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Home - Approfondimenti - L'Editoriale - La saggezza delle tute blu

La saggezza delle tute blu

di Massimo Mascini
9 Dicembre 2020
in L'Editoriale

Lentamente, come si addice a ogni trattativa impegnativa, si sta svolgendo proficuamente il negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici. La categoria dei colletti blu non è più l’unico punto di riferimento dell’intero mondo del lavoro, come pure era qualche anno fa, ma resta sempre un riferimento determinante per capire l’andamento delle relazioni industriali. Non è ancora a vista il momento conclusivo della trattativa, ma il dialogo sembra procedere positivamente. E’ appena terminata una sessione di tre giorni di dialogo, il prossimo incontro tra meno di una settimana è già nelle agende delle parti. Alla base di questo andamento positivo c’è un atteggiamento molto positivo di Federmeccanica, che la settimana passata ha presentato alla controparte un corposo documento con il quale praticamente apriva alle richieste dei sindacati dando anche delle indicazioni molto precise sui diversi punti di discussione. Le posizioni delle due parti non collimavano, anzi a volte esisteva un divario notevole, ma la cosa più importante è che si sta dialogando davvero, i problemi vengono affrontati nel merito e quando questo accade all’accordo si arriva sempre. Senza tema di essere smentiti si può affermare che dopo un anno di discussioni sterili, quando pure c’erano, adesso la trattativa è entrata nella sua fase concreta.

Erano molte le indicazioni positive contenute dal documento di Federmeccanica, la più importate forse era una vera e propria proposta per una nuova classificazione del personale. Un passo fondamentale per la categoria perché la normativa tuttora in vigore era quella che fu stabilita dal contratto del 1973, quasi cinquant’anni fa, un periodo lunghissimo, nel corso del quale le trasformazioni del lavoro meccanico sono state tantissime, tutto si è praticamente trasformato, ma un accordo per un diverso inquadramento è sempre stato impossibile. Tutte le trattative che si sono succedute negli anni hanno provato a cercare l’accordo, ma inutilmente. Stavolta sembra invece che l’obiettivo possa essere centrato, anche perché la proposta della Federmeccanica non è piovuta dal cielo, è stata formulata sulla base del lavoro che negli scorsi anni una commissione formata da esponenti delle due parti avevano postato avanti. Lì sono nate le nuove idee, Federmeccanica le ha sistematizzate, adesso sono oggetto di un confronto negoziale. Perché è evidente che una soluzione per un argomento così complesso non può nascere che da una visione comune del futuro che aspetta la categoria.

E poi la trattativa ha trattato temi importanti, come la partecipazione, gli appalti, il lavoro a distanza, la formazione. Resta sullo sfondo il tema che vede le parti più distanti, quello sempre centrale del salario. La richiesta di Fim, Fiom e Uilm è per un aumento di 156 euro, gli industriali ne hanno offerti 65, un divario importante, ma sul quale nessuno dispera, perché l’importante è trattare, alla fine una soluzione si trova. I sindacati non possono non tenere nel dovuto conto le esigenze delle imprese, che hanno certamente un periodo molto difficile alle spalle che però, nessuno lo dimentica, è stato affrontato con grande disponibilità della parte sindacale al momento in cui si doveva trovare un accordo per tenere aperte le fabbriche, pur nella dovuta sicurezza per la salute dei lavoratori. Ad alleggerire il peso dell’argomento c’è poi il welfare contrattuale, la possibilità di aumentare i benefici in termini di previdenza e sanità complementari, oltre ai diversi bonus che possono essere offerti ai lavoratori e che rappresentano un beneficio che nessuno sottovaluta.

Insomma, la trattativa va avanti, a dimostrazione che è stato senz’altro superato il momento più difficile del confronto tra industria e sindacati. Quando Carlo Bonomi è diventato presidente di Confindustria non pochi all’interno del mondo del lavoro hanno temuto che le relazioni industriali avrebbero potuto vivere una fase di grandi difficoltà. Perché il nuovo vertice degli industriali sembrava volesse abbandonare la strada del dialogo per tentare la prova dei muscoli, esperienza molte volte presente nella storia di Confindustria. E Bonomi aveva attaccato all’inizio proprio sul fronte dei contratti, affermando la primazia dei contratti aziendali su quelli nazionali, mettendo così a rischio l’intera stagione dei rinnovi. Ma le posizioni si sono stemperate, sono stati raggiunti diversi accordi importanti, per le telecomunicazioni, il legno, la sanità privata, gli alimentaristi, anche se su questo contratto si è dovuta consumare una battaglia molto intensa, peraltro tutta interna alla delegazione delle imprese, che si sono divise frontalmente sull’ipotesi di un accordo col sindacato. Se adesso, pur con tutta la calma necessaria, anche i metalmeccanici approdano al rinnovo contrattuale, allora è davvero possibile affermare che si è imboccata una strada molto positiva per le relazioni industriali. Non è questo d’altronde il momento giusto per dividersi e allontanarsi. Le parti sociali, proprio perché, come Bonomi non smette di affermare quasi ogni giorno, deve confrontarsi con un governo debole e abbastanza disunito al proprio interno, hanno il dovere di collaborare intensamente tra di loro e poi con il governo per traghettare il paese fuori dalle difficoltà. Se riprendesse intenso il dialogo tra parti sociali e governo sui punti nodali del rilancio produttivo, della ripresa economica, i risultati sarebbero intensi. Basta provarci. I metalmeccanici, le mitiche tute blu, possono dare un esempio di saggezza.

Massimo Mascini

Massimo Mascini

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Direttore responsabile de Il diario del lavoro

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