Dopo circa sette anni di blocco dei contratti pubblici si apre il confronto tra Governo e sindacati. Il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, ha incontrato i rappresentanti delle categorie del pubblico impiego. Il rinnovo riguarda 3,2 milioni di lavoratori.
Secondo quanto riferiscono fonti presenti alla riunione, Madia avrebbe detto che da oggi a metà settembre il confronto proseguirà in sede tecnica su alcune priorità: mobilità, contratto, valutazione e reclutamento. Il responsabile della Funzione pubblica raccoglierà poi suggerimenti dai sindacati per l’atto di indirizzo all’Aran, previsto per il 10 settembre, con il quale poter iniziare la trattativa vera e propria per il rinnovo dei contratti. Al centro dell’atto di indirizzo ci saranno tutti gli elementi del testo unico che impattano sul contratto. Madia avrebbe aggiunto che l’intenzione è di lavorare insieme ai sindacati, poi raccolti tutti gli elementi il ministero farà la valutazione finale e scriverà l’atto di indirizzo in concomitanza con la discussione sulla Legge di stabilità.
Solo su alcuni punti il ministro Madia si è dilungata. A proposito di turnover che nella Pubblica amministrazione sarà selettivo e non indistinto per far entrare le professionalità che servono in base al fabbisogno. Secondo quanto riferiscono fonti del ministero, Madia avrebbe aggiunto che si punterà a premiare chi fa bene, introducendo dunque un criterio di differenziazione tra i lavoratori. Madia avrebbe poi aggiunto che quello sulla riduzione dei comparti nella pubblica amministrazione è stato un buon percorso e che per il rinnovo del contratto si punta a replicarlo.
Per quanto riguarda, invece, le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici nella prossima Legge di stabilità saranno legate alla crescita. Nella precedente Legge di stabilità il Governo ha stanziato 300 milioni di euro per ogni anno del triennio di durata del contratto. Madia ha confermato che c’è una disponibilità ad aumentare queste risorse, ma solo se ci sarà maggiore sviluppo. Il ministro ha aggiunto che l’intenzione è di costruire comunque un percorso insieme con i sindacati.
Le categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil esprimono un giudizio “positivo” sull’avvio del confronto con il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, per il rinnovo dei contratti pubblici e la riorganizzazione della Pubblica amministrazione. Ma chiedono al Governo di fare “uno sforzo maggiore” per reperire più risorse per i contratti bloccati ormai da quasi sette anni. I sindacati chiedono aumenti minimi tabellari a regime simili a quelli del settore privato, tra gli 80 e i 120 euro medi lordi mensili. La richiesta delle categorie era di 150 euro. Nella precedente Legge di stabilità, il Governo ha stanziato però 300 milioni di euro per ognuno dei tre anni di vigenza contrattuale pari ad un incremento medio dello 0,4%. Il rinnovo riguarda 3,2 milioni di lavoratori pubblici.
In particolare, i sindacati esprimeranno un giudizio definitivo sull’andamento del confronto con il Governo entro settembre, quando sarà noto anche l’atto di indirizzo all’Aran per l’avvio del negoziato sul rinnovo dei contratti.
“Valutiamo il percorso del confronto tecnico insieme con quello politico – ha detto Serena Sorrentino, segretario generale della Cgil Funzione pubblica – il tema non è solo la modifica della legge Brunetta per dare agibilità alla contrattazione, ma bisogna discutere anche di precariato. Il Governo deve fare una scelta: condividere con i sindacati il percorso o andare avanti da solo.
Madia dice che c’è la volontà di confrontarsi, ma poi afferma che le scelte le farà il Governo. Se stiamo alle risorse nella Legge di stabilità e a quello che c’è scritto nel Def per il rinnovo dei contratti, allora bisogna osservare che su questi presupposti la contrattazione parte in salita. Per quanto riguarda la bozza di testo unico sulla riorganizzazione della Pubblica amministrazione, il ministro ha precisato che non è del Governo. Per quanto riguarda i contratti, dopo sette anni di blocco che hanno pesato sui lavoratori, bisogna superare la separazione tra pubblico e privato, adeguando gli stipendi pubblici a quelli del settore privato. Quindi intorno al 4%”.
Sorrentino ha poi affermato che per quanto riguarda gli aumenti contrattuali non sono predisposte delle fasce di reddito. A quanto pare potrebbero essere esclusi dagli incrementi solo chi guadagna oltre i 200mila euro. Il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava, ha sottolineato che è un “fatto positivo” l’avvio del confronto col Governo. “Ma chiediamo che il Governo faccia uno sforzo in più – ha aggiunto – che metta più risorse per il contratto, prevedendo aumenti tra gli 80 e i 120 euro mensili”.
Il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, ha invece dichiarato che quello di oggi è stato un “incontro interlocutorio” e che da parte del ministero c’è una “disponibilità” sulla questione dei precari e sulle risorse per il contratto. Ma vogliamo capire come tutto questo sarà in concreto realizzato”.
Anche il leader della Cisl, Annamaria Furlan ha dichiarato che le risorse previste dalla Legge di Stabilità per il rinnovo dei contratti pubblici sono del tutto insufficienti. Nessuno pensa di recuperare sette anni di blocco della contrattazione. Ma bisogna trovare altre risorse per un contratto dignitoso e per una contrattazione di secondo livello. Abbiamo i piedi per terra e la testa sulle spalle, ma cinque euro di aumento salariale non è una cosa dignitosa”.
Secondo Furlan serve dunque uno sforzo da parte del Governo per reperire maggiori risorse, per esempio dalla Spending review e dalla lotta agli sprechi che, nella Pubblica amministrazione, spesso significa anche lotta alla corruzione.