del gruppo, cui i singoli lavoratori potranno aderire volontariamente.

L’accordo rappresenta un passo avanti nei rapporti tra le parti sociali? Oppure si nutre ancora di strutture ideologiche?

E’ un passo avanti nelle relazioni tra azienda e sindacato. Dalla diffidenza della prima fase ampiamente manifestata dal management americano nei confronti del sindacato italiano, siamo passati alla faticosa presa di consapevolezza dell’importanza decisiva di questo rapporto.

Si sente però la mancanza di una legislazione di sostegno alla partecipazione dei lavoratori, in attuazione dell’art. 46 della Costituzione, che favorirebbe il dialogo paritario con le imprese e la ricerca di soluzioni ai problemi.

 Le difficoltà sono finite?

No, ci aspetta un’impegnativa gestione dell’accordo, e permane il rischio dei ritorni dei “pregiudizi” da parte aziendale. Dovremo sapere conservare e potenziare le relazioni sindacali e la rete di rapporti tra azienda, istituzioni centrali e locali e lavoratori, per favorire il consolidamento delle aree tecnologiche locali, per assicurare pieno successo ai percorsi di riqualificazione e di ricollocazione occupazionale, e per lo sviluppo del tessuto industriale.

Qual è secondo lei oggi, in un ‘epoca di crisi economica e precarietà del lavoro, il ruolo del sindacato?

In una fase di stallo del negoziato con Micron, nel richiamare Don Milani, abbiamo sollecitato l’azienda ad avere con i propri collaboratori l’atteggiamento che egli insegnava nella sua opera pastorale ed educativa: il farsi carico dei problemi e l’aver cura delle persone.

La Micron, come tutte le aziende, e in sommo grado le multinazionali, si sentono custodi di una presunta infallibilità e razionalità economica. Spesso in contrapposizione con le preoccupazioni per il sociale e le persone, considerate erroneamente quale appesantimento della libera iniziativa imprenditoriale.

E’ il rifiuto della realtà economica?

No, Non chiediamo di sostituire il dogma economico, ma di arricchirlo. L’irrazionalità economica può trasmutarsi e divenire razionale se contiene in sè responsabilità sociale, cura per il territorio, rispetto per le persone. Questo assunto però non nasce da sè, è una conquista da ottenere, che richiede idee e impegno, e la mobilitazione e la partecipazione dei lavoratori e del sindacato rimane indispensabile.


Azzurra Taraborelli

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Rischio di penalizzazione per l’Abruzzo https://www.ildiariodellavoro.it/rischio-di-penalizzazione-per-labruzzo/ Mon, 31 Mar 2014 22:00:00 +0000 http://www.ildiariodellavoro.it/rischio-di-penalizzazione-per-labruzzo/ In un recente comunicato Roberto Campo, segretario generale della Uil Abruzzo, si interroga sul rischio di  una penalizzazione che potrebbe subire la regione Abruzzo e con esse le altre regioni d’Italia definite – in transizione – se l’Unione Europea dovesse, come si prospetta, diminuire i fondi da 643 milioni di euro a circa 400 milioni di euro per la programmazione 2014-2020.

Campo nel suo comunicato lei chiede a gran voce che la regione Abruzzo e le parti sociali si incontrino con il governo per discutere della quantità delle risorse messe a disposizione per la regione Abruzzo  dall’UE per la programmazione 2014-2014. Da cosa nascono  la sua preoccupazione e la sua richiesta?

Dal rischio concreto che corre la regione Abruzzo, che pur essendo stata definita regione  “in transizione” ovvero non ancora pronta per la competitività,  invece di ricevere maggiori finanziamenti, potrebbe subire tagli  notevoli delle risorse europee. Io chiedo che la regione si attivi con le parti sociali e chieda confronto con il governo per cercare di modificare l’atteggiamento dell’UE nei confronti delle regioni italiane. Inoltre il governo aveva promesso una dotazione congrua del Fondo di Sviluppo e coesione per le regioni che a mio avviso in questo delicato momento economico andrebbe definita.

