Sarà che stanno per scoccare i cinquant’anni dall’autunno caldo del 1969, ma il sindacato sembra essere nuovamente sceso in guerra contro il governo. Mercoledì si sono riuniti gli esecutivi di Cgil, Cisl e Uil e hanno stilato, appunto, un bollettino di guerra. Una serie di scioperi e manifestazioni di piazza che vedranno come protagoniste praticamente tutte le categorie. Cominciano i pensionati con tre grandi assemblee a Padova, Roma e Napoli, seguite il 1° giugno una grande manifestazione a Roma, a piazza del Popolo (se Virginia Raggi non metterà bastoni burocratici nelle ruote: sembra che abbia chiesto di mettere un ‘’contapersone’’ elettronico all’ingresso della piazza per evitare sovraffollamento), o magari anche a Piazza San Giovanni, perché, come dice Gigi Bonfanti, il segretario dei pensionati Cisl, “non abbiamo paura di nessuno e siamo tanti”. Dopo i pensionati verrà il pubblico impiego e poi la scuola, poi i metalmeccanici. E poi ancora una grande manifestazione per il Mezzogiorno a Reggio Calabria (location che per chi ha buona memoria ha un significato dirompente, di quando il sindacato era forte e chiedeva, e otteneva, rispetto)
Protestano, i sindacati. E lo fanno senza timore di rompere qualcosa. Perché il governo li ha forse illusi per un po’ promettendo incontri e attenzione, ma poi nulla di serio è venuto a galla, le decisioni il governo ha continuato a prenderle in perfetta solitudine e spesso andando contro gli interessi dei lavoratori, senza che si delineasse una linea di politica economica che desse un po’ di speranza a chi ancora sperava nella mitica ripresa. I dati del Def sono stati solo la ciliegina su una torta già confezionata, hanno avuto l’effetto di inasprire gli animi e confermare quindi i piani di battaglia.
Guerra dunque. Guerra e non battaglia perché tutti i sindacalisti assicurano che questa non sarà una fiammata, alle proteste già in calendario se ne aggiungeranno altre, perché si vuole davvero avere dei risultati o comunque chiarire le rispettive responsabilità. Il governo non deve necessariamente fare una politica pro labour, fa le scelte che crede, ma se ne deve accollare l’onere. Il punto è vedere come reagirà il governo a questa offensiva. Le prime manifestazioni di piazza hanno scosso i partiti di maggioranza. Quella di Torino delle madamine e quella poderosa del 9 febbraio di Cgil, Cisl e Uil a Roma, sembrava avessero portato a una revisione delle abitudini del governo, cui però, lo abbiamo rilevato, non ha dato seguito una vera interlocuzione. Se adesso il fronte della protesta si allarga una reazione non può mancare.
A parte il fatto che siamo nel pieno di una campagna elettorale molto delicata – le europee dovrebbero, si dice, sancire un rovesciamento di forze tra Lega e 5Stelle, e questi partiti non possono non tener conto degli umori di tanta gente – c’è qualcosa di più profondo da considerare. Perché lo spostamento dei voti della classe operaia, e poi del ceto medio, verso destra, è cosa vecchia. È cominciato nei primi anni 90 con Berlusconi e Bossi e non si è mai fermato. E da tempo abbiamo rilevato come tuttavia non ci fosse difficoltà a mantenere separate le deleghe sindacali da quelle politiche. Le tute blu del Nord per prime, ma poi tante altre fasce di lavoratori, hanno continuato a pagare i contributi al sindacato e a votare invece alle elezioni politiche il partito che più li rassicurava, anche se questo partito praticava una politica antisindacale.
Ma questa realtà alla lunga non può non portare a una rottura. Se il sindacato quelle tute blu, ma anche quegli impiegati, li porta in piazza, dichiaratamente contro il governo, additato come il nemico da battere, se non abbattere, qualcosa può accadere. La conversione pro Tav della Lega a null’altro è dovuta se non all’impressione che hanno fatto le diverse manifestazioni a Torino. I 5Stelle possono anche restare sulle barricate, anche se sono al governo, ma su queste barricate devono avere degli insorti, altrimenti il gioco finisce. È quindi possibile un risultato tangibile a breve? No, questo bisogna levarselo dalla testa, i processi sono molto lenti, ma anche le montagne si sgretolano.
