Il Coronavirus dilaga in Italia. Cresce in maniera vistosa il numero dei contagiati, sale purtroppo anche il conto dei deceduti, ma, per fortuna, cresce anche il numero di chi esce dalla malattia, chi guarisce. Non è pandemia nel mondo, ma a casa nostra incide in maniera molto forte. E ha fatto quindi bene il governo a prendere dei provvedimenti molto decisi per contenere il dilagare del virus. Forse un po’ troppo forti, forse accompagnati da una grande confusione, nei ruoli e nelle responsabilità, ma è stato giusto varare i provvedimenti necessari per fronteggiare un pericolo certamente molto insidioso. Adesso dobbiamo aspettare che la situazione migliori, che si superi il picco della malattia, come è accaduto in Cina, dove il contagio è in forte regressione.
Il problema ora sono le conseguenze di questa malattia, soprattutto sul piano economico. Stavamo male prima, ci preparavamo a entrare in recessione, la situazione è decisamente peggiorata. E non poteva essere altrimenti perché la globalizzazione ha reso indispensabili i contatti e i trasferimenti di persone e cose in tutto il pianeta, e questo non poteva non renderci più fragili, più esposti alle difficoltà emergenti. L’allungamento della catena di produzione, per esempio, è stato sempre un fattore positivo, di crescita, perché consentiva importanti risparmi di scala: adesso è proprio quello il nostro tallone di Achille, il nostro punto debole, perché il blocco di produzione o anche solo di trasporto di un pezzo del prodotto finito da un qualsiasi anche piccolo e sperduto paese rischia di bloccare tutta la filiera. Per ora le conseguenze non sono state ancora molto forti, sono stati colpiti il turismo e l’export, ma è ineludibile che le difficoltà crescano.
E allora è indispensabile allungare lo sguardo, cercare di guardare più lontano, per far sì che l’epidemia diventi non dico un punto di forza, che sarebbe fuori luogo prima che eccessivo, ma certamente l’occasione per intervenire sui nostri punti di debolezza strutturale e in qualche modo rimetterci in corsa. Al momento il governo, preso atto che ci sarà un rimbalzo negativo per tutta l’economia, tanto è vero che le previsioni di crescita sono state riviste tutte al ribasso, è giustamente intervenuto per ridurre l’impatto negativo della malattia. Cassa integrazione in deroga, aiuti ai settori più colpiti, sospensione di alcuni impegni di spesa per le famiglie nelle zone di grande difficoltà. Quello che serviva alle persone per non sentirsi abbandonate, per dare la sensazione precisa che la solidarietà non è venuta meno.
Ma, appunto, lo sguardo deve essere più lungo, è necessario mettere in cantiere degli interventi più strutturali, perché non basta turare le falle che la malattia possa aver causato, è necessario, forse indispensabile saper aggredire i punti deboli della nostra economia perché riprenda davvero lo sviluppo. E il pensiero corre subito alla capacità di avviare una vera ripresa che ha da sempre il settore dell’edilizia e delle opere pubbliche. È sempre stato questo il volano capace di dare uno scatto a tutta l’economia. Non è un discorso nuovo, ma è bene metterlo a fuoco.
Anche perché, ce lo dice Alessandro Genovesi, il segretario generale degli edili della Cgil, nell’intervista che ha rilasciato a Il diario del lavoro, il settore delle opere pubbliche negli ultimissimi tempi aveva iniziato a dare segnali positivi. Qualcosa stava ripartendo, i cantieri riaprivano, il lavoro cresceva, tutta l’attività stava ricominciando a marciare. L’irrompere del Coronavirus ha dato certamente un colpo a questo processo, proprio perché ancora debole e incerto, si tratta adesso di riprendere il cammino a renderlo più spedito. Non a caso Confindustria proprio questa settimana ha avanzato una proposta monstre, perché, sostenuti da emissioni di eurobond, si avviino lavori pubblici in tutta Europa per ben 3.000 miliardi di euro. Una somma immensa, anche se spalmata negli anni e se divisa per i 27 paesi dell’Unione, ma capace di dare il segno della necessità di lavorare in questa direzione, sapendo che il momento è grave e si deve fare o almeno tentare l’impossibile.
L’Italia potrebbe in questo modo cercare di aggredire i motivi di fondo dei suoi ritardi, quelli che ci costringono sempre negli ultimi posti nelle classifiche dello sviluppo. C’è una grande disponibilità delle forze produttive e sociali del paese, pronte a fare quanto possa servire. Sempre però, su questo le parti sociali sono state giustamente intransigenti, che non si abbandonino i criteri di giustizia ed eticità a suo tempo decisi. Benissimo tutto quello che può accelerare la ripresa dei cantieri e l’avvio concreto dei lavori perché i benefici su tutta l’economia siano reali, ma senza arrendersi a chi vuole ripristinare il Far West. Dobbiamo tornare a crescere, ma non a qualsiasi costo.
