Piaggio Aerospace ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 114 lavoratori, attualmente in cassa integrazione, degli stabilimenti di Genova e Villanova d’Albenga.
“Ancora una volta – si legge in una nota di Fim, Fiom e Uilm – le dichiarazioni rassicuranti dell’amministratore delegato non hanno nei fatti nessun riscontro, anzi si fa il contrario di ciò che si afferma. L’azienda si sente legittimata nel portare avanti il proprio piano industriale dalle dichiarazioni di accoglimento dello stesso, fatte dal governo nell’ultimo incontro del 15 febbraio presso il Ministero dello Sviluppo Economico”.
“La cessione della proprietà intellettuale del P180 e la sua evoluzione ad una sconosciuta società cinese, che dovrebbe garantire commesse e quindi il lavoro, nei fatti -sottolineano i sindacati- farà uscire Piaggio dall’essere una società velivolistica civile. L’azienda costruirà i velivoli civili sino a quando alla stessa converrà. Non ci risulta che esistano ad oggi accordi a tutela delle tante affermazioni generiche sentite”.
“L’azienda – prosegue la nota – sostiene che non esiste lo spacchettamento ma contraddicendosi conferma che i motori sono in vendita ad un azienda italiana della quale anche in questo caso non si conosce l’identità dettagliata ma si sa già che manterrà la sede a Villanova. I lavoratori italiani conoscono migliaia di aziende che cedono e promettono garanzie che restano ovviamente a carico di chi compra”.
“L’azienda straccia tutti gli accordi sottoscritti a garanzia del ridimensionamento della presenza su Genova – incalzano i sindacati -, compreso gli impegni ad utilizzare le aree di Sestri Ponente per ricollocare i lavoratori ma quel che è più grave cancella l’impegno sottoscritto nelle sedi governative dell’assenza di esuberi”.
Secondo i sindacati, “l’attivazione della procedura è un atto grave che chiama alla corresponsabilità diversi soggetti, primo tra tutti il governo che ha continuato ad elargire milioni di euro a Piaggio senza pretendere in cambio un impegno minimo di garanzia occupazionale senza nessun licenziamento. La Regione, in quanto firmatario dell’accordo ministeriale, non è uno spettatore e la violazione degli accordi sottoscritti – conclude la nota – la coinvolge direttamente”.