L’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi torneranno nelle piazze di tutta Italia il prossimo venerdì, 17 novembre, per una manifestazione contro il disegno di legge di bilancio che, secondo i due sindacati studenteschi, “non si segna quell’inversione di rotta necessaria”, continuando piuttosto “nella direzione del sottofinanziamento e dell’asservimento al mercato della nostra formazione”.
“In questo paese studiare è diventato ormai un lusso – afferma Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu -. Questa legge di bilancio continua a distribuire sgravi ma non riesce ad invertire la tendenza all’abbandono degli studi nel passaggio all’università (solo un diplomato su due ormai si immatricola) o nel corso degli studi universitari”.
Sebbene per le borse di studio sia stato confermato un incremento di 10 milioni, il passo è “ancora troppo piccolo”. Per Marchetti, infatti, serve aumentare di almeno 150 milioni il fondo statale per le borse di studio per eliminare gli idonei non beneficiari, e investire nel Fondo di Finanziamento Ordinario per abbassare le tasse nell’ottica della gratuità.
Altra urgenza, secondo l’Udu, è investire nel futuro dei laureati, “innanzitutto permettendo loro di avere prospettive dignitose nella carriera accademica – insiste Marchetti – attraverso un piano di reclutamento che inverta lo smantellamento dell’accademia. In secondo luogo, favorendo un mercato del lavoro stabile e tutelato: in questo senso riteniamo assolutamente priva di efficacia la misura per gli sgravi contributivi per l’assunzione dei giovani. Serve una visione di lungo periodo, un piano di investimenti strutturali, non serve finanziare gli sgravi ma assicurare diritti, come chiediamo già per le esperienze a cavallo tra istruzione e lavoro”.
Per Giammarco Manfreda, coordinatore della Rete degli Studenti Medi, “ciò che emerge dall’articolato della legge è un assoluto disinteresse per quanto riguarda gli investimenti strutturali nella pubblica istruzione. Si parla esclusivamente di aumenti stipendiali per i presidi e di un bonus di €85 euro ai docenti, che dovrebbero però rinunciare ai famosi 80 dell’ex Premier Matteo Renzi. Viene riconfermato il Bonus di 500 euro ai neo-diciottenni prevedendo un capitolo di spesa di 290 milioni, fondi che come abbiamo detto più volte potrebbero essere invece destinati al fondo per il diritto allo studio (che nella legge non viene minimamente citato) che attualmente ammonta solo a 30 milioni: cifra irrisoria e inutile”.
E.M.