Giuseppe Conte non smette mai di stupire. Dopo aver fatto una dolorosa collezione di scoppole (elettorali), il leader del movimento 5Stelle ha deciso di sterzare al centro. L’obiettivo, manco a dirlo, è scippare la candidatura a premier del Campo largo a Elly Schlein. La speranza: tornare a essere l’inquilino di palazzo Chigi. Un’esperienza che gli è piaciuta un mondo. Anche perché, ai bei tempi, Vladimir Putin gli lisciava il pelo e Donald Trump lo chiamava affettuosamente “Giuseppi”. Insomma, passare dall’olimpo degli autocrati, all’inferno dei generali di mezza tacca, per l’ex “avvocato del popolo” è stata dura. Durissima.
Ma ci sono solo il downgrading e la voglia di riscatto, dietro la nuova metamorfosi. Per comprenderne a fondo le ragioni bisogna capire il personaggio. “Giuseppi”, inventato premier da Beppe Grillo per tirare su il governo giallo-verde assieme alla Lega Matteo Salvini, da qualche tempo è in sofferenza. Soffre per il calo dei consensi: era partito dal 32%, mentre alle ultime elezioni regionali in Toscana e Marche si è fermato al 5%. Non è andata meglio in Calabria (6%) dove aveva il “suo” Pasquale Tridico come candidato governatore. E soffre perché lo slittamento a sinistra del Pd di Schlein gli ha tolto voti (appunto) e spazi di manovra.
Ecco, dunque, la nuova capriola. Dopo aver abbandonato nell’agosto del 2019 Salvini che sequestrava i migranti sulle navi militari, ed essere passato a governare assieme al Pd, Conte si era posizionato saldamente a sinistra. Più a sinistra di Schlein. A cominciare dal pacifismo e dal “no granitico” al riarmo. Ma, appunto, questa linea non ha pagato. Il Movimento è arretrato a percentuali imbarazzanti e il Pd in versione radical gruppettara gli ha portato via parecchi voti. Tant’è, che i sondaggi danno i Dem attorno al 22% e i 5Stelle attorno al 12% a livello nazionale. Meno 20% rispetto a 7 anni fa. Un vero tracollo.
Da qui la decisione di Conte di svoltare, appunto, al centro. La dimostrazione si è avuta la scorsa settimana. Quando Schlein ha offerto sponda al segretario della Cgil, Maurizio Landini, sulla patrimoniale per i super ricchi imitando il nuovo sindaco di New York Zohran Mamdani, il leader pentastellato è corso a dire: “Non so se a sinistra c’è una discussione sulla patrimoniale. Ma per quanto mi riguarda una patrimoniale non è all’ordine del giorno”. Non poco, per uno che era nato al grido “uno vale uno”, aveva battezzato il reddito di cittadinanza e annunciato di avere “sconfitto al povertà”.
Il passo successivo di Conte neocentrista è stato strapparsi da dosso l’etichetta di sinistrorso. “Quando parla con me, lei non parla con la sinistra”, ha ribattuto a David Parenzo durante la trasmissione “L’aria che tira”. E, soprattutto, abbracciare un tema caro ai moderati, ai benpensanti e alla destra: la sicurezza. Sentite le sue dichiarazioni: “Ci siamo accorti che furti, rapine e scippi spadroneggiano soprattutto nella grandi città con i turisti”. Ancora: “Prendiamo il miliardo buttato nei centri per migranti abbandonati, facciamo tornare gli agenti dall’Albania e con quel miliardo istituiamo un fondo, un patto per la sicurezza, con i Comuni e i prefetti: facciamo strade illuminate, videosorveglianza, pattuglie intensificate”. E questo perché “l’emergenza sicurezza non è un tema di destra o di sinistra. E’ un bisogno di tutte le donne, di tutti gli uomini, di tutti i ragazzi”.
Difficile sapere se qualcuno si sia commosso davanti a tanta enfasi. Di certo la strategia di Conte lo porta, si diceva, a dismettere la competizione a sinistra con Schlein che, com’è evidente, è più credibile di lui in quell’area. E a presidiare il centro. Operazione che si annuncia più facile. Anche perché lì, dove Matteo Renzi tenta di tirare su la “Casa dei moderati” ed Ernesto Maria Ruffini prova rispolverare lo spirito dell’Ulivo, regna una gran confusione. E nessuno ancora sa se nascerà una Margherita 4.0 con l’obiettivo di provare a strappare qualche voto a Forza Italia e a di riportare qualche astenuto alle urne.
Nell’impresa centrista, così, ha deciso di lanciarsi Conte. La strategia è talmente elementare da essere già svelata. L’ex premier punta a vincere le primarie di coalizione se, com’è probabile, si faranno alla vigilia delle elezioni della primavera 2027. Perché è più trasversale di Elly. E perché nella probabile contesa tra la segretaria del Pd e la sindaca di Genova Silvia Salis, avrebbe buone chance di spuntarla.
Si vedrà. Nel frattempo godiamoci la nuova giravolta dell’avvocato del popolo.
Alberto Gentili


























