I sindacati confederali dei lavoratori di Tim hanno scritto al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, al presidente dell’Anci Antonio Decaro e al presidente dell’Uncem Marco Bussone per chiedere un incontro per illustrare “le buone ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo TIM che il prossimo 23 febbraio sciopereranno a difesa del loro lavoro e, più in generale per lo sviluppo tecnologico a favore di tutti”.
Nella lettera le segreteria nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil spiegano che hanno scelto di interpellare gli enti locali perchè “le vicende che stanno riguardando il Gruppo TIM e più in generale il settore delle TLC abbiano delle immediate ed importanti ricadute sulle comunità che le Vostre associazioni rappresentano”.
“Il confinamento imposto dalla crisi sanitaria ha determinato una drastica accelerazione della digitalizzazione di molteplici attività quotidiane, portando il Paese in quella modernità che fino a due anni fa stentava a pervaderlo nella sua totalità – si legge nella lettera -. Purtroppo questa accelerazione ha resi evidenti i ritardi che l`Italia si trascina da decenni, nonostante i molteplici “Piani nazionali” che negli anni non sono riusciti a colmare quel digital divide che oggi ha evidenziato nuove diseguaglianze, soprattutto nelle aree periferiche del Paese”.
“La scelta scellerata operata in Italia di distruggere di fatto il campione nazionale del settore, l`ex monopolista TIM, sta dando da anni i propri frutti avvelenati” scrivono i sindacati.
“Il prossimo 2 marzo il CdA di TIM potrebbe approvare la definitiva separazione della rete e lo smembramento del suo Gruppo. Un salto nel buio. Un`operazione più vicina agli interessi della grande finanza che all`interesse nazionale ed al futuro delle decine di migliaia di lavoratori occupati nel settore delle Telecomunicazioni e dei milioni di cittadine e cittadini che Voi rappresentate”.
“Tutto questo sta avvenendo nel più completo silenzio e disinteresse del Governo e delle principali Istituzioni del Paese. Quello della comunicazione, della connessione è un diritto universale che non può essere delegato solo ad un mercato che, per definizione, lega gli investimenti all`immediato ritorno dei profitti”.
“Così non si costruisce una infrastruttura inclusiva, e ciò che è successo nelle regioni, nei comuni e nelle comunità che Voi rappresentate lo dimostra drammaticamente” affermano i sindacati.
tn