Un nuovo importante atto della stagione contrattuale è stato compiuto con la firma unitaria del contratto degli edili. Una categoria importante, per i numeri dei lavoratori occupati, perché il settore potrebbe avere un ruolo di primo piano nella fase di uscita dalla crisi che ha devastato l’economia mondiale e per la lunga tradizione unitaria che ha caratterizzato il comportamento dei sindacati edili. Il timore, fondato a un certo punto della trattativa, era che stavolta il richiamo di organizzazione fosse più forte dello spirito unitario di categoria e si arrivasse a un altro accordo separato, il secondo dopo quello dei metalmeccanici.
Sarebbe stata una iattura perché avrebbe rotto quella catena di intese unitarie che ha scandito l’intera stagione contrattuale con quell’unica eccezione, rimettendo tutto in gioco. Non è stato così per fortuna e soprattutto per la buona volontà delle parti che hanno saputo tenere la barra dritta guardando all’interesse superiore dei lavoratori senza tener conto più di tanto delle spinte che venivano dalle rispettive confederazioni.
Adesso si può guardare con qualche fiducia al momento in cui si tireranno le file di questa tornata contrattuale per capire cosa è successo e come comportarsi in futuro. E già Guglielmo Epifani è stato esplicito al recente congresso dei metalmeccanici nel chiarire la strategia e la volontà della Cgil. Come del resto fu deciso subito dopo la firma dell’accordo interconfederale del gennaio 2009, in questi mesi la Cgil ha tenacemente continuato da un lato a ribadire la propria contrarietà ad alcuni tratti di quell’accordo, ma parallelamente a negoziare ai tavoli contrattuali i rinnovi delle diverse categorie con l’intento di arrivare al momento della verifica dell’intesa interconfederale, che sia tra qualche mese o nel 2013 come previsto dall’accordo, con una prassi che dimostri la necessità o l’opportunità di un nuovo accordo.
Non si sa quando e con quali esiti avrà luogo questa verifica, ma già il fatto che la Cgil abbia affermato di voler essere in prima linea rappresenta un dato estremamente rilevante perché testimonia la volontà della Cgil di rientrare a pieno titolo e con ruolo di protagonista nelle relazioni industriali. Epifani non poteva essere più netto affermando che “il sindacato non può vivere senza contrattare e senza fare accordi” e sostenendo che “non è possibile immaginare una stagione lunga in cui la Cgil e le sue categorie non vengano messe nella condizione di esercitare la loro responsabilità contrattuale”.
E la cosa più importante è che Epifani sia andato a dire queste cose proprio al congresso della Fiom perché è stato proprio il sindacato dei metalmeccanici a sostenere la centralità del conflitto nelle relazioni industriali. E non a caso i vertici della Fiom hanno respinto le parole del segretario generale della Cgil. Anzi Gianni Rinaldini è andato più in là, rammaricandosi che Epifani non abbia detto le stesse cose prima dell’avvio della lunga fase congressuale, perché altrimenti proprio su queste affermazioni si sarebbe svolto il dibattito nelle diverse assisi.
E’ difficile dargli torto, perché se il dibattito congressuale si fosse svolto attorno a questi concetti di fondo la Cgil avrebbe potuto finalmente uscire una volta per tutte dagli equivoci e la Fiom non avrebbe avuto più alibi per continuare a svolgere un ruolo politico e di contrapposizione che non dovrebbe appartenergli. La speranza è che il congresso confederale di Rimini dibatta proprio questi concetti, chiarendo una volta per tutte la centralità della contrattazione e l’apoliticità della confederazione. Del resto Epifani, quando prese la guida della Cgil promise proprio che avrebbe risindacalizzato la confederazione, dire una parola chiara può servire anche adesso che sta per lasciarla.
Massimo Mascini



