Massimo Mascini
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione)
Contrattazione
Questa settimana è stato sottoscritto, tra i sindacati di categoria Fillea- Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil, la Regione Friuli Venezia Giulia e l’azienda, l’accordo per la proroga della Cigs dei lavoratori della Snaidero. Il documento prevede un percorso di politiche attive del lavoro propedeutico a richiedere la proroga per altri sei mesi della Cigs in scadenza il prossimo 16 giugno. Nel settore minerario è stata siglata, tra i sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil e Assomineraria, l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale. L’intesa prevede nel triennio un aumento di 164 euro. Sulla previdenza complementare il contributo a cario dell’azienda sale al 2%. Sulla componente normativa è stato esteso il campo di applicazione contrattuale alle attività di bonifica e recupero dei siti minerari. Viene inoltre rafforzata la formazione per la sicurezza. È stato poi siglato l’accordo tra Confintesa e AEPI sulle relazioni industriali. Il testo si propone di ridefinire l’intero sistema bilaterale nazionale e territoriale delle PMI in modo da affrontare le tematiche della contrattazione nazionale e decentrata. Il documento contempla inoltre la stipula di contratti collettivi in tutti i settori produttivi, l’istituzione di un Fondo Sanitario Integrativo, l’istituzione di un Fondo Paritetico Interprofessionale per la formazione continua e l’istituzione di un Coordinamento Nazionale degli Enti Bilaterali.
Analisi
Michele Buonerba affronta il tema della rappresentanza in un momento di grandi cambiamenti, contraddistinto dall’opposizione tra élite e popolo. Il tempo dei populisti, spiega Buonerba, non è eterno, e per il sindacato sarà importante farsi trovare pronto a svolgere il suo ruolo, senza tradimenti e con un vero spirito di servizio.
Alessandra Servidori parla della direttiva, approvata al livello europeo, sul work-life balance. La direttiva individua una combinazione di misure volte a ridurre le discriminazioni di genere in ambito famiglia/lavoro, ed è frutto di una discussione durata molti anni.
Maurizio Ballistreri analizza le sentenze della Cassazione del Tribunale del Lavoro di Ferrara, secondo le quali i contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative non hanno efficacia erga omnes, ma i minimi salariali in essi previsti costituiscono il riferimento per garantire la retribuzione proporzionata e sufficiente. Se dunque i contratti collettivi stipulati da organizzazioni sindacali non “comparativamente più rappresentative” rispettano o migliorano i minimi salariali, essi sono legittimi sotto il profilo applicativo
Interviste video
Il direttore de Il diario del lavoro, Massimo Mascini, ha intervistato il segretario generale della FNP Cisl, Gigi Bonfanti, che annuncia la prossima mobilitazione nazionale dei pensionati: “il governo non ci ascolta -afferma Bonfanti- dunque torneremo in piazza, e faremo anche lo sciopero dei nonni”
Servizio a cura di Emanuele Ghiani
Interviste
Fernando Liuzzi ha intervistato Nino Baseotto, segretario confederale della Cgil, per parlare della difficilissima situazione di Radio Radicale. Per il dirigente sindacale è inaccettabile l’idea stessa che la storica emittente radiofonica cessi la sua attività. Dello stesso tema Liuzzi ha parlato anche con Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec. Per Pirani, il Governo è responsabile in solido della sopravvivenza dell’emittente, che deve avere la possibilità di restare aperta.
Tommaso Nutarelli ha intervistato Liliana Ocmin, responsabile Cisl del Dipartimento Politiche Migratorie Donne Giovani e Coordinamento Nazionale Donne, per parlare parla della nuova direttiva europea sulle politiche di conciliazione e spiega che i ritardi del nostro paese disincentivano sia il lavoro delle donne sia la maternità
Il guardiano del faro
Marco Cianca parla del valore odierno del 25 aprile. La Liberazione, spiega Cianca, resta una ricorrenza controversa. Non è penetrata fino in fondo nella coscienza collettiva, sedimentando in un comune sentire. La lotta politica ha impedito che fosse assimilata e condivisa. E oggi che le redini della nazione sono nelle mani dei Cinque Stelle e della Lega, che segno avrà la festa?
Blog
Giuliano Cazzola prende spunto dal Def per riflettere sull’abitudine ormai consolidata del governo di negare, nelle sue varie dichiarazioni, perfino ciò che viene scritto nei documenti ufficiali dal governo stesso.
Diario della crisi
I sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs hanno proclamato lo sciopero contro la possibilità che Sma Simply, che fa parte del gruppo Auchan, sia venduta. Sono circa 800 lavoratori coinvolti, su una rete di 260 negozi a gestione diretta cui si aggiungono 1260 punti vendita affiliati. Continua lo sciopero dei lavoratori della Brandmour, azienda tessile di Biella. I dipendenti infatti continuano a non percepire lo stipendio, con il mancato riconoscimento di tutti gli istituti contrattuali.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il testo definitivo del Documento di Economia e Finanza. Inoltre sono presenti dati Istat sul commercio al dettaglio, la nota di revisione al Pil e l’indebitamento della P.A. negli anni 2017-18 , la nota per la stampa dell’indagine “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” e il report sui conti nazionali per settore istituzionale. Infine è presente il Manifesto per l’Europa firmato da Cgil, Cisl e Uil e la sintesi del Rapporto Pmi Centro-Nord 2019 di Confindustria e Cerved.



























