Con oltre 3 milioni di lavoratori irregolari o in nero e 2,8 milioni di working poor l’Italia rischia 6 milioni di pensionati poverissimi entro 20-30 anni. A lanciare l’allarme è il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, che dal palco dell’assemblea nazionale, dal titolo “Costruttori di bene comune”, sottolinea che “il Paese ha una bomba sociale da disinnescare”.
Per questo Confcooperative rinnova al Governo di “investire sulle imprese virtuose che generano lavoro dignitoso, riducendo ulteriormente il cuneo fiscale che pesa circa il 10% in più della media Ocse. Libererebbe – dice – nuove risorse per le imprese e lascerebbe più soldi in tasca ai lavoratori con un effetto positivo sui consumi interni”.
Gardini ricorda inoltre che “la lockdown economy ha gettato in povertà altre 2,1 milioni di famiglie. In Italia i poveri sono saliti a 10 milioni. Occorrono nuove misure di contrasto e di coinvolgimento in politiche attive che non possono essere individuate nel solo reddito di cittadinanza. Un Paese con 23 milioni di lavoratori, 16 milioni di pensionati, 10 milioni di poveri e 10 milioni di studenti ha molte cose da riequilibrare”.
Sulla rappresentanza Gardini ribadisce “la validità della scelta fatta con Alleanza delle cooperative italiane. Anche durante la difficile fase dell’emergenza Covid, le tre associazioni che compongono l’Alleanza hanno dato prova di unità, di capacità di individuare linee di indirizzo e di azione per la cooperazione e per il Paese, senza perdere di vista l’azione sindacale quotidiana di difesa e sostegno delle nostre imprese”.
Il presidente di Confcooperative aggiunge che “ciò non ci esime dal costruire insieme altre partnership nel mondo dell’associazionismo, dell’accademia e dei corpi intermedi per trovare ambiti di lavoro comune, utili a convergere su linee strategiche da indicare a chi guida il Paese. Non possiamo chiedere unità a chi governa se noi stessi non siamo capaci di muoverci in armonia”.
La burocrazia, ha aggiunto Gardini, è “un macigno che pesa su imprese e cittadini per 31 miliardi di euro, che porta via alle imprese oltre 6 settimane per i 14 principali adempimenti fiscali”.
Confcooperative propone un “disboscamento” e “riordino” delle innumerevoli leggi vigenti. “Un esempio su tutti è il codice degli appalti – dice Gardini – la cui modifica deve essere fatta nel segno della semplificazione. Perché nelle maglie intricate delle leggi e dei provvedimenti è più facile nascondere illeciti”.
Vanno poi regolarizzati i tempi di pagamento della pubblica amministrazione: “Sono stati fatti dei progressi, ma ammonta a oltre 50 miliardi di euro lo stock dei debiti nei confronti delle imprese che continuano a fare da banca allo Stato. In alcune zone del Sud, i ritardi arrivano a 18 mesi. Negli ultimi dieci anni sono almeno 100mila le imprese fallite a causa dei ritardati pagamenti”.
Lo “sblocca cantieri”, aggiunge, è la “prima leva” per riattivare l’economia e accompagnare il Paese e le imprese verso la ripresa. “Abbiamo opere ferme per almeno 40 miliardi che vanno sbloccate il prima possibile – conclude il presidente di Confcoopeartive – il recovery fund mette a disposizione risorse irripetibili che non vanno dilapidate, ma investite per gettare le basi di uno sviluppo durevole. Abbiamo un Sud isolato sia per i trasporti sia per la connessione digitale, ma abbiamo molti Sud anche a Nord. C’è poi la messa in sicurezza dei territori. I danni da eventi climatici estremi, se non invertiamo la rotta, rischiano di pesare entro il 2050 fino al 10% del Pil”.
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