È la sorpresa della manovra. Intuibile nelle prime vaghe parole della premier Meloni in conferenza stampa post consiglio dei ministri, e confermata successivamente dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: dal prossimo anno, ha annunciato, finiscono sia quota 103 che Opzione donna e Ape sociale, e sarà “molto più restrittivo” il requisito per andare in pensione anticipata.
In sostanza, dal 2024 non si potrà più andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 di età (appunto quota 103): il requisito contributivo resta confermato, ma sale l’età anagrafica. Ci sarà un meccanismo di incentivo per chi resta al lavoro, nella logica del bonus Maroni, e una penalizzazione per chi deciderà di andare in pensione. Restano confermate anche le attuali “finestre”.
Quanto alle altre misure, Opzione donna e Ape sociale, saranno sostituite da un unico strumento di accompagnamento alla pensione (un fondo apposito, da quanto si è capito) con flessibilità in uscita. Per quanto riguarda il meccanismo di indicizzazione all’inflazione, per il 2024 viene rimodulato assicurando il 100% alle pensioni fino a 4 volte il minimo, il 90% tra 4 e 5 volte il minimo e a scendere gli i trattamenti di maggiore importo. Confermata la super rivalutazione per gli over 75.
Ora resta da vedere quali saranno le risposte dei sindacati. Per il momento non sono ancora arrivate reazioni, si attendono le riunioni degli organismi già fissate da Uil e Cgil. Domani il sindacato di Via Lucullo riunirà il suo consiglio confederale, al termine del quale il segretario generale Bombardieri terrà una conferenza stampa esprimendo le valutazioni sulla manovra. Mercoledì sarà invece il turno della Cgil, che ha già convocato l’Assemblea, massimo organismo della confederazione. Obiettivo, decidere se e come proseguire la mobilitazione, e valutare se e quando indire eventualmente il molto annunciato sciopero generale.
Intanto, sulla manovra arriva un primo giudizio positivo dalla Cisl. Riconoscendone i punti di debolezza, il segretario generale Luigi Sbarra li attribuisce alle difficoltà economiche dovute alle crisi internazionali e sottolinea: “è innegabile che molte delle scelte condotte dal governo in manovra sono state focalizzate su strumenti di coesione sociale: ci sono 15 miliardi per assicurare la proroga del taglio del cuneo per il 2024 e 5 miliardi per l’accorpamento delle aliquote base per i redditi fino a 28 mila euro. Vediamo molte delle misure che sono entrate nella legge di stabilità importanti perché recepiscono le nostre istanze, e le sollecitazioni e le rivendicazioni avanzate in questi mesi dalla Cisl”.
Np