Il Governo di Londra ha sovrastimato il numero di posti di lavoro creati con le sovvenzioni speciali concesse alle imprese per assumere personale nelle regioni più depresse del Regno Unito. È quanto emerge da uno studio pubblicato oggi dal National Audit Office, (NAO), organo di controllo indipendente per la spesa pubblica britannica.
Il rapporto, di cui dà notizia il Financial Times, pone un punto interrogativo sul valore della politica di intervento nelle regioni, strategia chiave adottata degli ultimi 30 anni per ridurre le disparità economiche nel Paese.
Dal 1995 al 2002, Il Dipartimento del Commercio e dell’Industria (DTI) ha speso 1,4 miliardi di sterline, circa 2 miliardi di euro, per creare o proteggere oltre 300mila posti di lavoro, al costo di 4.600 sterline ciascuno.
Dall’indagine emerge invece che le concessioni non hanno fatto granchè per aumentare i livelli di produttività, sono state eccessivamente concentrate nel settore manifatturiero (89% dei fondi) e hanno rischiato di far nascere una cultura ‘assistenziale’. Inoltre, le aspettative di creazione di posti addizionali sono risultate eccessive.
Il DTI riteneva che i 3.847 ‘grant’ concessi nel 1991-95 fossero risultati in 21 mila posti di lavoro, nuovi e permanenti, al costo di 21mila sterline ciascuno. Ma, secondo il NAO, le stime del DTI sono esagerate per una serie di ragioni: i funzionari del DTI hanno sottostimato il fatto che le società potessero esagerare il numero di posti creati, non hanno considerato altre forme di finanziamento delle società e i relativi costi e hanno dato per scontato che la durata dei nuovi posti di lavoro fosse 10 anni, in linea con la durate dell’investimento di capitale.
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