Incentivi per le assunzioni di giovani, donne e lavoratori svantaggiati, con sgravi per due anni. E un’indennità di 100 euro a gennaio 2025 per i dipendenti e lavoratori “segnatamente più esposti”. Sono alcuni degli interventi messi a punti dall’esecutivo per il mondo del lavoro che la premier Giorgia Meloni ha illustrato ai sindacati nel corso della riunione a Palazzo Chigi che si è tenuta ieri. Una riedizione del contestato Decreto Primo Maggio, che stavolta però porta il nome di decreto Coesione, che approderà oggi all’esame del consiglio dei ministri.
La riforma mira ad accelerare l`attuazione delle politiche di coesione europea 2021-2027 in alcuni settori strategici di intervento che prevedono per l`Italia 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi di risorse europee. Questi fondi vengono assegnati al Paese ogni sette anni e vanno destinati a politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese.
“Il provvedimento – spiegano fonti governative – contiene specifiche disposizioni in materia di lavoro. Nel dettaglio, sono previste misure per l`occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati. Tali misure contemplano la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni. Accanto al sostegno alle misure per il lavoro dipendente, sono previste specifiche disposizioni per l`avvio di nuove attività distinte per il Centro Nord e il Mezzogiorno”.
Inoltre, aggiungono, “a queste misure di sostegno all`occupazione si accompagnano azioni per riqualificare i lavoratori di grandi imprese in crisi, così da favorire l`incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Nello specifico, il Governo vuole sostenere la nascita di nuove imprese nel Mezzogiorno e nel Centro Nord attraverso una misura dedicata ai soggetti attualmente disoccupati. L`obiettivo è quello di continuare a supportare la crescita dell`occupazione, la riduzione della disoccupazione e degli inattivi. La linea d`azione è quella di sostenere chi cerca un lavoro, chi assume e chi intende mettersi in proprio, partendo dalle categorie che oggi più difficilmente trovano lavoro”
La novità più rilevate si rintraccia sul fronte fiscale: a gennaio 2025 sarà erogata un’indennità di 100 euro per i lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico.
Insoddisfazione condivisa dai sindacati. “Il nostro giudizio non è positivo sia per la modalità del confronto che per i contenuti. Salario e precarietà sono assenti dall’agenda del governo”, commenta al termine dell’incontro la segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David. “Non ci sono stati gli approfondimenti necessari – ha proseguito -. Manderemo le osservazioni sia al governo che all’Ue. Né il merito né il metodo sono stati rispettati. Ci sono piccole cose che riguardano il lavoro con bonus una tantum e misure già decise da tempo che non hanno nulla di strutturale. Nulla sul salario, che è un’emergenza vera”.
Il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, usa invece ironia e sarcasmo: “Il risultato dell’incontro con la presidente del consiglio è questo: un chilo di carne girello, 25 euro; un litro d’olio, 12 euro, italiano per non scontentare Lollobrigida; un chilo di parmigiano 25 euro. È esattamente la cifra che il governo, con l’intervento di oggi, promette come premio per gennaio dell’anno prossimo. Sarà questo che riceverà, secondo la misura prevista nel decreto, chi ha meno di 28mila euro e ha un figlio, per un importo di 60 euro – ha detto – tutte le anticipazioni avute sui temi del lavoro non ci sono”. Bombardieri ha aggiunto che non si è parlato di detassazione degli aumenti contrattuali né di sicurezza sul lavoro. “Servono politiche industriali e interventi strutturali”.
Più cauto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Si annuncia un provvedimento pesante, complesso. Ci riserviamo di leggere il testo ed esprimere il giudizio politico non appena il decreto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Una nostra prima valutazione è che condividiamo questa riforma delle politiche di coesione e la forte integrazione tra i fondi strutturali ’21-’27, il Pnrr e altre risorse nazionali con l’obiettivo di accelerare gli investimenti con lo sguardo rivolto alla qualità della spesa”.
Sbarra ha apprezzato che il governo abbia già firmato 17 accordi di coesione. Ora “chiediamo di andare rapidamente con la messa a terra degli interventi – ha proseguito – condizioni necessaria per fare politiche di crescita, sviluppo, qualità e stabilità dell’occupazione”.
e.m.