Mancato accordo sulla procedura di licenziamento di 489 lavoratori aperta lo scorso 13 maggio da Almaviva Contact, di cui 27 a Milano, 12 presso la sede di Roma, 44 a Napoli 17 a Cosenza, 277 a Palermo e 112 presso la sede di Catania. Lo fanno sapere Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni , che hanno respinto la richiesta della società di prorogare per 4 mesi la cassa integrazione in cambio della sottoscrizione di un accordo di “licenziamento coatto di tutti i lavoratori a partire dal 30 novembre, in funzione di una eventuale ricollocazione di circa il 50% dei lavoratori siciliani.”.
I sindacati hanno quindi respinto quello che viene definito “un ricatto in pieno stile almaviviano, la più classica strumentalizzazione sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Ancora una volta Almaviva si rende protagonista di licenziamenti, dopo essersi distinta per uno dei più grandi licenziamenti collettivi che il nostro Paese abbia mai subito: 1666 dipendenti della sede di Roma nel 2016”.
“Una rottura dovuta solo ed esclusivamente alle chiusure di Almaviva”, denunciano le sigle “che, partire da gennaio e per tutta durata della trattativa, ha sostenuto la propria indisponibilità a prorogare la cassa integrazione oltre il 31 luglio – una possibilità contemplata dalle nuove norme – lamentando l’inconsistenza di progetti di riqualificazione e ricollocazione presentati dalle Regioni coinvolte dagli esuberi dichiarati”. La Regione Sicilia, aggiungono, “seppur in mostruoso ritardo rispetto agli impegni assunti con l’accordo sottoscritto in gennaio al ministero del Lavoro, ha presentato progetti sia sul numero 116-117, dell’assessorato regionale alla Salute, sia su percorsi di digitalizzazione, da realizzare quest’anno, che avrebbero potuto portare a una potenziale riqualificazione di circa il 50% della forza lavoro siciliana. Tuttavia, Almaviva Contact ha ignorato i progetti presentati e ha continuato a dichiararsi indisponibile a prorogare la cassa integrazione”.
“Non si deroga a un principio sancito in anni di storia in cambio di una mancetta di incentivo all’esodo, pari all’importo dovuto dall’azienda per ticket Naspi in caso di mancato accordo, al termine di ulteriori 4 mesi di cassa integrazione. Inoltre l’accordo proposto avrebbe previsto una conciliazione con cui, in modo “tombale”, sarebbe venuta meno la storia professionale di ognuno dei 489 lavoratori oggetto della stessa procedura”.
“Non provi Almaviva a scaricare sul sindacato le colpe, si assuma piuttosto la sua enorme parte di responsabilità – afferma Daniele Carchidi, di Slc Cgil – Le lavoratrici e i lavoratori di Almaviva sanno chi ha aperto la procedura di licenziamento e sono consapevoli, in quanto vittime dirette, dell’impatto sulla loro vita delle decisioni di Almaviva. Il Sindacato Confederale non accetterà di essere il capro espiatorio per errori del management aziendale o delle scelte, tardive o mancanti, da parte della politica a tutti i livelli”.