Nel Veneto che tra poche settimane si appresta ad andare al voto per le Regionali, con il noto strascico di polemiche politiche, aumentano a vista d’occhio le crisi industriali. Le segnala la Fiom regionale, secondo cui il fenomeno che si sta registrando in questo periodo nel mondo metalmeccanico non e’ annoverabile come passeggero. L’instabilità internazionale, alimentata da guerre, sanzioni, frammentazione dei mercati, spiegano i dirigenti dei metalmeccanici, “sta disegnando uno scenario strutturalmente più incerto per l’industria”. Le imprese più grandi, spesso multinazionali o in mano a fondi, “tendono a riorganizzare la produzione su scala internazionale, penalizzando i territori periferici come il nostro Paese”. Quelle più piccole, se non supportate da una politica industriale nazionale e regionale forte, rischiano di essere travolte. Inoltre, gli ammortizzatori sociali attuali “non sono adeguati ad affrontare la situazione odierna e servono nuove misure di sostegno al reddito che tengano in considerazione della situazione attuale e del costo della vita”.
Antonio Silvestri, segretario generale della Fiom del Veneto, sottolinea che la Regione, con una metalmeccanica fortemente orientata all’export e una presenza diffusa di imprese multinazionali, si trova oggi in una posizione di particolare vulnerabilità: “le nostre aziende esportano in tutto il mondo, integrano componenti e tecnologie in una catena del valore globale, dipendono da approvvigionamenti stabili e da mercati aperti. Le tensioni geopolitiche internazionali e le crescenti guerre commerciali stanno già lasciando segni visibili sull’industria metalmeccanica, e rischiano di aggravarsi nei prossimi mesi. Dazi, restrizioni all’export, ritorsioni incrociate tra grandi potenze industriali non sono solo un tema da analisti o mercati finanziari. Sono questioni che colpiscono direttamente i lavoratori, gli impianti, l’occupazione.”
“A pagare il prezzo, come sempre – prosegue il segretario – sono i lavoratori: con il ricorso alla cassa integrazione, precarizzazione dei rapporti di lavoro e le riduzioni del personale. Serve un cambio di rotta. Servono investimenti pubblici mirati alla salvaguardia occupazionale, servono ammortizzatori sociali in grado di accompagnare le transizioni, serve un vero piano industriale europeo capace di difendere il lavoro. Perché senza un’industria metalmeccanica solida, innovativa e giusta, il Veneto perde non solo posti di lavoro, ma anche una parte fondamentale della sua identità produttiva e sociale.”
In particolare, il sindacato ha redatto un elenco delle varie situazioni di crisi, caratterizzate da cassa integrazione nelle diverse articolazioni ( CIGO, CIGS, CDS ) e di situazioni critiche, divise per province:
Belluno – CIGS: Videndum (ex Manfrotto) 300 lavoratori e lavoratrici coinvolti; Edim-Bosch, 80 coinvolti (settore automotive); CIGO: Forgialluminio, 180 coinvolti (settore automotive)
Padova – Situazione stagnante nel settore macchine agricole e movimento terra con utilizzo di CIGO, soprattutto in Komatsu. Acciaierie Venete (545 dip) e Fonderie VDZ (100 dip) e VDC (69 dip): CIGO per cronico calo di volumi. A parte centro servizi ex Ilva di Legnaro altre crisi pesanti non rilevate
Rovigo – CIGS: Draxton 110 dip; CIGO: Agritalia con 310 lavoratori interessati, Solmec con circa 80 lavoratori, ASFO che interessa 261 lavoratori, AGCO in Polesine per 25 lavoratori.
Treviso – Contratto di solidarietà: Fonderie Corrà 100dip, Microtecnica 120 dip, BERCO 70 dip; CIGO: Italcab 230 dip., Itla Bonaiti 38 dip., LIKUM 120 dip; CIGS: Breton 634 dip.
Venezia – CIGS: Speedline 260 dip. – Fantic Motors 115 dip. – Dradura 140 dip., con mobilità volontaria per 35 lavoratori/trici – Peg Perego 55 dip. CIGS CIGO: Lafert (Noventa) 175 dip.
Verona – Ferroli 550 dipendenti circa, Cigo in esaurimento – Mobilità volontaria per pensionandi si chiude il 31 luglio, probabile utilizzo CIGS. Riello, 450 dipendenti circa, processo di vendita del gruppo in atto, fatti 2 incontri al MIMIT, prossimo il 22 settembre. AMMANN: macchine per asfalto, 160 dip. dichiarati 64 esuberi per delocalizzazione in Turchia, attualmente in fase di incontri art.9 dopo la revoca della 223 con vittoria art.28. Demetra – settore macchine agricole, 55 dipendenti circa, CIGS più procedura di mobilità volontaria aperta. Borromini e Georg Fischer, entrambe sui 40/45 dip, CIGS per cessazione attività.
Vicenza – contratto di solidarietà: Ferplast 180 dipendenti, Dinoil – 98 dip., Fonderie Corrà – 250 dip, Siderforgerossi 350 dip; CIGO: Fonderie di Montorso, 330 dip. – Gemata, 97 dip. – Lo.chi, 25 dip. – Officine meccaniche A.n.i. 64 dip. – Euroventilatori, 85 dip. – Agco (a ottobre finiscono le 52 settimane) 400 dip. in Cigo su 750 – Esmach, 60 dip. – Campagnolo, 300 dip. – Sincro Cigo 35 dip. – Fiam Utensili, 80 dip.
Un quadro complessivo che prefigura una possibile futura instabilità economica e occupazionale, di cui il prossimo governatore della Regione, chiunque esso sarà, dovrà tenere conto.