“Va bene il cortisone di Draghi, e meno male che c’è, ma abbiamo bisogno di terapie specifiche che dipendono solo da noi”. A dirlo è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, aprendo l’annuale Forum di Cernobbio. “Vogliamo conservare una quota di cauto ottimismo – ha spiegato – perché abbiamo tutte le carte per trasformare nei prossimi mesi questa ripresa in una crescita concreta e diffusa” perchè per adesso la ripresa “è senza slancio”.
“Proprio perche abbiamo buone carte – il miglioramento sul mercato del lavoro, segni di voglia di tornare a consumare, una politica fiscale moderatamente distensiva e buone condizioni economiche internazionali – crediamo possibile uno scatto in avanti”, ha proseguito Sangalli. “Scatto lungo la strada delle riforme, del taglio alla spesa pubblica improduttiva, della riduzione degli eccessi di burocrazia, della riduzione delle imposte”.
“Sono queste le condizioni del nostro moderato ottimismo che ci portano a prevedere un Pil a +1,6% per il 2016 – ha concluso Sangalli – Per questo ci aspettiamo e chiediamo che il governo affronti e risolva i problemi strutturali dell’Italia”.
Gli eccessi e i deficit strutturali del nostro Paese costano a ciascun cittadino 3.800 euro l’anno, ha spiegato Sangalli.
“Ci sono aree dell’Italia che non crescono perché scontano da troppi anni due deficit, legalità e infrastrutture, e due eccessi, burocrazia e carico fiscale – ha sottolineato- E’ inutile sottolineare come questi difetti risultino amplificati nel Mezzogiorno che continua a perdere peso in termini di abitanti, lavoratori e reddito e registra un ridimensionamento dei fattori di produzione”.
“Non è dunque casuale che al Sud il problema della burocrazia pesi il doppio rispetto alle regioni del Nord-ovest così come, in tema di legalità, i reati sulle imprese siano quasi il doppio rispetto al Nordest – ha sottolineato il presidente di Confcommercio – Questo non vuol dire, sia chiaro, che solo il Mezzogiorno va male. Il problema è dell’intero sistema-Paese che sconta una mancanza di competitività e una perdita di produttività complessiva”.