Il passaggio alle 35 ore sta provocando un nuovo braccio di ferro tra governo e imprenditori, con i ‘patrons’ che minacciano di abbandonare la cogestione delle casse previdenziali se il primo ministro Lionel Jospin vi attingerà per finanziare la riduzione dell’ orario di lavoro.
Ernest-Antoine Seilliere, il capo della Confindustria francese, ha infatti deciso di ritirarsi dalla gestione delle casse, che assicura insieme ai sindacati dal dopoguerra, se il governo non organizzerà un negoziato tripartito sull’ avvenire della ‘Securitè Socialè, la previdenza sociale d’ oltralpe.
Obiettivo del negoziato tra governo, imprenditori e sindacato è quello di “chiarire le missioni e l’autonomia” dell’ organismo che gestisce i contributi per le pensioni, famiglia e mutua.
La decisione del governo di mettere a contributo la “Secu”, come viene chiamata famigliarmente l’organismo, per 13 miliardi di franchi, quasi 4.000 miliardi di lire, ha provocato le ire non solo dei ‘patrons’ ma anche dei sindacati, che però non hanno minacciato di lasciare il consiglio di amministrazione.
Se non vi sarà il chiarimento richiesto dalle parti sociali, il Medef, la Confindustria francese, non presenterà a ottobre candidati per il rinnovo del consiglio di amministrazione, segnando così la fine del sistema di cogestione e aprendo la via al rischio di una “statalizzazione” della Secu.
La decisione di far contribuire le casse previdenziali al finanziamento delle 35 ore è giustificata dal governo con il fatto che la riduzione dell’ orario di lavoro ha contribuito a ridurre la disoccupazione e di conseguenza al saldo attivo della Secu. Secondo imprenditori e sindacati invece, il governo non può sviare a suo piacimento, non rispettando l’ autonomia dell’ organismo, i fondi destinati a malati, pensionati e famiglie. Il governo, che pure ha ribadito oggi che farà di tutto perchè le casse continuino ad essere cogestite dalle parti sociali, difficilmente però troverà altre fonti per finanziare gli incentivi del passaggio alle 35 ore, soprattutto nel momento in cui il rallentamento della crescita del Pil mette già a dura prova il rispetto degli impegni di bilancio.


























