Nonostante un “moderato recupero” occupazionale nei mesi recenti, a maggio ci sono 735mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza. Lo rileva il rapporto annuale dell’Istat.
Il calo dell’occupazione ha riguardato all’inizio principalmente i dipendenti a termine e gli indipendenti, poi anche i lavoratori a tempo indeterminato. Nel corso della crisi questo calo si è accompagnato, in un primo momento, alla diminuzione della disoccupazione e al contemporaneo aumento dell’inattività.
Le misure di chiusura delle attività e le limitazioni agli spostamenti hanno scoraggiato, e in alcuni casi reso impossibile, la ricerca di lavoro e la stessa disponibilità a lavorare. Ma nella fase recente di moderato recupero dell’occupazione, sottolinea l’Istat, emerge un ritorno alla ricerca di un impiego.
A partire dallo scorso febbraio l’impatto della crisi è stato meno intenso, anche se la domanda di lavoro è rimasta debole. Il tasso di occupazione (15-64 anni), sceso di 1,7 punti percentuali tra febbraio e aprile 2020 (al 57,0%), ha raggiunto il minimo a gennaio 2021 (56,5%) per poi risalire fino al 57,2% a maggio. La crisi sanitaria ha penalizzato particolarmente i settori a prevalenza femminile. Di conseguenza le donne hanno sperimentato una diminuzione marcata dell’occupazione nel 2020, ma hanno beneficiato di più del recente recupero.
Nel caso dei giovani, più frequentemente dipendenti a termine soprattutto nel settore terziario, il calo dell’occupazione nei primi mesi della pandemia è stato particolarmente marcato e, nonostante la dinamica molto positiva registrata nei primi mesi del 2021, lo svantaggio rispetto alle altre età è molto ampio.
TN