L’Italia non ha ancora un adeguato livello di assistenza sociale. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione al Senato sul regime pensionistico degli italiani all’estero, spiegando che alcuni oneri assunti dall’Italia potrebbero essere meglio erogati nei paesi di residenza dei nostri connazionali.
“L’erogazione di tali prestazioni assistenziali – spiega Boeri – va a beneficio anche di soggetti che risiedono in Paesi in cui esistono sistemi di protezione sociale adeguati e talvolta più capillari di quello italiano. In alcuni casi, le Istituzioni estere che gestiscono gli interventi assistenziali a favore dei residenti nei Paesi in cui operano riducono le prestazioni di importi corrispondenti all’ammontare dei benefici erogati da INPS, sicché per al pensionato non deriva alcun vantaggio mentre lo Stato italiano assume oneri che potrebbero essere assolti dallo Stato di residenza del pensionato. Quindi paradossalmente l’Italia, che non ha ancora un adeguato sistema di assistenza sociale per ragioni che vengono spesso attribuite a vincoli di bilancio, finisce per ridurre gli oneri di assistenza sociali di altri paesi, peraltro non pochi dei quali a reddito pro capite più alto del nostro”.
“D’altra parte, tali prestazioni – aggiunge – costituiscono un’uscita per le finanze italiane che non rientra nel circuito economico del nostro Paese sotto forma di consumi e i titolari di tali trattamenti che risiedono all’estero, in linea di massima, non contribuiscono in nessun modo alla spesa pubblica del Paese, in quanto, per la normativa italiana o in base alle convenzioni internazionali contro la doppia imposizione fiscale, nella stragrande maggioranza non sono soggetti a tassazione in Italia né diretta né indiretta”.
“L’importo totale erogato all’estero per quote di integrazione al minimo e maggiorazioni sociali era, nel 2016 – conclude -, pari a circa 80 milioni”. Boeri ha infine smentito una ”fake news”:
“Approfitto per smentire qui una notizia falsa che circola in rete, secondo la quale ad un lavoratore migrante basterebbe chiedere la ricongiunzione famigliare di un parente con più di 65 anni e 7 mesi perché quest’ultimo possa godere dell’assegno sociale appena arrivato in Italia. Non è così. Per poter percepire questa prestazione sono necessari almeno 10 anni continuativi di residenza nel nostro paese”