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Il governo Draghi e il mondo alla rovescia

Nunzia Penelope
Febbraio19/ 2021

C’è una sorta di mondo alla rovescia che emerge dal dibattito parlamentare per la fiducia al governo Draghi. Due giorni interi di discussione molto intensa – praticamente ogni parlamentare ha voluto prendere la parola – hanno delineato, ora dopo ora, intervento dopo intervento, un mondo fantastico, che mai avremmo immaginato. Un mondo capovolto, dove il male di ieri è il bene di oggi, l’ex nemico è il nuovo alleato, il lupo accetta il guinzaglio e mangia i croccantini nella ciotola di Fido.

Un mondo nel quale può accadere che un leghista sovranista e antieuropeista doc, intervenendo dai banchi del Senato, evochi con rispetto e devozione il nome di Altiero Spinelli, padre dell’Unione europea. O che Giorgia Meloni, capo indiscusso della destra più destra, inizi la sua dichiarazione di voto con i versi di una icona della sinistra più sinistra come Bertolt Brecht. E che, ancora Meloni, giustifichi il suo “no” al governo come il contributo di Fratelli d’Italia per salvare la democrazia: “vi stiamo facendo un favore: se anche noi fossimo entrati nella maggioranza l’Italia sarebbe l’unica democrazia al mondo senza una opposizione parlamentare, praticamente la Corea del Nord”. Forse dimenticando, l’ormai capo unica dell’opposizione, di provenire da una storia che con la democrazia, almeno in passato, poco ha avuto a che fare e spesso ha battagliato.

Capita, anche, di ascoltare la dichiarazione di voto di Matteo Salvini a favore del governo, e di scoprire nelle sue parole un fervore europeista, un entusiasmo tale, da far sospettare che l’ex mister Ruspa sia ormai più draghiano di Draghi stesso. Preceduto, peraltro, da un altro esponente della Lega, il duro e puro Alberto Bagnai, che al nuovo premier ha detto: “la sua presenza in quell’aula non è il fallimento della politica, bensì dell’antipolitica”. Saltando a piè pari il notevole contributo all’antipolitica che in questi anni la Lega stessa ha dato.

Capita di ascoltare i contorcimenti, abbastanza esilaranti, di molti ex nemici giurati di tutto ciò che Draghi rappresenta per giustificare il loro “si” al governo. Il Cinque stelle Pellegrino, per esempio: “la nostra comunità ci ha chiesto di dare la fiducia non al suo governo o a lei presidente, ma ai cittadini: e noi quindi gliela diamo, tramite lei, presidente”. O Ignazio La Russa: “noi guardiamo senza preclusione non al suo governo, ma a lei, presidente Draghi, alla sua opera di indirizzo di questo governo”. Come fossero cose diverse.

E che dire dell’appassionato intervento di Danilo Toninelli, che in assoluta controtendenza ha preso di petto Draghi, elencandogli, col dito alzato di un professore che parli all’alunno inadempiente, tutta una serie di carenze, lacune, errori; esaltando, per contro, le magnifiche gesta e progressive dei precedenti governi Conte Uno e Due. Forse dimentico, o forse inconsapevole, il povero Toninelli, di essere adesso anche lui in maggioranza draghiana, e non all’opposizione. Un mondo alla rovescia, appunto. Così come la “rovesciata” di Davide Faraone, Italia Viva, che rinnega in aula il Mes tanto caro ai renziani e insistentemente richiesto per mesi, spiegando semplicemente che: “ora non ne abbiamo più bisogno perché il nostro Mes è lei, presidente Draghi, il nostro Mes è il suo governo'”.

Fuori del parlamento, invece, capita di sentire sindacati e Confindustria applaudire senza riserve il programma annunciato da Draghi; trascurando, probabilmente, quella parte in cui si dice, molto esplicitamente, che non tutte le imprese saranno aiutate a sopravvivere: “proteggeremo tutti i lavoratori, ma non proteggeremo tutte le attività economiche”. Sarà il governo stesso a decidere i sommersi e i salvati del post pandemia. Ed è automatico chiedersi se davvero saranno tutti così pronti ad accettare questa cernita un po’ spietata, ad assecondarla, pur sapendo che significa la fine delle sovvenzioni pubbliche a pioggia. Nel mondo capovolto da Draghi, sul mercato ci starà chi sarà in grado di starci. Come è giusto in mondo normale, ma anche doloroso, capovolto, appunto, per un paese che non è abituato a questa normalità; soprattutto per chi si ritroverà tra i sommersi, e non tra i salvati.

Peraltro, capita anche di sentire lo stesso Draghi elevare un inno alla parità di genere, dichiarandola essenziale per la crescita del paese; e tuttavia proprio il suo governo ha il più basso numero di donne ministro da diversi governi a questa parte, e per di più tutte senza portafoglio, essendo affidati i ministeri pesanti ai soliti maschi. Capita, infine, di ascoltare lodi generali per l’umiltà dimostrata dal nuovo premier: il quale, pasticciando con i microfoni dell’aula, si volta e dice timido “scusate, devo ancora imparare”; non cogliendo i laudatori, nel tono della sua voce, il vezzo di chi è dotato di una tale alta e peraltro giustificatissima autostima, da poter chiedere scusa senza per questo mai intendere che, davvero, abbia qualcosa da dover ancora imparare che non sia, appunto, dove sta l’interruttore della luce.

E d’altra parte, quasi negli stessi minuti in cui Draghi incassa la fiducia, alle 21.55 del 18 febbraio di questo anno non bisestile ma che è quasi come se, accade che con una sonda battezzata Perseverance -nome non casuale – i terrestri sono approdati su Marte: anziché i marziani scesi sulla Terra, come i migliori film di fantascienza ci hanno raccontato per decenni. E anche questo, in fondo, è un mondo alla rovescia. Un bellissimo, fantastico, mondo alla rovescia.

Nunzia Penelope

Nunzia Penelope

Giornalista