di Stefano Ruvolo – Femca Cisl nazionale
Le recenti piattaforme dei settori dell’energia e della chimica contengono richieste innovative in tema di salute e sicurezza dei lavoratori e per l’ambiente. Come è noto, questi settori sono oggetto – da parte di certa pubblicistica – di campagne di stampa che ne colpevolizzano i prodotti, i processi produttivi e anche il lavoro.
Non che nel passato questi attacchi non avessero elementi veritieri che giustificavano l’allarme, ma negli ultimi anni i dati strutturali (infortuni, incidenti) sono assolutamente positivi. Nel 2004, il settore energia e quello chimico hanno registrato un numero di infortuni e di incidenti più basso non solo dell’intera industria, ma anche dell’agricoltura e dei servizi. Hanno giovato, a questi dati molto buoni, una legislazione europea molto precisa e circostanziata ed un atteggiamento delle aziende che ha assunto come vincolo la sicurezza e l’ambiente (si veda il programma Responsable Care), e non ultimo il controllo e l’azione sindacale dei Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza in azienda.
Certamente questi settori continuano a presentare il rischio di incidenti rilevanti, ma i dati dicono che negli ultimi dieci anni gli incidenti e gli infortuni hanno un trend fortemente decrescente. Resta però una ideologia e una cultura, da parte degli amministratori e del ceto politico locale, colpevolista, che tende a emarginare e criminalizzare queste aziende. E’ un errore, ovviamente, se si pensa che poi importiamo una quantità di prodotti chimici e di semilavorati di cui non sappiamo il processo produttivo, i materiali impiegati e gli effetti sui prodotti di consumo e sulla salute umana.
Anche in questo campo ci sta pensando l’Unione Europea con il regolamento Reach (Registrazione e valutazione delle sostanze chimiche) al fine di produrre e importare prodotti sicuri per i consumatori e al tempo stesso per mantenere la leadership europea dell’industria chimica nel mondo. Ovviamente il processo di registrazione e valutazione non interessa solo il mondo chimico, ma quasi tutta l’industria manifatturiera e l’agricoltura, fino a tutti i prodotti di consumo. La mediazione finale raggiunta il 17 novembre in Commissione europea è soddisfacente e finalmente si potrà avviare un lavoro specifico anche in Italia, il cui Governo ha brillato per l’assoluta assenza.
Al Reach – che verrà adottato già nei prossimi anni – la piattaforma contrattuale presentata dai sindacati dedica due richieste:
– la prima riguarda la definizione contrattuale di rischio chimico moderato e il principio di sostituzione dei componenti chimici pericolosi. In particolare, quest’ultimo è uno dei punti attualmente molto dibattuti in sede di mediazione per la definizione finale del regolamento Reach.
– la seconda è la istituzione presso il ministero delle Attività produttive di un comitato paritetico fra Fulc e Federchimica per la gestione del regolamento Reach e di tutto ciò che gli si riferisce. In particolare l’autorità nazionale direttamente collegata all’agenzia europea che ha il compito di raccogliere le registrazioni e le valutazioni sulle sostanze chimiche.
Altro elemento qualificante della piattaforma comune ai settori dell’energia e della chimica è il superamento della volontarietà in tema di certificazioni ambientali. E’ questo un tema difficilmente definibile, anche se le certificazioni ambientali – in particolare quella dell’Emas – sono ormai indispensabili in quanto percorsi condivisi (anche con le Oo.Ss.) e necessari per avviare processi di miglioramento continuo nei processi produttivi e nei rapporti con il territorio. Specifica per il settore energia è la richiesta dell’adozione dei sistemi di gestione integrata su salute, sicurezza e ambiente, che ha prodotto risultati lusinghieri in termini di sicurezza del lavoro e del territorio per le aziende – quasi tutte – che l’hanno avviato.
Il Rappresentante alla sicurezza e all’ambiente (Rlsa) è la richiesta fondamentale della piattaforma, per il quale vengono rivendicati maggiori libertà sindacali in termini di agibilità e funzioni. La figura del Rlsa è stata istituita e sperimentata nel settore dell’energia dallo scorso contratto con risultati incoraggianti. L’idea di fondo è che il Rappresentante alla sicurezza del lavoro non ha competenze solo nell’ambito delle attività produttive ma è anche in grado di operare in relazione all’ambiente circostante, al territorio e alle popolazioni che vivono nei pressi di raffinerie e centrali energetiche.
Proprio perché questo tipo di aziende hanno notevoli influenze sul territorio, i Rlsa sono in grado di interloquire anche con agenzie regionali di controllo dell’ambiente e con gli enti locali, oltre che stabilire un rapporto diretto con le comunità locali
Ovviamente bisogna provvedere ad una formazione specifica su tematiche ambientali e da qui la richiesta di maggiori agibilità e formazione .
Una figura, quindi, rafforzata nel ruolo e nella specializzazione ma che richiede – ad esempio – una riflessione sulla possibilità di formare all’interno delle Rsu delegati con alta specializzazione su tematiche di sicurezza e ambiente.
In definitiva, una piattaforma che insiste – su questi temi come per gli altri capitoli – nella condivisione e partecipazione attraverso il rafforzamento di comitati paritetici e strutture quali gli Osservatori Hse, il portale Web per gli Rlsa , nonché il data-base presso l’Osservatorio nazionale su incidenti e infortuni.
Su queste basi la piattaforma vuole avviare una nuova fase di partecipazione sindacale su sicurezza del lavoro e ambiente, che speriamo possa essere condivisa dalle controparti.
























