Sui quesiti referendari sul Jobs act presentati dalla Cgil “abbiamo una posizione diversa e meno allarmata. Non vediamo un oceano di precarietà dovuto all`esplosione dei contratti a termine. La crisi che viviamo nel mercato del lavoro riguarda le competenze”. Lo ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, durante War Room.
“Bisogna lavorare sulla qualità dell`occupazione, gridare che la patologia da curare è quella dell`esplosione dei contratti a termine non è corrispondente alla realtà – ha aggiunto – i dati parlano di un andamento della occupazione stabile in aumento da dieci anni. Dal 2014 a oggi la componente di lavoro a tempo determinato è calata di sei punti percentuali dal 20% al 13,9%, a favore dei contratti a tempo indeterminato. Il problema vero, l`emergenza nel nostro mercato del lavoro si chiama formazione.
Dire che il Jobs act ha attaccato al cuore i diritti e le tutele dei lavoratori è un errore. La consideriamo una riforma non priva di lacune, ma nel complesso capace di dare al sistema di tutele una visione nuova e coerente con le trasformazioni della società”.
Sbarra ha ricordato che “i decreti collegati a quella legge hanno esteso in chiave universale gli ammortizzatori sociali allargandoli alla rete delle micro e piccole aziende, rilanciato l`apprendistato, contrastato il fenomeno delle dimissioni in bianco, investito su salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, allungato la durata della Naspi, incentivato i contratti a tempo indeterminato con il contratto a tutele crescenti, avviato le politiche attive. Un attacco così frontale è sbagliato perché ripropone una discussione divisiva per il Paese”.
tn