Il Pnr ha linee di intervento coerenti, ma la lista è lunga, con un impegno finanziario molto rilevante. Lo ha detto Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, in audizione in parlamento sul Piano nazionale delle riforme.
“Le linee di intervento tracciate nel Pnr – ha spiegato Balassone – sono coerenti con le principali debolezze strutturali del Paese, individuano obiettivi da tempo al centro del dibattito di politica economica. La lista degli interventi è lunga, non sempre i dettagli forniti sono tali da consentire la formulazione di un giudizio compiuto. L’impegno finanziario non è quantificato, ma sarà inevitabilmente estremamente rilevante, sarà cruciale impiegare le risorse in maniera efficace”.
“La sfida che attende il Governo e il Parlamento – ha aggiunto – è di dare contenuto attuativo alle indicazioni contenute nel Pnr. Andranno delineati in tempi rapidi progetti di investimento e di riforma lungimiranti, concreti e dettagliati che, soprattutto, andranno attuati senza ritardi e inefficienze; è la condizione per garantire l`effettivo accesso ai finanziamenti previsti nell`ambito di Next Generation Eu”.
Da maggio si osservano primi segnali di miglioramento del Pil, ha proseguito Balassone.
“La flessione del Pil – ha detto – già forte nel primo trimestre, si è accentuata nel secondo trimestre, riflettendo l’andamento sfavorevole di aprile. A partire da maggio ci sono segnali di miglioramento, ancora parziali. Valutiamo che il recupero proseguirà a giugno, anche se l’attività rimane inferiroe del 20% a prima del diffondersi dell’epidemia”.
“Le nuove misure del Governo – ha detto – potrebbero portare l’impatto delle misure discrezionali sul bilancio pari al 6% del Pil”. Balassone ha aggiunto che il disavanzo per il 2020 aumenterà di circa 75 miliardi, con un fabbisogno oltre il 5% del Pil.
“Nelle valutazioni ufficiali – ha detto Balassone – tali misure accrescono complessivamente il disavanzo delle Amministrazioni pubbliche dell’anno in corso di circa 75 miliardi (4,5% del Pil); l’aumento del fabbisogno, che riflette anche l`impatto degli interventi di natura finanziaria, é più elevato e ammonta a quasi 87 miliardi (oltre il 5% del Pil). A questo si aggiunge il deterioramento del quadro macroeconomico, che nelle valutazioni governative di aprile era meno marcato di quello indicato nella sezione precedente e determinava, in particolare per gli effetti sulle entrate, un incremento del disavanzo di circa quattro punti percentuali del prodotto”.
“Dando corso alla richiesta del Governo – ha aggiunto – l’impatto delle misure discrezionali di bilancio nell`anno in corso salirebbe al 6% del Pil (a oltre il 7% in termini di fabbisogno). Nella Relazione al Parlamento il Governo ha corrispondentemente aggiornato le stime dei conti pubblici per il 2020 rispetto a quelle contenute nel Documento di economia e finanza (Def) della scorsa primavera, prevedendo ora un indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche pari all`11,9% del Pil (10,4 nel Def); il debito pubblico si attesterebbe al 157,6% del Pil (155,7 nel Def)”.
“Nel caso in cui non potessimo ripagarlo? – ha poi aggiunto rispondendo a una domanda -. A quel punto il Mes sarebbe l’ultima preoccupazione, perché ciò vorrebbe dire che saremmo in una situazione notevolmente aggravata”.
TN