Come sono state utilizzate in passato queste risorse?

L’Abruzzo in questo non è peggio di altre regioni. Ci sono ancora fondi inutilizzati, e questa situazione mi preoccupa perché sono soldi pubblici che non sono stati messi a frutto  in progetti regionali e vanno spesi entro  due anni dalla data di erogazione. In questo caso bisognerebbe spenderli entro  il 2015, altrimenti andrebbero persi.

E per quanto riguarda la mancata riforma della pubblica amministrazione regionale?

Le  spiego, questa è una macchina mal governata, è per questo che la riforma è necessaria, ci troviamo spesso in mancanza di personale laddove servirebbe, per esempio per fare i bandi e rendicontare  i fondi. La questione a mio avviso è una maldistribuzione del personale.

Infine lei ha auspicato ad un maggiore confronto tra le istituzioni e le parti sociali. Ritiene che fino ad ora sia avvenuto un confronto superficiale? Su quali temi si dovrebbe approfondire?

L’Unione Europea ha chiesto più volte all’Italia di fare un passo avanti verso un maggiore coordinamento del rapporto tra istituzioni e parti sociali, ma io invece noto che, non solo non si è fatto nessun progresso, ma azzarderei a dire che ci sono state delle regressioni. Per esempio per quanto riguarda le programmazioni, sia regionali che nazionali, l’UE ha dovuto costatare e correggere moltissimi errori rispetto alle regole dettate in sede europea.
Per quanto riguarda l’Abruzzo è stato redatto un documento molto tecnico e autoreferenziale.
Mi auguro che entro il 22 luglio 2014 , data ultima per la stesura dei POR (Piani Operativi Regionali) venga recuperato un confronto  e si discuta per una programmazione di qualità in tempi brevi, visto che queste  scelte cadono a cavallo tra due legislature.

 

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Malandrini, più flessibilità per cercare lo sviluppo https://www.ildiariodellavoro.it/malandrini-piu-flessibilita-per-cercare-lo-sviluppo/ Mon, 17 Mar 2014 23:00:00 +0000 http://www.ildiariodellavoro.it/malandrini-piu-flessibilita-per-cercare-lo-sviluppo/ 10 marzo 2014 è stato sottoscritto da Confindustria Bergamo e dalle segreterie confederali di Cgil Cisl e Uil, un protocollo territoriale, che segna l’esito positivo di un articolato confronto tra le parti sociali avviato a ottobre 2013, finalizzato a definire ed attivare un interventi ritenuti opportuni per favorire il recupero di competitività del sistema locale. Si è inteso offrire un supporto alle imprese e ai lavoratori per favorire il  rafforzamento dei regimi produttivi. L’accordo rappresenta un opportunità per promuovere l’incremento della flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro nonché l’attenuazione delle problematiche occupazionali della provincia di Bergamo ancora fortemente penalizzata dalla crisi economica.Il protocollo  affronta i temi della flessibilità oraria, delle mansioni, delle competenze e del rafforzamento della coesione sociale, dando continuità alle formule e prassi che già hanno contraddistinto, a livello locale, i confronti tra le parti sociali realizzati negli ultimi anni” commenta Stefano Malandrini, responsabile servizio sindacale Confindustria Bergamo


Malandrini, qual è l’obiettivo di fondo di questo accordo ?

Il testo dell’accordo esprime la consonanza di intenti per ridare linfa alle imprese e all’occupazione, con il ricorso all’invigorimento della flessibilità, poiché in un momento di crisi si prevede che ci sarà un altalenanza della produzione rispetto alla gestione ordinaria. C’è stato un lungo confronto tecnico sulle linee di intervento da utilizzare ma si è lavorato molto sui dettagli non sui principi.

