“Mettetevi nei panni di un operaio che ha visto il salario e il potere d`acquisto ridursi per l`inflazione, magari progettava di andare in pensione, invece l`età pensionabile si è allontanata, probabilmente il figlio ha un lavoro precario. Ecco, tutto questo è successo mentre al governo c`erano la destra ma anche la sinistra”. E’ quanto sostiene in un’intervista a Repubblica il segretario della Fiom, Michele De Palma. “Poi, come sempre, quando arrivano le elezioni la politica si ricorda dei lavoratori per chiedergli il voto. Ci si accorge che le fabbriche e gli operai ancora esistono. Ma è troppo tardi, perché loro a quel punto scelgono come votare in base ad altre priorità. Piuttosto non votano proprio”, insiste il leader del sindacato dei metalmeccanici Cgil.
“Non ho lo sguardo rivolto solo al passato. Penso che la transizione ecologica dell`industria e gli effetti sul lavoro debbano essere il cuore di ogni campagna elettorale. Servono programmi precisi, come hanno fatto in Francia e Germania. Piani concreti nel patto con chi vota. In Italia, invece, si è continuato a parlare di era post-industriale, di mercato, trasformando operai, giovani e donne in una specie di brand da cavalcare nelle scorribande elettorali”, sottolinea De Palma. “Ma è normale che, ad esempio, il fondo per le nuove competenze, ottimo provvedimento, debba essere rifinanziato anno per anno o che la programmazione di politica industriale, il Pnrr, vengano affidati alla McKinsey?”, commenta.
tn