Dopo gli incontri del 22 e del 26 gennaio, non sembrano esserci buone notizie per i lavoratori di Ericsson Italia. L’azienda di telecomunicazioni ha infatti riconfermato l’intenzione di ridurre la forza lavoro e di rivisitare il costo del lavoro con l’intenzione di rendere competitiva la Ericsson Services Italia.
Una posizione avversata dai sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che “hanno respinto qualsiasi ipotesi di riduzione della forza lavoro e di destrutturazione del ccnl”. Il ministero, preso atto della distanza tra le parti, ha invitato tutti “a proseguire il confronto al fine di trovare soluzioni condivise in grado di rendere competitiva la nuova azienda nelle cornici del settore, salvaguardando l’occupazione”.
Ad aumentare la tensione ha contribuito anche l’uscita della Ericsson Services Italia dal contratto nazionale delle telecomunicazioni. Una decisione, ha spiegato la società, necessaria “a sostenere gli obiettivi di crescita dell’azienda di nuova costituzione e permetterle di affermarsi in un mercato competitivo quale quello dei servizi per reti e apparati di telecomunicazione”, ma dettata anche dall’esigenza di “adottare un nuovo regolamento aziendale”.
I sindacati, in conclusione, evidenziano che “la scelta di basare il rilancio di una società appena nata sul binomio riduzione occupazionale-abbattimento salariale non è certo degno di una grande azienda europea, ma soprattutto punta sulla svalorizzazione delle attività e all’annullamento del patrimonio professionale. Un’azienda che basa il suo piano industriale su queste strategie, non ha futuro”.