A pochi mesi dalla scadenza del PNRR, prevista per giugno 2026, la Cgil denuncia “i forti ritardi” che mettono a rischio l’attuazione dei progetti della Missione Salute. Il Monitoraggio sull’attuazione del PNRR – Missione 6 elaborato dall’Area Stato Sociale della Confederazione, infatti, rileva che sono stati spesi meno di un terzo dei finanziamenti.
In particolare, la Cgil evidenzia che i ritardi nell’attuazione dei progetti riguardano complessivamente tutta la Missione Salute (M6). Dei 10.127 progetti finanziati per 19,6 miliardi di euro complessivi (di cui 14,6 miliardi di euro di risorse PNRR) a ottobre 2025 sono stati spesi 6,1 miliardi di euro, pari al 31,2% dei fondi disponibili e completati il 41,5% dei progetti complessivi.
Particolarmente critica la situazione dei progetti destinati alla realizzazione delle reti di prossimità e strutture per l’assistenza territoriale per le quali a ottobre scorso risulta speso solo il 28,9% dei 10,2 miliardi di euro disponibili, e solo il 29,1% dei progetti sono stati completati. In meno di otto mesi dovranno essere terminati 1.984 progetti e spesi 7,2 miliardi di euro: davvero una sfida contro il tempo.
Altro allarme quello lanciato sulla realizzazione delle Case della Comunità, con solo il 5,1% dei progetti completati e solamente il 23,8% speso dei 2,8 miliardi di euro di finanziamenti complessivi, con i lavori che procedono troppo a rilento. La situazione più critica si fotografa in Molise, dove i pagamenti effettuati sono fermi all’8,1% dei finanziamenti complessivi, in Sardegna (10,6%), Campania (13,7%) e Calabria (14,3%). Solo in due regioni, Liguria e Valle d’Aosta, i pagamenti effettuati hanno superato la metà dei finanziamenti.
Ritardi ancora maggiori nella realizzazione degli Ospedali di Comunità: a ottobre 2025 solo il 4,4% dei progetti finanziati è stato completato e risulta speso solo il 20,7 dei fondi disponibili. “Di questo passo – sottolinea Barbaresi – serviranno anni per terminare tutte le opere previste”. I territori con i maggiori ritardi sono la Provincia Autonoma di Bolzano, dove i pagamenti effettuati sono fermi al 7,7% dei finanziamenti complessivi, la Sardegna (8,0%), la Puglia e la Campania (12,3%). A parte la Valle d’Aosta, dove i pagamenti effettuati rappresentano il 95,0% dei finanziamenti, in nessuna regione le spese superano il 40% dei fondi disponibili.
Ritardi anche per i progetti relativi alla telemedicina e alla casa come principale luogo di cura, la misura che ha l’obiettivo di migliorare l’assistenza delle persone con patologie croniche e aumentare il numero dei pazienti assistiti nelle proprie abitazioni con particolare attenzione verso gli over 65. A ottobre, risultano completati più di tre quarti dei progetti (75,6%), ma le spese effettuate raggiungono a malapena il 33,1% dei fondi disponibili.
“Senza un energico scatto finale, a poco possono valere le ipocrite rassicurazioni del Governo”, denuncia la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi. “I dati parlano da soli. In questo scenario risulta sempre più difficile credere che si possa riuscire a terminare i progetti entro giugno 2026, data prevista per la scadenza definitiva”.
“Resta poi il nodo personale – aggiunge Barbaresi– perché per migliorare la qualità della vita delle persone non è sufficiente costruire le strutture, ma è fondamentale dotarle del personale necessario per assicurare servizi efficienti e un’adeguata assistenza sanitaria. Per il corretto funzionamento di Case e Ospedali di Comunità occorrerebbe assumere almeno 36 mila unità tra infermieri, operatori sociosanitari, assistenti sociali e altre figure professionali, senza contare i medici. Ma nella Legge di Bilancio 2026, in procinto di essere votata, il Governo sembra aver ignorato il problema”.
“Non c’è più tempo: restano pochi mesi o sarà troppo tardi per evitare il fallimento annunciato di un’occasione irripetibile”, conclude la segretaria confederale della Cgil.


























