La stima aggiornata dei conti economici nazionali conferma “la contrazione di entità eccezionale dell’economia nel 2020, con un tasso di variazione del Pil del -8,9% a fronte di un incremento dello 0,4% nel 2019” (rivista al rialzo rispetto alla precedente stima del +0,3%). Lo ha reso noto l’Istat che ha diffuso i conti economici nazionali.
Nel 2020, spiega l’Istituto, il tasso di variazione del Pil in volume è pari a -8,9%, invariato rispetto alla stima di marzo. Sulla base dei nuovi dati, nel 2019 il Pil in volume è cresciuto dello 0,4%, con una revisione al rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di marzo.
Dal lato della domanda, a trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi molto più limitati. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, si confermano le forti contrazioni del valore aggiunto in agricoltura, nelle attività manifatturiere ed in alcuni comparti del terziario.
Nel 2020 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.653.577 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 1.982 milioni rispetto alla stima di marzo scorso. Per il 2019 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 3.993 milioni di euro.
Inoltre, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è pari al 9,6% del Pil, in netto peggioramento rispetto al 2019, soprattutto a causa delle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è pari nel 2020 a -9,6% (-1,5% nel 2019), con una revisione di -0,1 punti percentuali rispetto alla stima pubblicata ad aprile. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è pari a -6,1% del Pil.
Inoltre, l’Istat sottolinea come il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato nel 2020 una diminuzione del 2,9% in valore e del 2,6% in termini di potere d’acquisto.
“Il dato più preoccupante, in prospettiva futura, non è il crollo senza precedenti del Pil o delle spesa delle famiglie residenti, – sottolinea l’Unione Nazionale Consumatori – precipitata dell’11%, visto che la ragione dell’entità di tale caduta è nota e in via di risoluzione, visto che dipende principalmente dal lockdown e, quindi, già ora, nel 2021, stiamo assistendo a un recupero notevole. E’ più allarmante, invece, la discesa del 2,9% del reddito disponibile delle famiglie e del loro potere d’acquisto (-2,6%), perché se questa flessione perdurasse anche nel 2021, allora ci sarebbero ripercussioni sulla ripresa dei consumi che rappresentano il 60% del Pil (57,35% secondo i dati di oggi a prezzi correnti)”. Necessario per l’Unc quindi “contrastare il rialzo dell’inflazione a cui stiamo assistendo ora per via del rincaro dei beni energetici (luce, gas e benzina), perché ha ulteriori effetti negativi sul potere d’acquisto degli italiani”.
E.G.