La trattativa dei metalmeccanici si è finalmente sbloccata: Federmeccanica, mercoledì scorso, ha inviato a Fim, Fiom e Uilm una convocazione ufficiale per la ripresa del confronto il 15 luglio. Ma è presto per cantare vittoria, bisognerà vedere come si svilupperà il tavolo. Certo, il tempo stringe e occorre far presto. O l’accordo viene raggiunto prima della fine di luglio, cosa abbastanza difficile, o tutto viene aggiornato di qualche mese, a dopo la conclusione del confronto tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil. Ma sarebbe un fallimento generale del sistema delle relazioni industriali, a tutto scapito delle parti sociali che questo sistema animano.
Che sia tempo per entrare nel vivo della trattativa è ovvio. Emanuele Orsini, il presidente di Confindustria, si era sbilanciato assicurando agli interlocutori confederali che il negoziato si sarebbe sbloccato, e così è avvenuto. Del resto, anche Giorgia Meloni non vede l’ora di togliersi questo impiccio, che tra l’altro sta accendendo i riflettori sui limiti del decreto sicurezza con i metalmeccanici che occupano strade e circonvallazioni. Non a caso Marina Elvira Calderone, la ministra del Lavoro, incontrando le parti, aveva fatto la voce grossa, costringendo Federmeccanica a fare un passo indietro e a promettere la riapertura del negoziato.
Ma trovare una soluzione non è facile perché le regole sono molto strette e uscirne è impresa complessa. Federmeccanica, anche nel comunicato in cui mostrava la volontà di riprendere il confronto, ha specificato che questo si svolgerà nell’ambito delle regole esistenti. Cioè secondo i dettami del Patto della fabbrica che non consente di dare aumenti salariali pari a quelli chiesti da Fiom, Fim e Uilm. L’unica via di uscita sarebbe quindi uno strappo a tali regole, trovando un diverso equilibrio tra Tem, Tec e welfare contrattuale che consenta di portare un po’ di soldi nella busta paga dei meccanici.
Non sarebbe la prima volta che ciò accade, fa parte delle tradizioni, le grandi innovazioni sono state per lo più trovate dalle federazioni di categoria e poi allargate a tutto il mondo della produzione. Spesso sono stati i meccanici, e più spesso ancora i chimici, a rompere gli equilibri precedenti con soluzioni innovative. Caso tipico quello di Federchimica che negli anni 80, proprio quando le confederazioni erano alle prese con il problema, enorme, della scala mobile, trovarono una soluzione ardita che saltava a piè pari quel nodo. Stavolta potrebbe accadere lo stesso, anche perché il negoziato tra le confederazioni si preannuncia molto difficile, quindi non veloce. Le diverse organizzazioni, sindacali e datoriali, dovranno infatti assumere comportamenti, e prendere decisioni, in controtendenza rispetto alla loro storia.
L’esempio più calzante è quello del calcolo della rappresentatività. La Cgil vuole una legge, la Cisl si oppone, preferisce trovare una via di uscita con la contrattazione. Il punto è che una soluzione contrattata c’è già stata, ma non ha funzionato. Peggio ancora, ha funzionato ma i risultati non sono stati accettati da tutti. Almeno un paio di categorie, tra le quali proprio i meccanici, hanno già terminato i conteggi, stabilendo chi rappresenta chi. Ma i risultati, evidentemente pesanti per qualcuno, sono stati secretati, non sono mai stati resi noti.
Ugualmente si dovrà trovare una soluzione per il nodo della sicurezza del lavoro. I sindacati hanno avanzato delle proposte per carcare di dare maggiori garanzie, ma agli industriali non sono piaciute, sono apparse troppo onerose. È evidente il braccio di ferro, ma alla fine una soluzione dovrà essere trovata per uscire dalla trappola nella quale si trova il lavoro che ogni anno conta più di mille morti, mille persone che escono da casa la mattina per andare a lavorare, ma non tornano la sera.
Bisognerà fare ricorso come sempre a saggezza e inventiva, le regole d’oro delle relazioni industriali. Per quanto il percorso sia complesso sarà necessario intraprenderlo. E il primo passo può essere proprio il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, da sempre momento centrale delle relazioni industriali.
Massimo Mascini