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
La nota
Nunzia Penelope fa il punto sul piano presentato da Confindustria per il rilancio dell’economia italiana, che sta attraversando un momento di debolezza strutturale, aggravata dall’emergenza coronavirus. Per gli industriali è il momento di un ‘’whatever it takes’’ per la politica economica, attraverso un “bazooka” da tremila miliardi di euro di investimenti, da finanziare con Eurobond trentennali.
Fernando Liuzzi analizza i dati della 153esima indagine congiunturale di Federmeccanica. Nel documento l’associazione delle imprese metalmeccaniche sottolinea la difficoltà che il settore sta vivendo. E se il 2019 è stato difficilissimo, avverte, il 2020 potrà essere peggio, anche a causa dell’emergenza coronavirus, a causa del quale per la prima volta e’ stata anche cancellata la tradizionale conferenza stampa di presentazione dell’indagine.
Il diario del lavoro ha pubblicato le richieste dei rider dell’Anar, l’associazione che riunisce circa 600 ciclofattorini. I rider autonomi, attraverso una sorta di ‘’manifesto’’, hanno presentato le proprie ragioni, spigando la loro volontà di mantenere lo status di lavoratori indipendenti, lamentando la mancanza di confronto sul tema con i sindacati confederali e il governo.
Interviste video
Il direttore del Diario del lavoro Massimo Mascini ha intervistato Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea-Cgil. Il numero uno degli edili Cgil mette in guardia dagli effetti del coronavirus sull’economia: no al totale black out, sì a una programmazione di medio periodo in grado di risollevare il paese.
Servizio a cura di Emanuele Ghiani
Interviste
Massimo Mascini ha intervistato Onofrio Rota, segretario generale della Fai-Cisl. Rota fa il punto sulle trattative per il rinnovo del contratto degli alimentaristi, interrotte la settimana scorsa. E in questo momento di crisi assicura la piena disponibilità dei sindacati a collaborare con gli industriali del settore.
Tommaso Nutarelli ha intervistato Matteo Melchiorri, Chief Human Capital Officer di Fastweb, che in questa intervista al Diario del lavoro spiega i punti salienti del nuovo contratto integrativo, recentemente sottoscritto, sottolineando il valore di avere buone relazioni industriali
Il guardiano del faro
Marco Cianca racconta in che modo il giornalismo italiano stia operando e rispondendo al bisogno di informazioni al tempo del Coronavirus.
I blog del diario
Roberto Polillo interviene sul tema della fragilità del Servizio sanitario, resa ancora più evidente dall’emergenza Covid 19. La storica disarticolazione interna del Paese, afferma, è emersa drammaticamente nella gestione di questa fase concitata.
Tommaso Nutarelli sottolinea l’importanza che la sanità pubblica sta avendo, come primo baluardo per arginare la diffusione del coronavirus. Un patrimonio molto spesso bistrattato e sottovalutato, del quale non possiamo farne a meno.
Massimo Fiaschi fa il punto sull’uso dello smart working, che ha avuto una forte impennata a causa del coronavirus. Ma, spiega Fiaschi, passata l’emergenza servirà un’evoluzione culturale e normativa per evitare che l’attuale utilizzo dello smart working resti un’esperienza marginale.
Diario della crisi
La Cgil di Roma e del Lazio lancia l’allarme sulla crescente precarizzazione dell’occupazione. Il sindacato spiega come ci sia un calo continuo dei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Cresce il part-time, nella maggior parte dei casi involontario. Fim, Fiom e Uilm hanno dichiarato uno sciopero di 4 ore dopo che la Sirti ha aperto la procedura di licenziamento per 764 lavoratori.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare la nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana e le stime del commercio al dettaglio. È inoltre presente il documento di Confindustria “Assi portanti di azione e reazione all’arretramento dell’economia”, l’indagine rapida sulla produzione industriale e il testo DCPM sulle nuove disposizioni per fronteggiare il Coronavirus del 4 marzo 2020. Infine, pubblichiamo il documento dell’Area Sviluppo della Cgil, che analizza gli ultimi dati ISTAT su PIL e conti nazionali e le ultime previsioni economiche per il biennio in corso, compresa una stima di impatto del Coronavirus, accompagnata dalle valutazioni e proposte della confederazione.