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Home - Primo Piano - Metalmeccanici, il paradosso del salario

Metalmeccanici, il paradosso del salario

di Fernando Liuzzi
31 Maggio 2024
in La nota
Parte la trattativa per il rinnovo del contratto dell’industria metalmeccanica

Ieri, giovedì 30 maggio 2024, si è aperta ufficialmente, a Roma, la trattativa per il nuovo Contratto nazionale dei metalmeccanici. Il Contratto di cui ieri si è cominciato a parlare fra le parti sarà dunque nuovo, ma per certi aspetti questo avvio di trattativa ci ha riportato un po’ indietro nel tempo.

Innanzitutto per la location, il primo piano della palazzina cha affianca la sede nazionale della Confindustria ed è posta all’angolo fra viale dell’Astronomia e viale Tupini, nel quartiere romano dell’Eur. Perché sono tanti gli incontri negoziali che, nel corso degli anni, hanno avuto luogo in queste stanze.

Ma ancor più, forse, per la folla delle grandi occasioni, tipica di un classico avvio di trattativa contrattuale. Il negoziato precedente, quello che doveva rinnovare il Contratto scaduto a fine 2019, e che si è concluso con un accordo all’inizio del febbraio 2021, si è svolto, in sostanza, nel pieno della pandemia da Covid 19. Ciò ha comportato, da un lato, il fatto che imprese e sindacati fossero impegnati, innanzitutto, da un tema più drammaticamente urgente del rinnovo contrattuale: quello di tenere aperte le fabbriche. Dall’altro lato, la trattativa è stata segnata dalle difficoltà aggiuntive legate alle problematiche connesse con gli incontri in presenza. Il negoziato ebbe quindi un andamento carsico e i mezzi di informazione gli dedicarono solo una modesta attenzione.

Ieri, invece, tanti erano i delegati e le delegate, i dirigenti sindacali e i rappresentanti delle imprese, che nel salone del primo piano non solo tutti i posti a sedere sono andati rapidamente esauriti, ma quando il Presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, ha preso la parola, poco dopo le 11:00, non c’erano più neanche posti in piedi e gli ultimi arrivati si accalcavano nei pressi delle doppie porte del salone stesso, ormai inevitabilmente spalancate.

Ma c’è anche un terzo elemento che ha riportato la memoria, di almeno alcuni dei presenti in Confindustria, all’indietro nel tempo, e cioè al dicembre del 2015. Ovvero al momento in cui da parte di Federmeccanica si cominciò a sostituire all’espressione “rinnovo del Contratto nazionale” quella di “rinnovamento del Contratto nazionale”. Intendendo con ciò il tentativo di pervenire non solo alla stipula di un nuovo accordo, ma anche di cambiare il clima complessivo delle relazioni industriali nel mondo metalmeccanico, puntando alla creazione di un clima meno conflittuale e più cooperativo. Un tentativo, questo, che si tradusse, almeno in parte, nell’accordo contrattuale del novembre 2016.

Ebbene, ieri, a fine incontro, Federmeccanica ha consegnato ai sindacati dei metalmeccanici – Fim, Fiom e Uilm – un corposo documento (19 pagine) intitolato, appunto, “Il Rinnovamento continua”. Con un’esplicita citazione di quella sua parola d’ordine di 8 anni fa.

Finite le rievocazioni, veniamo all’oggi. O meglio, a ciò che rappresentanti delle imprese e dei lavoratori si sono detti in apertura di trattativa, con tre interventi di parte imprenditoriale e altrettanti interventi di parte sindacale.

I tre segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici, ovvero, prima Ferdinando Uliano (Fim-Cisl), e poi Rocco Palombella (Uilm-Uil) e Michele De Palma (Fiom-Cgil) hanno illustrato alle controparti contenuti e motivazioni della piattaforma unitaria della categoria; piattaforma articolata su 11 punti. Mentre Federico Visentin (Presidente di Federmeccanica) e Roberto Rossi (Presidente di Assistal), negli interventi di apertura dell’incontro, e Stefano Franchi (Direttore generale di Federmeccanica), nell’intervento di chiusura svolto a fine mattinata, non si sono limitati a replicare, ma, innanzitutto, hanno esposto il punto di vista imprenditoriale sull’andamento attuale del loro settore, e poi hanno fatto anche osservazioni di merito sulle richieste sindacali.

Cosa è venuto fuori da questa intensa mattinata? Difficile azzardare una sintesi, specie pensando che siamo solo agli inizi di una vicenda che, prevedibilmente, si svolgerà nell’arco di alcuni mesi. Ma qualcosa si può già dire.

