“Se non siamo pronti ad accettare le conseguenze di mantenere i target del 2004, rimoduliamo i nostri impegni ma scolpiamoli nella pietra invece di disegnarli nella sabbia”: è questa, secondo Romano Prodi, la filosofia cui sono ispirate le riposte della Commissione Ue di applicazione del patto di stabilità discusse ed approvate la scorsa notte a Lussemburgo dall’Eurogruppo. “È questo – aggiunge Prodi nel discorso pronunciato ieri sera e distribuito stamane il senso di quanto proponiamo: fissare gli obiettivi in termini strutturali; fissare passi di aggiustamento minimi ed applicabili; trarne le conseguenze in termini di target”.
La Germania – per la quale nel febbraio scorso la Commissione aveva proposto un ‘early warning’, poi respinto dal Consiglio Ecofin – potrebbe trovarsi presto oggetto di una procedura da parte di Bruxelles per deficit eccessivo. Un’ipotesi che potrebbe scattare a novembre, se dalle previsioni della Commissione Ue risultasse che Berlino oltrepasserà già quest’anno un disavanzo del 3,0%.
“C’è un rischio sostanziale – recita la dichiarazione dell’Eurogruppo – che la Germania superi il valore di riferimento del 3,0% nel 2002”, visto che lo stesso governo tedesco stima il deficit di quest’anno al 2,9%.
Il contesto politico in cui maturerebbe un’iniziativa del genere da parte della Commissione è molto diverso da quello di febbraio. In quell’occasione, infatti, la Germania era in vista delle elezioni ed il cancelliere Gerhard Schroeder lottò con tutte le sue forze per cercare alleati al Consiglio Ecofin al fine di scongiurare l'”early warning”. Ora le elezioni sono passate, ed il governo di Berlino (in particolare il ministro delle finanze Hans Eichel) potrebbe interpretare meno negativamente l’avvio di una procedura nei suoi confronti.
Anzi, un vincolo proveniente dall’esterno sarebbe quasi benvenuto, fornendo una significativa ragione in più per una politica di bilancio rigorosa.
Diverso è il caso della Francia, che si è messa ‘contro’ i partner di Eurolandia varando una Finanziaria 2003 che lascia inalterato il deficit rispetto al 2002 (2,6%) e non mostra interventi di natura strutturale. Il ministro delle finanze Francis Mer si è rifiutato di sottoscrivere l’impegno – che gli altri paesi in deficit hanno assunto – ad avviare già dal prossimo anno una correzione del deficit strutturale di almeno lo 0,5% del Pil, rinviandola al 2004.
Su questo terreno, e sul fatto che un disavanzo al 2,6% è pericolamente vicino al 3,0%, potrebbe fondarsi un ‘early warning’ della Commissione Ue, che troverebbe con tutta probabilità l’appoggio del Consiglio Ecofin. Undici ministri dell’Eurogruppo, infatti, hanno giudicato insufficiente nel comunicato finale la manovra appena varata dal governo Raffarin. I tempi per il lancio di un ‘early warning’ alla Francia sono incerti, ma non lunghi: la Commissione potrebbe scegliere di farlo dopo aver analizzato il programma di stabilità francese (che dev’essere trasmesso a Bruxelles entro dicembre) o anche prima. Tutto dipenderà dalla solidità degli elementi in suo possesso per giustificarla di fronte al Consiglio Ecofin.
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