“A Tavares chiediamo di esprimersi più con i fatti che con le parole. Vorremmo capire quale futuro industriale ha in mente per l’automotive nel nostro Parse. E vorremmo capirlo con atti precisi, impegni e investimenti concreti. È in gioco il futuro manifatturiero”. A dichiararlo è il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in un’intervista al Quotidiano Nazionale.
“Ci aspettiamo scelte efficaci rispetto all’assegnazione di nuovi modelli nei vari impianti italiani per raggiungere l’incremento di un terzo delle attuali produzioni – prosegue Sbarra -, a Mirafiori c’è la necessità di investire sulla missione produttiva dello stabilimento di assemblaggio. Da tempo abbiamo chiesto che Stellantis assegni una vettura di largo consumo in aggiunta a 500 elettrica e Maserati. Bisogna poi anticipare il lancio della Quattroporte elettrica ora posizionata nel 2028. Serve un patto tra governo, impresa e sindacati sul rilancio del settore in Italia. Guai ad attorcigliarsi in polemiche sterili e in contrapposizioni frontali che non portano a nulla”.
Per il leader della Cisl “il concetto chiave è la saturazione degli impianti. Manca l’implementazione della piattaforma small. Abbiamo già l’assegnazione delle medium a Melfi e la large a Cassino. Serve poi definire la tempistica dei nuovi lanci, alcuni sono già noti, come i 5 modelli di Melfi e le due Alfa elettriche che affiancheranno il Maserati Grecale di Cassino. Deve invece essere preso l’impegno su Mirafiori, vedere quali altri prodotti verranno sviluppati sulla piattaforma large di Cassino ed anche a Pomigliano servirà un altro modello”.
Quanto al tema degli incentivi Sbarra taglia corto: “Gli incentivi sono importanti, e vanno incrementati, anche perché la differenza di prezzo sulle auto elettriche è ancora di circa il 40% rispetto ai motori tradizionali. Però non possono diventare il pretesto per mettere in discussione la strategia del gruppo in Italia. Una multinazionale del calibro di Stellantis ha la forza economica e organizzativa per essere competitiva. Detto questo, la dotazione del Fondo automotive va incrementata dagli attuali 5,4 mld e affiancata a strumenti più consistenti per la transizione industriale. Bisogna remare tutti nella stessa direzione, governo, azienda e sindacato. Stando fermi in Italia si rischia un impatto di 70.000 lavoratori nel mondo della componentistica”.
Sbarra aggiunge che “pensare che il consolidamento dell`esistente e un possibile scouting su un nuovo produttore siano obiettivi alternativi è sbagliato. Si possono percorrere parallelamente entrambe le vie. Da un lato mettendo in sicurezza gli stabilimenti italiani raggiungendo il milione di veicoli entro il 2030 e anzi andando anche oltre, realizzando tutta la capacità produttiva non espressa. E dall`altra cercando un secondo produttore. Nessuna preclusione se un eventuale nuovo gruppo rafforza la produzione, crea buona occupazione e valorizza il lavoro”.
e.m.