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I dolori della giovane premier

Riccardo Barenghi
Settembre07/ 2023

Ho visto cose che voi umani… La frase pronunciata nel film Blade runner, anche se è stata citata mille volte in questi decenni, si addice perfettamente a quello che sta accadendo nel “magico” mondo della nostra politica. Per esempio, prendiamo l’intervista che Giuliano Amato, ex premier, ex ministro, ex presidente della Corte costituzionale ha concesso a “Repubblica”: l’argomento è la strage di Ustica del 1980, l’aereo Itavia esploso nel Tirreno con 81 persone a bordo (tutte morte ovviamente). Bene, Amato, dopo 43 anni, ritrova la memoria e sostiene che si è trattato di un missile francese che era indirizzato verso l’aereo su cui avrebbe dovuto viaggiare il leader libico Gheddafi (che invece se ne stava tranquillo a casa sua). La tesi del missile non è nuova per niente, il primo a tirarla fuori fu parecchi anni fa Andrea Purgatori, giornalista d’inchiesta morto due mesi fa, che su Ustica fece un grandissimo lavoro e scoprì tutto quello che Amato dice oggi come se fosse una novità: invece non c’è niente di nuovo, ma siccome lo dice un ex premier ecco che la non novità diventa una notizia. Notizia che Amato due giorni dopo ritratta e due giorni dopo ancora conferma… Evidentemente il “dottor sottile” sta perdendo colpi, forse sarà l’età o forse il bisogno di apparire dopo un periodo in cui era finito nell’ombra. Chissà.

Peccato che mass media e politici si siano concentrati su questa non rivelazione di Amato, mentre invece la notizia contenuta in quell’intervista era un’altra, ossia il violento attacco alla Nato che il giorno della strage aveva messo in piedi esercitazioni militari proprio sul cielo del Mediterraneo, alle quali avevano partecipato anche aerei francesi, uno dei quali avrebbe sparato il missile che colpì il Dc9 Itavia. Nessuno però ha detto niente sulla Nato, evidentemente in questo momento non è il momento di prendersela con la nostra Alleanza atlantica mentre è in corso la guerra in Ucraina nella quale la Nato è impegnata ben oltre quello che pubblicamente appare.

E questa è solo una delle cose che voi umani non immaginavate di vedere, le altre riguardano fatti meno drammatici ma politicamente rilevanti e piuttosto fastidiosi per l’immagine del governo Meloni. Come per esempio le uscite del ministro Lollobrigida sul rischio della sostituzione etnica che sarebbe provocata dai migranti e – ultima in ordine di apparizione – sul fatto che i poveri mangiano meglio dei ricchi perché vanno a comprarsi l’insalata direttamente dal contadino… Oppure come l’ultima del “bravo” presentatore Giambruno, conduttore di un programma Mediaset nonché compagno della premier, che ha candidamente sostenuto in diretta che se le donne non bevessero alcolici non rischierebbero di essere stuprate. Della serie, se la sono cercata.

Chiamiamole gaffe anche se gaffe non sono ma precise indicazioni politico-culturali che segnalano perfettamente chi è e cosa pensi la nostra attuale classe dirigente. Tuttavia quel che preoccupa la nostra premier non sono tanto le uscite dei suoi ministri e fidanzati, bensì la situazione dei conti pubblici: dopo tutte le promesse fatte in campagna elettorale e durante il primo anno di governo, Meloni scopre che i soldi per rendere concrete quelle promesse non ci sono. Gliel’ha detto chiaro e tondo il suo ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, mentre lei, con una scelta incomprensibile, se ne stava al Gran premio di Monza sostenendo il contrario, ovvero che bisogna correre come le macchine di Formula uno. Purtroppo per lei, ma soprattutto per noi (intesi come italiani), non si potrà affatto correre, tutt’altro. Bisogna invece frenare i consumi, bisogna spendere di meno, bisogna accettare il lavoro povero che “è sempre meglio della disoccupazione”. Scordatevi tutto, scordatevi anche il salario minimo, e arrangiatevi come potete. E magari consolatevi con l’ultima fesseria, ossia il carcere per i giovanissimi e il divieto di possedere un cellulare. Proibizionismo allo stato puro che, come insegna la storia, ha sempre ottenuto l’effetto opposto.

Non è un caso che per la prima volta dopo mesi di trionfi, i sondaggi segnalino un calo nella popolarità della premier: la politica, come disse l’allora ministro Rino Formica, è “sangue e merda”. Purtroppo sia il sangue che la merda non riguardano i nostri governanti ma i governati, che prima si svegliano dalla sbornia di destra e meglio è. Per loro.

Riccardo Barenghi

Riccardo Barenghi

Giornalista