I recenti brutti fatti di Torino e Casalbruciato hanno forse un po’ oscurato le previsioni diffuse dalla commissione Ue il 7 maggio, relative alla situazione economica italiana nel 2019. Eppure, sono proprio queste cifre che dovrebbero spaventare un po’ tutti, e parecchio. La crescita ridotta a un miserrimo 0,1%, il brusco calo degli investimenti, il deficit in corsa, sono dati di fatto che si traducono in altrettanti dati di fatto: primo tra tutti, la necessità di una manovra economica d’autunno che, a questo punto, dovrà partire da un minimo di 35-40 miliardi. Una cifra monstre, da recuperare ancor prima di immaginare qualunque altro intervento per la crescita. Della cifra in questione, 23 miliardi serviranno a scongiurare l’aumento dell’Iva; il resto, per riportare nei binari il deficit, che altrimenti volerebbe oltre il 3,5%, spedendoci dritti in ‘’zona Troika.
Lascia di stucco, a questo proposito, il mantra del ministro Salvini, secondo il quale dopo il voto del 26 maggio in Europa cambieranno gli equilibri e nessuno ci chiederà indietro i nostri debiti: sarebbe come dire che, se cambia il direttore della nostra banca, non saremo più tenuti a rimborsare le rate del mutuo che ci ha concesso. Tanto più che proprio i paesi ‘sovranisti’ amati dalla Lega sono anche quelli meno disposti a scherzare sul rispetto delle regole europee.
Ovvio che queste considerazioni a base di percentuali e decimali siano assai meno fruibili dal pubblico, e meno mobilitanti, di un caso fortemente mediatico come la presenza di un editore vicino a Casa Pound al Salone del libro di Torino, o della persecuzione, da parte degli stessi soggetti, nei confronti della famiglia bosniaca di Casalbruciato. Così come, sicuramente, al grande pubblico poco interessa che il colosso dei fondi di investimento mondiali, lo statunitense Blackrock, abbia mollato di punto in bianco, dopo una lunga trattativa, l’acquisizione della banca genovese Carige, (ritenuta a conti fatti un’operazione non conveniente) o che dal salvataggio di Alitalia si sia sfilata anche Fincantieri.
In realtà si tratta di due vicende che a loro volta rischiano di avere un contraccolpo sui conti pubblici, se lo Stato, come si sospetta, sarà chiamato ancora una volta a sobbarcarsene il salvataggio. Inoltre, proprio oggi sono usciti i dati sulla produzione industriale e non sono buoni: è calata di -0,9% a marzo, in pratica annullando l’incremento di febbraio (+0,8%). È il calo congiunturale più marcato dallo scorso novembre, e riporta la tendenza annua in negativo, a -1,4% da +0,9% precedente. Con tutte le possibili conseguenze sul Pil, che dopo aver ripreso fiato potrebbe nuovamente girare al segno meno.
In tutto questo, cosa fa il governo? Con un ottimismo che sfiora l’incoscienza si preoccupa sostanzialmente di mettere in cantiere altri due provvedimenti di quelli che, come al solito, secondo gli annunci gialloverdi, saranno destinati a cambiare per sempre le sorti dell’umanità tutta. Uno, targato Cinque Stelle, è il salario minimo, l’altro, targato Lega, è la flat tax, sulla quale anche Di Maio, dopo una strenua resistenza, sembra aver aperto uno spiraglio, pur precisando che sarà necessario presentare, in contemporanea, anche le coperture. Ecco, appunto: la copertura della flat tax si aggirerebbe sui 50 miliardi, che dovrebbero sommarsi ai 40 di cui abbiamo parlato sopra come base di partenza per la manovra. Dove si pensa di trovarli? Mistero.
Quanto al salario minimo, sulla cui utilità ci sono peraltro forti dubbi, il testo dei 5Stelle è già all’esame della commissione lavoro del Senato; un primo via libera potrebbe arrivare a breve, forse come merce di scambio con la flat tax della Lega ma soprattutto come ‘’bandiera’’ elettorale dei grillini per le europee. Tuttavia, il Pd, proprio ieri, ha presentato una propria proposta, che non prevede alcuna paga minima oraria (a differenza di quella dei 5Stelle, che stabilisce 9 euro l’ora) ma rimanda tutto ai minimi dei contratti nazionali, salvo per quelle figure che non rientrano in alcun contratto, per le quali una commissione ad hoc, composta anche dalle parti sociali, sarà chiamata a definire i minimi. Soluzione, quest’ultima, più vicina ai sindacati, che invece avversano la soluzione da 9 euro l’ora.
