Servono “un più ampio ridisegno” della tassazione del lavoro dipendente “a partire proprio dal taglio del cuneo contributivo” un intervento “su aliquote e scaglioni, attualmente limitato al solo 2024” e va completata la riforma dell`IRES “funzionale a rendere più competitivo il sistema produttivo italiano”. E’ quanto rileva Confindustria nel corso di un’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def in cui chiede “di proseguire nel processo di riforma organica” del fisco esprimendo comunque apprezzamento per quanto fatto finora nella sua attuazione.
Sull’Ires in particolare, secondo Confindustria “si dovrebbe pervenire alla riduzione dell`imposta valorizzando specifiche tipologie di investimenti e non limitarsi all`attuale agevolazione (peraltro transitoria) per le nuove assunzioni”.
Confindustria suggerisce poi “una maggiore cautela nell`eliminare tout-court misure di sostegno alla capitalizzazione delle imprese (pensiamo all`ACE). In mancanza di un ridisegno complessivo dell`IRES, si rischia, infatti, di lasciare le imprese prive di strumenti atti a tale scopo”.
Il calo del deficit sarà “consistente” quest’anno in linea con le stime del governo mentre l’andamento del debito sarà “meno in linea” con le previsioni del Documento di Economia e Finanza, prosegue la Confindustria.
“Il rientro del deficit sarà consistente nel 2024, arrivando al 4,4% del PIL (dal 7,4% del 2023), più lento nel 2025, al 3,9%. Ciò grazie a una dinamica positiva delle entrate e a spese contenute” riferisce Confindustria “Queste stime confermano quanto indicato nel quadro di finanza pubblica a legislazione vigente del DEF”.
“Meno in linea, invece, la previsione sul debito pubblico – prosegue Viale dell’Astronomia – stimato dal Centro Studi Confindustria al 139,1% del PIL nel 2024, ovvero 1,8 punti di PIL in più rispetto al 2023, e al 141,1% nel 2025 (ulteriori 2,0 punti circa in più). Dinamica in risalita confermata anche dal Governo che, però, nel DEF stima un rapporto debito/PIL sensibilmente più basso (al 137,8% quest`anno e al 138,9% il prossimo)”.
Nel 2024 e nel 2025 l’atteso taglio dei tassi e l’attuazione del Pnrr saranno “due potenti stimoli alla crescita italiana” dopo che il Pil “ha sorpreso in positivo nel 2023, arrivando al +0,9% annuo”, affermano da Viale dell’Astronomia.
“Ci sono tuttavia vari fattori che tenderanno a frenare il Pil italiano nel biennio” rileva Confindustria precisando comunque che “l’effetto netto è atteso essere comunque positivo”.
Si tratta in particolare del “costo dell`elettricità pagato dalle imprese” che “resta più alto in Italia rispetto ai principali paesi UE e anche rispetto agli altri grandi competitor internazionali, come USA e Giappone” e delle “strozzature mondiali nei trasporti”.
A questi due elementi si aggiunge “la graduale uscita dal Superbonus, già in scadenza a fine 2023 in termini di aliquota al 110%, e degli altri incentivi all`edilizia”.
Alla luce di tutti questi fattori, ricorda Confindustria, il CSC “ha stimato una crescita dell`economia italiana sostanzialmente in linea con quella indicata nel DEF: +0,9% nel 2024 e +1,1% nel 2025”.