Si apre una nuova settimana di incontri sull’ex Ilva. Quest’oggi il Piano per il rilancio sarà inviato alla Commissione europea così come annunciato dal ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista al Sole 24 Ore. Sempre nella giornata odierna, poi, il Consiglio dei ministri approverà un decreto in cui il governo prevede “ulteriori risorse provenienti dal patrimonio destinato, per 150 milioni di euro, in attesa che la Commissione europea ci autorizzi al prestito ponte sulla base del piano industriale e finanziario predisposto dai commissari”, spiega Urso. “Il piano è necessario a dimostrare che il prestito possa essere restituito in tempi congrui secondo le regole europee”.
Dopo l’invio del Piano alla Ue, evidenzia Urso, “già mercoledì inizieranno le interlocuzioni con la Commissione. Per realizzare il piano è necessario formalizzare un nuovo contratto di affitto, che tenga conto altresì della recente estensione dell’amministrazione straordinaria anche ad Adi Holding. Un’azione, quest’ultima, assolutamente necessaria visto lo stato di insolvenza anche della capogruppo, ora al vaglio del Tribunale di Milano”.
Domani, invece, nella sede di Confindustria in viale dell’Astronomia si terrà un incontro tra sindacati e i commissari straordinari di AdI in AS, da cui “non ci aspettiamo promesse mirabolanti per il prossimo decennio”, come afferma il segretario nazionale della Fim-Cisl Valerio D`Alò, ma “concretezza su quelli che sono i temi urgenti che riguardano i lavoratori e la fabbrica e che sono stati lasciati in sospeso per troppo tempo”.
“L`incontro – prosegue D’Alò – segue una nostra richiesta per fare chiarezza su cose semplici, ma fondamentali nell`immediato. A partire da un piano chiaro e dettagliato sulle manutenzioni che dovranno essere svolte nelle prossime settimane. Siamo consapevoli che gli attuali livelli produttivi e le oltre mille criticità riscontrate non permettono con un colpo di bacchetta magica il rientro di tutti i lavoratori, ma anche la gestione della loro sospensione in Cigs dovrà vivere una fase nuova, in cui ci sia una netta discontinuità con il passato”.
La Fim chiede “il rispetto di leggi e contratti. La Cigs non può violare le turnazioni e non può essere usata per far cassa. Chiederemo che la cassa sia gestita con rotazioni più ampie possibili e che sia ristorato con ogni mezzo possibile il reddito dei lavoratori coinvolti. La liquidità – conclude D’Alò – è necessaria a rimettere in piedi un gigante che ora è fermo e renderlo vendibile agli occhi delle holding che a metà maggio si affacceranno al gruppo”.
Giovedì 9 maggio, a Taranto, un nuovo incontro che riguarderà le aziende dell’indotto.
e.m.