Raffaella Vitulano
Un tasso di disoccupazione variabile in 50 anni, riforme antisindacali nel settore pubblico e uno sviluppo dell’insicurezza sociale nel paese hanno spinto il più grande sindacato giapponese nel Giappone ad organizzare un’azione di rivendicazione senza precedenti contro il suo governo. Costretta a ricorrere a quest’azione estrema per mancanza di volontà del governo a negoziare, la Confederazione dei sindacati giapponesi di Jtuc-Rengo, che rappresenta 7,5 milioni di lavoratori, ha convocato una manifestazione di due giorni a Tokyo, ieri e oggi, per protestare contro le linee di politica economica e sociale del governo.
Oltre 10.000 lavoratori stanno partecipando all’”azione generale di Rengo”, intorno al palazzo della Dieta (il parlamento), per esercitare pressioni sui parlamentari giapponesi e manifestare nel centro di Tokyo, chiedendo alla popolazione di sostenere le loro rivendicazioni.
”La nostra pazienza è finita. Il governo rifiuta d’avere un dialogo aperto e di comprendere le nostre rivendicazioni. Il nostro ultimo tentativo fa leva su manifestazioni di due giorni come questa, in modo che il governo Koizumi prenda sul serio le nostre esigenze”, ha dichiarato Tadayoshi Kusano, segretario generale della Rengo.
Affiliata alla Icftu, la Rengo chiede al governo di applicare misure urgenti ed efficaci per migliorare l’occupazione e stimolare l’economia tramite il dialogo sociale. La mancanza di volontà del governo per cooperare con i sindacati e consultarli ha, secondo la Rango, aggravato la situazione economica.
Il principale sindacato del paese chiede inoltre al governo di rispondere rapidamente all’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) su un dossier preparato dalla Rengo in materia di violazioni della libertà sindacale nel settore pubblico. Il dossier fa riferimento alla legislazione desueta applicata oggi ai dipendenti della funzione pubblica in Giappone che restringe i loro diritti alla contrattazione collettiva. Tale legge è anteriore alle misure extracostituzionali prese dopo la seconda guerra mondiale contraria alle convenzioni 87 et 98 dell’Oil sulla libertà sindacale e la negoziazione collettiva.
Dopo decenni di lotte dei sindacati e diversi dossier dell’Oil che chiedono alle autorità giapponesi la riforma di questa legislazione antisindacale, l’attuale gabinetto del primo ministro Koizumi ha fatto orecchie da mercante alle rivendicazioni dei sindacati e dell’Oil e il 25 dicembre 2001 ha adottato la legge ”principi generali della riforma amministrativa” che estende l’autorità del governo sui dipendenti del settore pubblico e passa sotto silenzio questioni primordiali come la libertà sindacale e la negoziazione collettiva. Rengo spera che dopo questa manifestazione di due giorni le autorità giapponesi avviino un dialogo con i sindacati al fine di adottare un approccio aperto alle questioni del lavoro.
Il rapporto mensile sull’economia giapponese elaborato dal Governo del Paese asiatico ha indicato intanto per aprile un miglioramento rispetto al mese precedente, confermando che il Giappone si sta avviando verso una lenta ripresa. Il rapporto, reso noto oggi dall’Esecutivo, indica per il secondo mese consecutivo un miglioramento delle condizioni dell’economia. In precedenza per venti mesi consecutivi l’analisi era invece stata negativa, sottolineando un continuo deterioramento.
Gli esperti dell’ufficio del primo ministro hanno richiamato l’attenzione su quattro fattori per giustificare il loro cauto ottimismo: l’export (sta ancora rallentando, ma a un ritmo inferiore rispetto ai mesi passati), la produzione industriale (in febbraio è aumentata dell’1,3% rispetto a gennaio), la fiducia degli imprenditori (l’ultimo Tankan, l’inchiesta congiunturale della Banca del Giappone, ha sottolineato un assestamento nel calo registrato durante l’intero 2001) e il mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione si è fermato a quota 5,3% in febbraio, lo stesso tasso di gennaio, inferiore al 5,5% di dicembre).