Il primo fenomeno che salta agli occhi degli osservatori è che mentre, in generale, le tre maggiori confederazioni sindacali vivono un periodo di reiterate divisioni, all’interno della categoria dei metalmeccanici, come del resto anche di altre categorie, i sindacati aderenti a quelle stesse confederazioni si presentano come saldamente uniti. Infatti, In questa vicenda contrattuale tutto, fin qui, è stato unitario. Ciò vale per i contenuti della piattaforma come per il percorso che ha portato prima alla sua costruzione e poi alla sua validazione. Dalla fase dell’indagine sulle opinioni dei lavoratori in materia contrattuale, all’Assemblea dei 500 che ha varato la piattaforma il 20 febbraio scorso, e poi alla successiva consultazione di lavoratrici e lavoratori che ha portato alla sua definitiva approvazione. Come è valso per le argomentazioni che i citati dirigenti sindacali hanno svolto ieri di fronte alle proprie controparti.

La seconda osservazione che ci sentiamo di fare è quella relativa all’ambizione condivisa che caratterizza la piattaforma. Laddove con il termine ambizione intendiamo riferirci al fatto che i tre sindacati non hanno voluto restare prigionieri del tema salariale, ma si sono proposti di interpretare i bisogni più sentiti, specie dai lavoratori più giovani, in una fase storica segnata dalle tre transizioni: tecnologica, digitale e ambientale. Nella loro piattaforma, i tre sindacati hanno quindi puntato su rivendicazioni relative alla rimodulazione degli orari, all’eguaglianza di genere, e alla salvaguardia di salute e sicurezza. Senza dimenticarsi del tema della formazione permanente, ovvero di un tema in cui gli interessi di molti singoli lavoratori e delle imprese più desiderose di aggiornarsi dovrebbero largamente coincidere.

Paradossalmente, però, a questo punto il tema delle retribuzioni acquista nuova centralità nelle argomentazioni imprenditoriali. Federmeccanica, infatti, viene sollevando già da qualche tempo il tema dei margini di profitto che, per una serie di fattori, si starebbero assottigliando troppo per molte imprese.

Al che qualcuno potrebbe chiedere: ma che cosa c’entrano i salari, visto che gli ultimi rinnovi contrattuali (2016 e 2021) non sono certo stati contraddistinti da aumenti particolarmente significativi?

Al che, se abbiamo ben capito, le imprese rispondono che l’inflazione scatenatasi a partire dall’invasione russa dell’Ucraina ha aumentato i costi di materie prime energetiche, componentistica e salari nominali, mentre le imprese, in molti campi, non hanno potuto alzare i prezzi dei propri prodotti con dinamiche altrettanto sostenute. In pratica, la relativa moderazione sindacale, concretizzatasi nell’accettazione, a partire dal contratto del 2016, di un modello salariale basato su aumenti annuali definiti ex post rispetto all’inflazione già verificatasi, invece che ex ante in base a ipotesi condivise, ha finito per proteggere il potere d’acquisto dei metalmeccanici, grazie anche alla cosiddetta “clausola di salvaguardia” introdotta con l’accordo del 2021. Allo stesso tempo, però, questo modello, che ci permettiamo di definire come non conflittualista, in una fase di rapida crescita di fenomeni di inflazione ha finito per pesare sui bilanci delle imprese più di quanto non avessero previsto.

Morale della favola: ieri il tema salariale non è apparso come il tema che stava al centro delle argomentazioni sindacali, quanto come quello che animava le preoccupazioni imprenditoriali. Ed eccoci alla concretizzazione del paradosso cui sopra abbiamo accennato: mentre nella piattaforma sindacale – articolata, come si è detto, su 11 punti – il tema salari occupa la casella numero 9, nella trattativa andrà ad occupare, almeno in termini cronologici, la casella numero 1. A quanto pare, infatti, su esplicita richiesta della parte imprenditoriale, il primo approfondimento della trattativa, fissato per il 18 giugno, sarà dedicato proprio alla tematica delle retribuzioni. Altri appuntamenti già fissati sono quelli relativi al 27 giugno, nonché all’11 e al 26 luglio.

Conclusione: ieri non è stato definito solo un primo calendario di incontri, come spesso accade all’inizio delle trattative. Si è anche intravisto che, al di là del clima cordiale e di rispetto reciproco cui sono stati improntati tutti gli interventi, quella che oggi ha preso avvio sarà una trattativa non semplice, né facile.

@Fernando_Liuzzi

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