Da questa macedonia confusa e indigeribile esce comunque, e per l’ennesima volta, la conferma dell’incapacità dell’attuale governo di governare l’economia. Intanto, sono usciti i nuovi dati della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane: dopo un triennio di costante riduzione, tra il 2016 e il 2017 è tornata a crescere di 98 miliardi (+1%) e ha raggiunto quota 9.743 miliardi, ovvero 8,4 volte il reddito medio disponibile, superando le famiglie francesi e tedesche. Ma questo era a fine 2017: sarà interessante vedere i prossimi dati, dopo qualche anno di “governo del cambiamento’’.
Post-scriptum. Vale la pena di segnalare una notizia forse di nicchia, ma dalla forte valenza evocativa: è tornata in alto mare la vicenda dell’ex Alcoa, lo stabilimento di Portovesme rilevato dalla SiderAlloys dopo anni di via crucis. Alla riunione di giovedì al Mise, convocata per fare il punto sulla situazione di pericoloso stallo dovuto alla mancanza di un accordo sul costo dell’energia, il ministro dello Sviluppo Di Maio non si è presentato; i suoi collaboratori hanno dato la colpa delle attuali difficoltà al “precedente governo’’; i 120 lavoratori, arrivati apposta dalla Sardegna per la riunione, a spese proprie e grazie a prestiti, visto che non ricevono paga da dicembre, si sono accampati in piena notte sotto il ministero, attendendo risposte sul loro futuro. Risposte che arriveranno con calma, dopo le elezioni, forse a metà giugno, forse mai.
Nunzia Penelope
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Contrattazione
Questa settimana è stato siglato il contratto dei lavoratori dei laboratori di analisi e dei poliambulatori. L’intesa, sottoscritta da FederLab, Cifa, Fials e Confsal, prevede un aumento nel triennio di 100 euro, il rafforzamento del welfare aziendale e l’ampliamento delle materie della contrattazione di secondo livello. È stato sottoscritto l’accordo che azzera gli 833 esuberi del gruppo Sirti. Nell’intesa, fanno sapere i sindacati, sono previste uscite incentivate, la riconversione del personale e il contratto di solidarietà.
Interviste video
Il direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini ha intervistato il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, durante l’assemblea nazionale del sindacato della dirigenza industriale.
Servizio a cura di Emanuele Ghiani
Interviste
Tra le notizie della settimana spicca la trattativa saltata per il salvataggio di banca Carige. In dirittura di arrivo, il fondo statunitense Blackrock, che sarebbe dovuto entrare come socio di maggioranza, ha abbandonato la partita. In una nota i commissari della banca genovese hanno fatto sapere che sono alla ricerca di nuove soluzioni. Prima di questi fatti Tommaso Nutarelli ha intervistato il segretario generale della Uilca Massimo Masi proprio sul futuro di banca Carige e dell’intero settore.
Ancora Nutarelli ha intervistato il segretario generale della Fit-Cisl, Salvatore Pellecchia, sui motivi che hanno spinto i sindacati dei trasporti a proclamare, il prossimo 21 maggio, lo sciopero di tutto il comparto aereo. Sull’Alitalia, in particolare, Pellecchia dice: “è un pregiudizio quello di non usare soldi pubblici: la salvezza della compagnia è un tema che riguarda tutto il paese’’.
La nota
Tommaso Nutarelli ha seguito la conferenza stampa di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila. Il prossimo 11 maggio i sindacati del comparto agroalimentare scendono in piazza per porre all’attenzione dell’esecutivo le numerose problematiche irrisolte del settore. Una manifestazione che si ricollega alla mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil del 9 febbraio per far ripartire il paese.
Il guardiano del faro
Marco Cianca torna sulla brutale uccisione a Manduria del 66enne Antonio Stano, a causa di una baby-gang: un esempio, afferma Cianca, che dimostra come anche l’indifferenza e l’omertà siano armi mortali. La difficile situazione di Stano, affetto da problemi psichici, i continui soprusi subiti, erano noti a tutta la comunità, ma questo non ne ha impedito l’umiliazione sui social e l’uccisione.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana dell’Istat, le stime sul commercio al dettaglio e l’andamento della produzione industriale. Inoltre è presente la relazione del segretario generale della Cgil Maurizio Landini a Matera “La nostra Europa. La cultura, il lavoro. La cultura del lavoro”, e la relazione del presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla durante l’assemblea nazionale.