Le relazioni sindacali tornano cosi al loro tradizionale impegno? Il sindacato ha riacquistato in modo attivo sull’organizzazione del lavoro?

L’emergenza rende pragmatici e non ideologici interventi che in altri periodi  sarebbero stati impensabili. Ultimamente riusciamo a condividere  dei percorsi sia al livello territoriale che al livello aziendale. E questa è a mio avviso una nuova modalità indotta dalla crisi.

Le parti sociali si sono trovate in accordo su tutti i capitoli del programma oppure ci sono state delle difficoltà?

Ci siamo trovati in accordo si tutti i capitoli del testo, sono state trovate formule apprezzabili sia per il sindacato che per l’azienda.

Quali sono state le soluzioni più innovative?

Due in particolare mi sembrano le più interessanti, la prima riguarda i “contratti a termine”, il riconoscimento e l’opportunità di stabilizzare il  rapporto di lavoro:ovvero la persona che viene assunta si impegna a garantire orari di lavoro straordinari e un possibile cambio di mansione secondo le necessità dell’azienda in cambio della stabilizzazione del contratto dipendente dai 12 ai 18 mesi. Tutto questo processo induce alla conferma dei rapporti di lavoro.

La seconda?

Un’altra innovazione è rappresentata dal coinvolgimento dei centri per l’impiego nel welfare territoriale e nelle politiche attive per il lavoro. Si è pensato di istituire dei fondi aziendali gestiti dai centri per l’impiego  per l’erogazione di voucher per la cassa integrazione a lungo termine. E con l’assessorato al lavoro si è voluto creare un sistema biennale per la distribuzione di fondi ai lavoratori a fine ciclo, cioè ai disoccupati in procinto di pensione, chiedendo di mettere a servizio dell’azienda e della formazione la loro competenza.

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Verri, Coop: con buon senso arriveremo a un accordo https://www.ildiariodellavoro.it/verri-coop-con-buon-senso-arriveremo-a-un-accordo/ Thu, 06 Feb 2014 23:00:00 +0000 http://www.ildiariodellavoro.it/verri-coop-con-buon-senso-arriveremo-a-un-accordo/ Il 5 febbraio sono riprese le trattative tra Ance, Coop e i sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, per il rinnovo del contratto edilizia industria, scaduto il 31 dicembre del 2012 per circa 800mila addetti. Trattative che lo scorso novembre furono bruscamente interrotte a causa delle posizioni assunte dell’Ance, cui seguì uno  sciopero nazionale del 13 dicembre. 
L’incontro non ha prodotto risultati sui tre fronti ancora aperti (Premio anzianità Ape, salario e riorganizzazione degli Enti bilaterali), ma le parti hanno fissato tre nuovi incontri entro il 5 marzo. Sul significato di questa ripresa e sulle prospettive della trattativa abbiamo sentito il parere di Renato Verri che in merito mostra ottimismo.

Verri dopo la brusca interruzione dello scorso novembre, su quali basi è ripresa la trattative per il rinnovo del contratto nazionale degli edili?

“E’ stato un momento difficile di riflessione della parte imprenditoriale,  che è arrivata a proporre  condizioni migliori per i sindacati,  altrimenti non ci sarebbero stati sviluppi ne l’incontro del 5 febbraio. Questa ripresa di trattativa ha richiesto molti sforzi, ma rappresenta un segnale positivo perché la crisi economica e la volontà di resistere sono alla base della ripresa di contatti da entrambe le parti.

Quali sono stati i temi sui quali avete discusso?

Sono stati discussi pochi macro temi. Il  Premio anzianità Ape, salario e riorganizzazione degli Enti bilaterali. Per riattivare il confronto su  questi punti ci sono voluti mesi di discussione. Noi auspichiamo una riorganizzazione preliminare delle 3 authority che gestiscono enti e formazione.

Per quanto riguarda i contratti?

