La Cisl ha diffuso il nuovo Barometro del benessere e disagio delle famiglie in cui si analizza il quadro economico del paese esaminandone determinanti e andamenti.
In particolare, l’analisi per marzo 2018 riguarda l’interagire della crisi economica degli ultimi anni con la globalizzazione dei mercati finanziari, del commercio e del mercato del lavoro, che mantengono la dinamica salariale bloccata anche nelle economie che hanno molto ridotto il tasso di disoccupazione a livelli considerati fisiologici.
Nell’Unione Europea, nonostante l’accelerazione della crescita, la dinamica salariale è rimasta modesta. Anzi, in rapporto a una debole ripresa dell’inflazione, l’aumento in termini reali è scivolato nel 2017 ed è diventato negativo in molti paesi.
Anche in Italia l’andamento delle retribuzioni reali di fatto resta stagnante e non ha ancora goduto dei benefici della ripresa. Pesa un deficit enorme che il Barometro mette in evidenzia: posto uguale a 100 il livello alla fine degli anni novanta del costo del lavoro, della produttività del lavoro, del costo del lavoro per unità di prodotto fra Italia e Germania, oggi il costo del lavoro è quasi identico, mentre il rapporto tra la produttività italiana e quella tedesca è sceso a 80. Con il conseguente differenziale molto elevato sul costo del lavoro per unità di prodotto, salito nel rapporto tra noi e la Germania a 125. Il prezzo altissimo pagato all’insufficienza di politiche di ricerca, innovazione, qualificazione professionale.
Questo spiega l’importanza dell’Accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil del 27 febbraio, che interviene in questo contesto con grandi potenzialità innovative. Esso ha di mira la valorizzazione del lavoro e delle retribuzioni ed è, nella sua ispirazione, un Progetto di sviluppo per il sistema – paese, facendo di relazioni industriali partecipative e stabili una condizione per un significativo aumento della competitività, della produttività, dei salari.