Per confermare nel 2025 il pacchetto delle cosiddette ‘politiche invariate’, che comprende il taglio del cuneo contributivo, l’irpef a tre aliquote e altri interventi agevolativi, “servono almeno 18 miliardi di euro”. Lo ha precisato la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, nell’audizione sul Def nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato.
Oltre al taglio dei contributi e al primo modulo della riforma irpef, il pacchetto delle politiche invariate (come inserito dal governo nel Def) prevede anche le misure di sostegno agli investimenti nella Zes del Mezzogiorno e il rifinanziamento della Nuova Sabatini, il rifinanziamento delle missioni internazionali, la detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività, gli interventi di sostegno agli indigenti, la riduzione del canone RAI, l`azzeramento dei contributi previdenziali a carico di lavoratrici a tempo indeterminato con due figli (fino a 10 anni).
La cifra potrebbe aumentare, ha aggiunto Cavallari, considerando “anche altre spese solitamente inserite nelle politiche invariate, quali gli oneri per il prossimo triennio contrattuale dei dipendenti pubblici (2025-27) e il rifinanziamento di alcuni fondi, inclusi alcuni destinati agli investimenti”.
Il complesso degli interventi, ha concluso la presidente dell’Upb “andrebbe a peggiorare i saldi netti. Se si vuole mantenere il quadro di riduzione del disavanzo” previsto nel quadro tendenziale del Def e in linea con le regole europee “sarà necessario individuare idonee coperture”.
“Il disavanzo in rapporto al PIL dell`Italia nel 2023 supera la soglia del 3 per cento e, sulla base delle stime del DEF, tale superamento non è temporaneo. È dunque molto probabile che la Commissione europea decida di raccomandare al Consiglio della UE l`avvio di una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti dell`Italia”, ha proseguito l’ufficio parlamentare di bilancio.
“Il sentiero di correzione – prosegue l’UPB – dovrà tenere conto dell`accordo sulla nuova governance economica europea raggiunto a febbraio che dovrebbe entrare in vigore nella seconda parte dell`anno. Esso prevede una riduzione del saldo complessivo strutturale di almeno 0,5 punti percentuali di PIL annui”.