La nostra proposta, prevede di ampliare la flessibilità regolata, come è stato stabilito nel contratto tipo “modello expo’”, caratterizzata da un intervallo utile per accedere al rapporto di lavoro indeterminato. Su questo punto il sindacato ha espresso decise contrarietà. Ma allo stesso tempo  vogliamo attivare una borsa lavoro e progetti di formazione per i lavoratori in  mobilità. Noi ci auguriamo che la sfida venga accolta dai sindacati perché il contratto si deve occupare di tutti.

Quali sono invece le vostre proposte per quanto riguarda previdenza e salario?

Abbiamo proposto  un‘Ape mutualizzato, ovvero un contatore che crei continuità e scatti di anzianità, poiché le casse edili soffrono del lavoro frammentato, principale caratteristica di questo settore. In Italia ci sono territori dove c’ è una stabilizzazione degli appalti e quindi del lavoro e altri territori invece caratterizzati da una frammentarietà marcata del lavoro: per i lavoratori non arrivando a un determinato monte ore sufficiente a conseguire l’erogazione da parte delle casse edili, non riescono mai ad avere gli aiuti previsti. Secondo i sindacati con questa modifica il lavoratore sarebbe meno tutelato e quindi non vedono con favore la riforma di questo sistema. Ma credo che con un’azione di responsabilità e di buon senso, entro ottobre 2014 potremmo arrivare a mutualizzare  l’Ape a livello nazionale, per renderlo  più equo e  creare così una soluzione equilibrata tra contributi ed erogazioni.

E per i salari?

Un altro punto importante della trattativa riguarda la retribuzione. Per noi è importante la sostenibilità economica delle richieste sindacali. Le regole contrattuali  secondo noi vanno calcolate facendo riferimento agli indici ipca e ai livelli di inflazione relazionandoli al contesto economico.

A mio avviso la proposta dell’aumento di 60 euro  non è da sottovalutare, soprattutto se l’obiettivo è garantire il lavoro. A volte, come in questa situazione di grave crisi economica è necessario fare dei sacrifici, e magari rinunciare ad un aumento salariale per garantire però di contro la possibilità di formazione, di borse lavoro  e di occupazione, piuttosto che stare li a discutere di 60 euro.

E’ possibile credere che si arriverà ad un accordo?

Io credo che in due incontri, se c’è la volontà politica,  le condizioni per trovare una mediazione si troveranno su tutti i punti. Con buon senso e responsabilità  si arriverà a un accordo in grado di mettere tutto il settore dell’edilizia in grado di affrontare  nel migliore dei modi questo momento di crisi economica. Poi, passato il peggio, riprenderanno senz’altro condizioni normali tra le parti. Adesso si tratta di stringere i denti.

Azzurra Taraborelli

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Pasquali: contratto significativo che introduce importanti innovazioni https://www.ildiariodellavoro.it/pasquali-contratto-significativo-che-introduce-importanti-innovazioni/ Tue, 14 Jan 2014 23:00:00 +0000 http://www.ildiariodellavoro.it/pasquali-contratto-significativo-che-introduce-importanti-innovazioni/ Alla luce del rinnovo del contratto nazionale lavoratori del comparto gas-acqua che esprime una nuova armonia tra le associazioni datoriali  e le richieste di natura economica delle organizzazioni sindacali, il Diario del lavoro ha intervistato Alfredo Pasquali, assistente per le relazioni industriali del presidente di Confindustria Energia.

 

Pasquali cosa è cambiato rispetto allo scorso mese, momento in cui venne interrotta la trattativa? Come è stato superato l’impasse con i sindacati?

Il processo di rinnovamento è durato un anno, durante il quale i sindacati hanno assunto diverse posizioni alcune delle quali esagerate rispetto alle reali possibilità delle aziende, tanto da far chiudere la trattativa dopo un anno dalla scadenza del contratto avvenuta il 31-12.-2012.

Poi cosa è successo?

Sono state avanzate da  parte dei sindacati delle richieste  più concilianti e affrontabili per le  aziende.

