Il lavoro è un fondamento della crescita, la crescita un fondamento del lavoro, ognuno dei due, insieme ad altri fattori, crea l’altro. In quale rapporto stanno oggi nell’economia fiorentina?
Il lavoro, il buon lavoro, è una condizione per determinare un avanzamento competitivo, questa è una delle scelte fondamentali che il sistema produttivo fiorentino compie per modernizzare le proprie capacità produttive e competitive. A partire dal considerare il rapporto di lavoro a tempo indeterminato il fondamento del compromesso sociale locale, con la ricostruzione di relazioni fiduciarie fra la rete delle Pmi e i loro lavoratori.
Le difficoltà dell’economia, e i problemi che ne derivano, sono congiunturali o più profonde?
Vi sono nell’attuale fase problemi di tipo congiunturale, quali ad esempio la ricostruzione di una capacità esportativa in presenza dei tassi fissi dell’euro, e problemi di tipo strutturale che riguardano i limiti di un sistema di Pmi di fronte all’internazionalizzazione dei mercati. Questi problemi incontrano i bassi tassi di crescita della nostra economia ed il forte indebitamento dello Stato, tornato a livelli emergenziali, e nell’insieme determinano la più grave crisi di consumi che mai si è conosciuta dal dopoguerra.
Su quali linee di sviluppo concentrate la vostra azione?
Ci stiamo proponendo di rafforzare la specializzazione del nostro sistema di imprese, promuovendo innovazione sui prodotti in settori dove è più elevata la tradizione produttiva territoriale. Stiamo ottenendo significativi risultati nella pelletteria, che è sempre più segnata da specializzazione e presenza dei grandi marchi della moda. Stiamo sviluppando una strategia mirata a far crescere in innovazione e presenza sui mercati il settore del restauro delle opere d’arte, cercando di dare forma al settore industriale della diagnostica dei beni culturali, sviluppando l’utilizzazione delle tecnologie laser. Infine, cerchiamo di rinnovare costantemente le ragioni della permanenza sul nostro territorio delle grandi imprese internazionalizzate (Nuova Pignone, Galileo Avionica, Ote). Anche se va registrata proprio in questi giorni una riduzione di rilievo del presidio produttivo Elettrolux e la decisione del Gruppo Lonati di abbandonare lo stabilimento Matec.
L’impegno verso lo sviluppo richiede la partecipazione di tutte le forze sociali e l’integrazione dei loro interessi. Si chiama concertazione. La praticate, e con quali risultati?
L’insieme delle strategie e delle azioni di cui si è fin qui ragionato è possibile se si dispone del motore concertativo. Nel luglio scorso siamo giunti alla conclusione di un complesso processo di concertazione che ha portato alla stipulazione di un patto provinciale per lo sviluppo al quale partecipano, oltre al Comune di Firenze, tutti i Comuni della Provincia e la stessa amministrazione provinciale. Nel patto stipulato con le parti sociali sono contenuti tutti gli impegni di realizzazione degli Enti locali nei prossimi anni, le organizzazioni di rappresentanza degli interessi hanno assunto impegni comuni per quanto riguarda il governo e la qualità del mercato del lavoro. Si sono concordate le strategie di sviluppo e si è deciso di realizzare un master-plane, che renda visibile l’impegno realizzativo da parte delle istituzioni ed al tempo stesso renda leggibili le buone pratiche di relazioni fra le parti sociali. Questo lavoro è stato reso possibile perché nei tre anni precedenti tutti i protagonisti hanno partecipato alla definizione del Piano strategico dell’area fiorentina, condividendo analisi e strategie di modernizzazione.
Diritto al lavoro e diritti del lavoro. Come contribuite a difenderli e garantirli? Come avete affrontato i temi dell’occupazione e della sua qualità? Come avete agito nel mercato del lavoro, nel quadro della sua riforma e delle ricadute in termini di flessibilità e precarietà?
Ho già parlato della scelta di coesione sociale compiuta nel nostro territorio, della quale l’impegno a creare buona e stabile occupazione è un architrave. Su questa base, agendo con buon senso ed accortezza, flessibilità può non essere declinata con precarietà. Le stesse imprese locali non hanno accolto con furore ideologico le nuove disposizioni sul mercato del lavoro, e questo ha facilitato il confronto e le scelte. Lo stesso Comune di Firenze si è impegnato a ridurre le quote di lavoro flessibile allo stretto necessario e con la volontà di estendere diritti e normative.
Quanto sono destinati a pesare sulle vostre politiche della Finanziaria agli enti locali?
I tagli peseranno per quanto riguarda i capitoli della promozione economica per il 10/11% sul valore della spesa del 2005, che corrispondeva a 256.000 euro. Il lato più grave sarà il blocco del trasferimento di circa 1.301.000 euro della legge Bersani per gli interventi di vitalizzazione economica dei territori della aree metropolitane.
Lei è stato a lungo segretario nazionale della Fiom. Cosa è rimasto e cosa è cambiato, di quel Nencini, nell’assessore Nencini?
La mia esperienza di sindacalista è stata assai più lunga di quella di segretario nazionale della Fiom Cgil e in grandissima parte maturata nel territorio fiorentino. Questo bagaglio di conoscenza mi aiuta significativamente nel mio impegno di oggi. L’esperienza nella Fiom nazionale mi ha consegnato una conoscenza importante dell’apparato industriale italiano e delle attuali logiche di mercato, mi ha anche educato a vivere la condizione della minoranza, cosa che orienta oggi la quotidianità della mia attività di amministratore, che per definizione lavora in ambiti maggioritari. Credo, in sostanza, che ciò che ho imparato nelle mie precedenti esperienze si riveli utile nell’impegno di oggi, anche se è vero che dalla rappresentanza degli interessi del lavoro all’amministrazione dell’interesse generale il salto c’è, ed è impegnativo.

























