Raffaella Vitulano
Lo sciopero generale in Italia ha potuto oggi contare sulla solidarietà e il sostegno dei sindacati affiliati alla Ces e alla Cisl internazionale. ”Nel giorno dello sciopero generale – ha scritto il segretario generale Emilio Gabaglio ai segretari generali Pezzotta, Cofferati ed Angeletti – desidero confermarvi il sostegno e la solidarietà della Ces. Come sapete, quasi in tutte le capitali europee le organizzazioni affiliate alla Ces hanno chiesto di essere ricevute dagli ambasciatori italiani per esprimere preoccupazione per le iniziative del governo e pieno appoggio alla vostra lotta”. ”Per parte mia – ha aggiunto – ho pubblicamente interpellato Prodi in merito, e mi sembra che al convegno di Parma della Confindustria egli abbia risposto con un messaggio chiaro su come l’Europa intenda le relazioni sociali”. E di fronte alle cifre relative all’adesione massiccia allo sciopero, Gabaglio in serata ha aggiunto che ”di fronte a questi dati, il governo Berlusconi ha di che riflettere, come del resto tutti quelli che propongono per l’Europa una deregulation sociale. Tutte le organizzazioni affiliate alla Ces hanno capito che non si tratta di una lotta che si limita ad un solo paese. Di fronte al rischio di una rimonta della strategia neoliberale, la reazione di un ”fronte sindacale europeo” è più che mai necessaria”.
In diverse città europee e più in particolare a Londra, Stoccolma, Madrid, Copenhagen, Parigi, Berlino e Vienna, dirigenti sindacali hanno chiesto di essere ricevuti dagli ambasciatori italiani per esprimere la loro solidarietà con l’azione dei sindacati italiani e per farli partecipi delle loro preoccupazioni riguardo agli attacchi contro alcuni diritti sindacali.
Sostenitori della democrazia e delle libertà sindacali i francesi di Cfdt-Cgt-Fo-Cftc-Unsa: ”Così facendo, il governo italiano rimette in discussione la pratica della concertazione sociale” e inscrive la sua azione ”in una politica condivisa da altri governi europei, volta a flessibilizzare il mercato del lavoro” senza regole.
Ma dalla capitale britannica, da cui era sembrata nascere la strana alleanza Berlusconi-Blair, il segretario generale del Tuc, John Monks, mette i puntini sulle ”i”: ”Il modello sociale europeo riconosce i diritti universali che devono essere garantiti a tutti i lavoratori. Gli appelli dei governi al fatto che queste tutele devono essere cancellate perchè lo richiede l’Europa sono insieme intollerabili e falsi”.
L’Unione sindacale svizzera (Uss) spera tuttavia che lo sciopero ”farà arretrare un governo che vuole indebolire i meccanismi di protezione sociale e sostituirli con le leggi del mercato”.
Oggi i leader sindacali della Fgtb e della Csc hanno incontrato l’ambasciatore italiano a Bruxelles; il leader del sindacato danese Hans Jensen, intervenendo ad una manifestazione a Copenhagen, ha affrontato il ”caso Italia” chiedendo che i diritti dei lavoratori siano rafforzati non solo nel nostro paese ma in tutt’Europa. La Ögb austriaca e le spagnole Ugt e Comisiones Obreras hanno inviato una lettera alle ambasciate italiane; l’Adedy greca e la Confederazione generale greca del Lavoro hanno inviato un messaggio di solidarietà a Cisl, Cgil e e Uil ”condannando ogni tentativo del governo di Mr. Berlusconi di violare i diritti dei lavoratori e la protezione sociale”.
<WC1>Tra le lettere consegnate o inviate agli ambasciatori italiani, quella dei sindacati finlandesi (Sak, Akava, Stkk) <WC>riporta<WC1>: <WC>”<WC1>Il Governo italiano dà l<WC>’<WC1>impressione di voler abbandonare la strada della concertazione che è stata una prerogativa permanente delle relazioni tra le parti sociali per un lungo periodo<WC>”<WC1>. E per i sindacati belgi (Fgtb, Csc), <WC>”<WC1>il Governo italiano intende modificare unilateralmente la legislazione del lavoro attualmente in vigore e indebolire nello stesso tempo la protezione dei lavoratori<WC>”<WC1>.<WC> Consenso all’azione comune dei sindacati italiani è arrivata dalla confederazione ceco-moraviana dei sindacati (Cmkos), che ”apprezza la comune determinazione dei sindacati italiani a combattere i crescenti attacchi alle basi del welfare state”.
E sostegno giunge anche da Malta, il cui sindacato Gwu scrive che ”anche nell’isola il governo ha di recente proposto modifiche alla legislazione del lavoro che, se passassero, costituirebbero una penalizzazione dei diritti dei lavoratori ad associarsi liberamente in un sindacato”.
In piazza, non solo adulti e anziani, ma soprattutto giovani: gli stessi partecipanti al corso di formazione per giovani sindacalisti realizzato dalla Ces, provenienti da 15 differenti paesi in Europa, hanno voluto esprimere ”sostegno fraterno” a Cisl, Cgil e Uil.
Piena solidarietà ai sindacati italiani è giunta dall’Europa ma anche dai sindacati di tutto il mondo affiliati alla Icftu. ”Per soddisfare rivendicazioni padronali, Mister Berlusconi ha annunciato una modifica profonda ed unilaterale di una pietra angolare della legislazione del lavoro senza aver consultato il movimento sindacale” scrive da Bruxelles il segretario generale Guy Ryder, sostenendo che la Icftu ”appoggia pienamente i sindacati italiani nella campagna che loro sostengono contro queste misure, oltre che per le loro rivendicazioni in favore di ulteriori diritti per i lavoratori occasionali e temporanei, di un miglior finanziamento delle prestazioni di disoccupazione e di uno sviluppo del sud Italia, in modo da stimolare l’impiego. Le organizzazioni sindacali internazionali e nazionali del mondo intero hanno unito le loro voci per condannare tale atteggiamento del governo italiano, promettendo un sostegno completo al movimento sindacale italiano, determinato a difendere i dipendenti, le condizioni e i diritti dei lavoratori di questo paese”.
”La mobilitazione italiana ha il sostegno anche dell’Organizzazione regionale interamericana dei lavoratori (Orit) – scrive il segretario generale Luis Anderson – Permettere che venga imposta la visione unilaterale ed autoritaria del mercato significherà creare un precedente negativo nelle modifiche della legislazione del lavoro e significherà un passo indietro per la classe lavoratrice italiana e per la filosofia dell’Europa sociale”.
Del resto, ”la riforma dell’articolo 18 – puntualizza il sindacato internazionale dei trasporti (Itf) – è contraria all’articolo 29 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che protegge i lavoratori dai licenziamenti ingiustificati”.
”Il governo italiano ha l’obbligo di contrattare collettivamente con le lavoratrici ed i lavoratori italiani e non d’ignorarli” dice dal canto suo Warren Pepicelli, dell’Italian-American Labour Council, appellandosi a Berlusconi affinchè ”mostri rispetto per i basilari diritti della classe lavoratrice e non consideri i lavoratori italiani degli automi privi di umana dignità ed umani bisogni”.