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Il caldo passerà, la destra no

Riccardo Barenghi
Luglio21/ 2023

Scusate la domanda surreale: è peggio il caldo di questi giorni, che ci fa sudare e riempire di aria condizionata che bene non fa alle ossa, oppure la destra al potere? Nel mio piccolo preferisco il caldo, che prima o poi passerà, l’estate finirà e in autunno torneremo a respirare, in inverno avremo freddo ma potremo coprirci con golf e coperte, accenderemo il riscaldamento, e aspetteremo che torni la primavera e poi la prossima estate, sperando che non sia torrida come questa.

Invece questa destra non passerà in autunno e nemmeno d’inverno, probabilmente ce la ritroveremo al governo anche nell’estate del 2024. Nel frattempo il massimo che potremmo fare sarà arrabbiarci un pochino per i provvedimenti che Meloni e “compagni” prenderanno, e che già stanno prendendo, forse avremo anche la forza di protestare, magari di partecipare a qualche manifestazione, ammesso che qualcuno le organizzi. Ma certamente nessuno avrà la forza per cambiare lo stato di cose esistente oggi. A meno che la coalizione che sta al governo non imploda da sola, a causa della smania di potere di Salvini, che non sopporta di essere in seconda posizione rispetto alla premier. E anche se gli ultimi sondaggi premiano la sua Lega, il 9 o 10 per cento è ben lontano dal 30 o poco meno che viene attribuito ai Fratelli d’Italia. Può continuare, Salvini, a disturbare il manovratore con le sue uscite inopportune e sterili, tipo quelle sulle tasse. Così come quel che resta di Forza Italia dopo la morte di Berlusconi, è evidente che il nuovo leader (chiamiamolo così), cioè Antonio Tajani, non ha il carisma necessario per guidare un partito, tanto che è dovuta intervenire Marina Berlusconi per cercare di dare una sveglia al partito fondato dal padre e per infastidire non poco la capa del governo. Che infatti ha reagito piuttosto seccata: “Non posso considerare Marina Berlusconi un soggetto della coalizione perché non è un soggetto politico”. Il problema, ancora una volta, è sempre lo stesso che funesta la politica, ovvero il rapporto con la magistratura. Quindi viva il ministro Nordio, che vuole abolire l’abuso d’ufficio e il concorso esterno in associazione mafiosa, battaglie che furono di Silvio e che sua figlia vuole continuare a combattere.

In ogni caso si tratta di scaramucce non in grado di far perdere il posto a Meloni, anche perché se per caso questo governo fosse costretto a dimettersi, magari si andrebbe a elezioni anticipate che potrebbero segnare una nuova e definitiva incoronazione per la premier e una pesante sconfitta per Forza Italia, mentre la Lega di Salvini più di tanto non può sperare di guadagnare. Meglio allora non esagerare e aspettare le elezioni europee, che arriveranno nella prossima primavera e nelle quali ogni forza politica potrà misurare il suo consenso tra gli elettori, visto che si voterà con il sistema proporzionale. Dopo, i partiti della destra potranno fare i conti tra loro sulla base dei risultati ottenuti.

Elezioni che saranno un decisivo banco di prova anche per i partiti dell’opposizione, a cominciare dal Pd guidato da Elly Schlein. La quale è costretta in queste settimane non solo a dover fronteggiare Meloni e il suo governo ma anche una pesante fronda interna. Semplificando, la cosiddetta destra del Pd non ama l’attuale leader, troppo di sinistra o comunque troppo diversa dal ceto politico che ha permeato di sé il partito da molti anni. Le correnti insomma, che molti vorrebbero abolire ma nessuno ci riesce, sono sul piede di guerra contro la segretaria e le sue iniziative. Soprattutto quelle mirate, seppur timidamente, a cercare una qualche intesa con il partito di Giuseppe Conte. “Grillini, vil razza dannata”, è il leit motiv che ispira, parafrasando la Commedia di Dante Alighieri o il Rigoletto di Giuseppe Verdi, l’opposizione interna al Pd. Mai con loro insomma, costi quel che costi.

Ma se fosse questa la linea del Partito, allora tanto varrebbe rassegnarsi a perdere e riperdere, visto che il Partito democratico da solo non può pensare di raggiungere la maggioranza degli elettori, tanto più che per ora è inchiodato al 20 per cento. Maggioranza che magari non raggiungerebbe neanche alleandosi con Conte e gli altri piccoli pezzi della sinistra, ma almeno potrebbe provarci. Altrimenti addio sogni di gloria e lunga vita alla peggiore destra della storia italiana dal dopoguerra.

Riccardo Barenghi

Riccardo Barenghi

Giornalista