Dopo due settimane segnate da altrettante notizie allarmanti, o comunque negative, per le sorti della ex Ilva di Taranto, c’era molta attesa per l’incontro tra Governo e Sindacati dei metalmeccanici che era stato annunciato per la giornata di ieri, mercoledì 21 maggio. E ciò per vari motivi.
Innanzitutto perché, a monte dell’incontro, c’era il grave incidente, con conseguente incendio, che il 7 maggio scorso ha reso, almeno per adesso, inutilizzabile uno dei due altiforni attualmente attivi a Taranto.
In secondo luogo, perché, a causa del conseguente e repentino dimezzamento delle capacità produttive dello stabilimento siderurgico, Acciaierie d’Italia ha annunciato una altrettanto repentina crescita del ricorso alla Cassa integrazione per ciò che riguarda i dipendenti dello stabilimento stesso.
In terzo luogo, perché pochi giorni fa, ovvero il 15 maggio, il Consiglio di Stato ha definitivamente annullato la gara che era stata indetta, a suo tempo, per appaltare la progettazione e la realizzazione, nell’area tarantina, di un impianto per la produzione del cosiddetto preridotto, cioè del materiale ferroso necessario all’alimentazione dei forni elettrici che dovranno sostituire gli altiforni. Rendendo più incerta, e comunque più lunga, la strada verso la decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto.
In quarto luogo, per le varie difficoltà connesse al rinnovo dell’Aia, ovvero di quella Autorizzazione integrata ambientale che è indispensabile per uno stabilimento industriale del tipo di quello di Taranto, ma che richiede l’assunzione di misure giudicate da Acciaierie d’Italia (attualmente in Amministrazione straordinaria) come molto onerose.
In quinto luogo, perché i sindacati, e quindi i lavoratori, dopo l’incontro con i Commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in As, svoltosi a Roma il 9 aprile scorso, non hanno più ricevuto notizie relative all’andamento delle trattative per la vendita dell’ex Ilva al consorzio azero guidato da Baku Steel Company e da Azerbaijan Investment Company. Una mancanza di notizie che, dopo il prodursi dei guai sopra ricordati, è diventata più preoccupante.
A tutto ciò si aggiunga che era stato annunciato che l’incontro, come richiesto dai sindacati, si sarebbe svolto a Palazzo Chigi, e quindi col Governo nel suo insieme, e non solo col Ministero delle Imprese e del Made in Italy. La somma di questi fattori portava dunque a pensare che dall’incontro sarebbe venuta, almeno, qualche risposta importante. Così, però, non è stato.
L’incontro è cominciato in tarda mattinata. E il tavolo apparecchiato, se ci si consente l’espressione, a Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sembrava quello delle grandi occasioni. Assente giustificata, causa influenza, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la delegazione governativa era costituita dai Ministri delle Imprese e del Made in Italy, Urso, del Lavoro, Calderone, dell’Ambiente, Pichetto Fratin, accompagnati dal neonominato Consigliere per le Relazioni con le Parti sociali, Caldoro. Capo delegazione, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mantovano. C’erano poi anche i tre Commissari di Acciaierie d’Italia in Amministrazione straordinaria, Fiori, Quaranta e Tabarelli. Per la parte sindacale, erano presenti i Segretari generali di Fim-Cisl, Uliano, Fiom-Cgil, De Palma, Uilm-Uil, Palombella, Ugl Metalmeccanici, Francescangeli, e Usb, Rizzo.
Da Taranto, e dalle altre sedi dei vari stabilimenti di Acciaierie d’Italia, giungevano intanto notizie sulla prevedibile riuscita dello sciopero di 4 ore proclamato dai sindacati, per la mattinata di ieri, come segnale della gravità delle preoccupazioni diffuse fra i lavoratori del Gruppo. Ma le nuvole grigiastre addensatesi a Roma, sopra i tetti di piazza Colonna, e accompagnate da un’aria via, via più afosa, non lasciavano presagire, a quel punto, nulla di buono.
Ed ecco che, dopo oltre due ore dall’inizio dell’incontro, tra i cronisti in attesa ai vari angoli della piazza, si sparge la notizia che l’incontro è finito. Il primo a uscire dal portone di Palazzo Chigi è Rocco Palombella, Segretario generale della Uilm-Uil. Davanti alle telecamere, ai microfoni, ai cellulari e ai taccuini di cameramen e cronisti, assiepatisi rapidamente di fronte al portone, Palombella scandisce poche, essenziali parole. “L’incontro non è andato bene. Era necessario continuare, ma non c’erano le condizioni. C’è stata quindi una sospensione e si riprenderà all’inizio della prossima settimana.”
“Noi – ha proseguito Palombella – abbiamo chiesto delle garanzie per i lavoratori e per la prospettiva industriale, ma queste richieste non hanno avuto risposte adeguate. Per ciò, assieme al Governo, abbiamo ritenuto di aggiornare il tavolo.”
Per Michele De Palma, Segretario generale della Fiom, la parola chiave è “continuità”. “Lo Stato – sottolinea – deve garantire la continuità operativa dell’Azienda, i suoi livelli occupazionali e gli investimenti necessari per portare avanti il processo di decarbonizzazione. E per tutto ciò servono risorse adeguate, per l’oggi e per i prossimi mesi.” Mentre Ferdinando Uliano, Segretario generale della Fim-Cisl, ricorda che fra i problemi per ora irrisolti c’è anche quello del rigassificatore, necessario per fornire l’energia indispensabile a sostenere l’attività produttiva dello stabilimento siderurgico.
Tutto rimandato, dunque. Già, ma dove si terrà il prossimo appuntamento? La domanda sorge perché, poco dopo le citate parole di Palombella, il ministro Adolfo Urso, intervenendo alla Camera in sede di Question Time, ha precisato, come riferito dall’agenzia Askanews, che “il tavolo Governo-Sindacati sulla ex Ilva di Taranto riprenderà lunedì prossimo presso il ministero del Lavoro”.
Sempre nel corso del pomeriggio di ieri, ma successivamente all’intervento del titolare del Mimit, Fim, Fiom e Uilm hanno diffuso un brevissimo comunicato unitario in cui ricordano, invece, che “nel corso dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi è stata convenuta la sospensione del tavolo sull’ex Ilva, con aggiornamento all’inizio della prossima settimana in sede di tavolo permanente a Palazzo Chigi.”
Una sottolineatura, questa effettuata dai sindacati dei metalmeccanici, che, non sembra nascere dal desiderio di esternare una preferenza topografica, del tipo “meglio via Veneto di piazza Colonna”, ma dalla volontà di ribadire che la questione della ex Ilva, per la sua importanza come per le sue molteplici sfaccettature, merita di essere affrontata coinvolgendo il Governo nella sua interezza.
Fernando Liuzzi





























