Cgil, Cisl e Uil restano divise sulla riforma dei contratti e sui rinnovi di terziario e pubblico impiego. Ida Regalia, docente di Relazioni industriali alla Statale di Milano, sono differenze strategiche?
Sono difficoltà rilevanti, dovute a questioni di fondo, ma non di tipo strategico. Le confederazioni hanno modi diversi di leggere alcune questioni, fa parte della tradizione delle nostre relazioni sindacali. E nei rapporti tra Cgil, Cisl e Uil si può individuare anche un andamento ciclico.
Cosa intende?
Oggi si dice che la Cgil oltrepassi il ruolo sindacale e si orienti verso lo scambio politico, ovvero la stessa accusa che veniva rivolta alla Cisl negli anni ’80. Più semplicemente, io credo che le parole d’ordine cambino nel tempo: in quella fase era la Cisl che più si riconosceva nella politica, adesso è la Cgil.
Come ne usciranno?
Attualmente i sindacati hanno problemi complessi, anche interni, ma è già stato dimostrato che nei momenti più difficili i confederali trovano l’accordo. Esemplare in questo senso il caso Alitalia.
Quindi l’unità d’azione non rischia.
No. L’unità c’è già nei luoghi di lavoro e sarà la regola anche in futuro. In Italia abbiamo molta più unità rispetto agli altri Paesi, soprattutto sui nodi concreti, ovvero i sindacati trovano nei fatti le ragioni per muoversi insieme.
Oggi non vede una situazione difficile?
Certo, ma è vero solo in generale, poi bisogna verificare quanto realmente lo sia nei singoli casi.
Quando finiranno i contrasti tra sindacati?
Dipende molto dai loro interlocutori. Mi spiego: se Governo e Confindustria hanno interesse a sottolineare le differenze, allora queste resteranno a lungo al centro del dibattito, altrimenti sono destinate a scomparire.
Lo scenario più complesso è la riforma dei contratti.
Qui la Cgil può dare l’impressione di non volere l’accordo, ma al contrario Cisl e Uil sembrano anche troppo disponibili. Insomma, c’è una tendenza reciproca a radicalizzare le divergenze, che però mette in evidenza un problema vero: quale sia il momento giusto per firmare un’intesa.
Appunto, qual è?
Il negoziato sui contratti va visto come punto di partenza, ma il testo di riforma poteva essere molto più interessante. Perchè si dovrebbe accettare un accordo modesto? Quindi la Cgil non è arretrata, ma fa bene a prendere tempo e non mettere ancora la sua firma.
Alla fine la metterà?
Le premesse ci sono, ma più che l’unità conterà la possibilità di “inventare” qualcosa in sede di sintesi per mettere d’accordo imprese e sindacati.
11 novembre 2008
Emanuele Di Nicola
























