La cessione di Italo a GI e la mancata quotazione in Borsa dell’azienda dimostra che “l’Italia ha una classe imprenditoriale straordinaria e un capitalismo debole”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, intervenendo a 24 Mattino su Radio 24.
“Non c’entra niente l’italianità, non ho mai difeso italianità – ha affermato Calenda – io ho difeso in alcuni casi l’interesse nazionale che nel 99% dei casi vuol dire avere più investimenti esteri. Ho detto che avrei preferito che la società rimanesse in mano ad imprenditori perchè questi sono investitori finanziari”.
“Secondo me l’Italia ha una classe imprenditoriale straordinaria e un capitalismo debole – ha aggiunto – nel senso che quando un imprenditore supera una certa dimensione comincia ad avere problemi. Io sono stato nel Cda di Ntv e ho visto la guerra che ci facevano le FS di Moretti, in assenza di supporto, tolto Bersani, di tutta la classe politica”.
Se Italo fosse andata in borsa, ha concluso Calenda, “sarebbe stato il coronamento. Mettendola in borsa, mantenendo il contributo che gli imprenditori possono dare, sarebbe stato un bell’esempio di capitalismo europeo. Fermo restando che GI è un fondo serio, non un avvoltoio”.