Su quali argomenti?

C’erano diversi temi da trattare,  ma nel complesso i sindacati hanno assunto un atteggiamento più disponibile, che ha tenuto conto dei limiti, delle disponibilità, delle criticità che le aziende dovranno affrontare in questa delicata fase di rinnovamento del settore idrico in cui è indispensabile promuovere efficienza e produttività.

Dopo un anno di trattativa si è giunti ad un’ipotesi di accordo valida e soddisfacente per entrambe le parti? Qual è il suo punto di vista in merito?

Il contratto è significativo perché tiene conto delle difficoltà di entrambe le parti. E’ ragionevole per le aziende e per la situazione sociale creata dalla crisi.

Si tratta di un contratto innovativo? Ha cambiato qualcosa di importante?

Sono state molto importanti le innovazioni introdotte nel contratto soprattutto per quanto è stato disposto in materia di reperibilità. Con la definizione della disciplina unica di settore,  nonostante le criticità presenti per  le limitazioni legislative in materia di personale applicabili alle società pubbliche, è stata realizzata l’abolizione degli scatti di anzianità, un problema che le aziende sentivano da anni. Ancora, è importante l’impegno assunto a definire un nuovo sistema classificatorio con l’obiettivo primario di unificare l’intera filiera del gas, strumento importante per la modernizzazione del contesto normativo.


Azzurra Taraborelli

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De Palma, nessuna riconciliazione con la Fiat https://www.ildiariodellavoro.it/de-palma-nessuna-riconciliazione-con-la-fiat/ Wed, 11 Dec 2013 23:00:00 +0000 http://www.ildiariodellavoro.it/de-palma-nessuna-riconciliazione-con-la-fiat/ Fiom e Fiat hanno raggiunto una conciliazione per chiudere le vertenze aperte nei tribunali di tutta Italia. Ma questo gesto non comporta una pacificazione tra il sindacato della Cgil e la Fiat. Michele de Palma responsabile auto del sindacato spiega la situazione, mostrandosi molto scettico circa un miglioramento dei rapporti con gli altri sindacati della categoria.

Si ricompongono i rapporti tra Fiom e Fiat? E’ stata solamente una conciliazione in sede legale, ovvero la Fiat non ha potuto far altro che accettare la sentenza della Corte Costituzionale, che riconosce i diritti dello statuto dei lavoratori. Sentenza avvenuta dopo un lungo iter attraverso il quale la Fiom, facendo causa in diversi tribunali d’Italia, ha chiesto che i suoi rappresentanti, come quelli delle altre sigle sindacali, fossero ammessi nei consigli di fabbrica. L’azienda quindi ha riconosciuto alla Fiom i diritti sanciti dallo statuto, tra cui quello di assemblea.

Quindi nessuna pacificazione? La Fiom è ancora in aperta  polemica con la Fiat e ci sono molte altre vertenze aperte tra cui quelle riguardanti le discriminazioni subite da i lavoratori appartenenti al nostro sindacato.

I rapporti con Fim e Uilm possono tornare alla normalità? Il gesto di Pomigliano come deve essere interpretato? Fim e Uilm avevano prenotato  fino alla fine dell’anno otto ore di assemblea, alla Fiom è stata concesse una di queste ore, per permettere anche ai lavoratori Fiom di prendere parte ad una assemblea del loro sindacato in vista della fine dell’anno. Gesto apprezzabile, ma che non cancella l’ingiustizia dell’esclusione del sindacato dai diritti che dovrebbero spettare a tutti. Quindi siamo ben lontani da riconciliazioni.

Quindi non prenderete parte alle prossime trattative contrattuali? All’interno dell’azienda si sono messi in moto processi per riconoscere diritti e poteri al sindacato Fiom, ma  la Fiat continua ad incontrare separatamente i delegati dei vari sindacati.

 

Azzurra Taraborelli

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