“Una manovra di Bilancio, pessima nel metodo con cui è stata gestita e nel merito dei suoi contenuti, è arrivata all’approvazione del Senato”. Lo afferma, in una nota, la Cgil nazionale.
“Il Parlamento, di fatto, non ha potuto discuterla, il mondo del lavoro non è stato ascoltato. E i risultati – sottolinea la Cgil – si vedono tutti: sostanzialmente nulla per sostenere lavoratori e pensionati (a partire dalla mancata restituzione e neutralizzazione del drenaggio fiscale), che invece vengono ancora una volta impoveriti; ulteriore peggioramento della legge Monti/Fornero (sono riusciti a depredare perfino il fondo per precoci e lavori usuranti); definanziamento della sanità e tagli pesanti a istruzione, non autosufficienza, diritto alla casa, trasporto pubblico, trasferimenti a Regioni ed Enti locali; penalizzazione del Mezzogiorno; completamente assenti gli investimenti (se si esclude il Pnrr) in grado di invertire la desertificazione produttiva in corso (32 mesi di calo della produzione industriale negli ultimi tre anni)”.
Per il sindacato di corso d’Italia: “L’unica voce che cresce in maniera significativa è quella per il riarmo. Non si sostiene la domanda interna, né si mette in campo una politica industriale degna di questo nome e l’economia è, inevitabilmente, in stagnazione”.
“Nel prossimo biennio, grazie alle scelte del Governo, saremo l’unico Paese europeo con un Pil allo ‘zero virgola’: la peggior performance del continente. Nonostante l’evidenza dei numeri, si continua a portare avanti una linea di politica economica che condanna l’Italia al declino. La Cgil – conclude la nota – continuerà a battersi per un cambiamento sempre più necessario e urgente”.
Per le segretarie confederali della Cgil, Maria Grazia Gabrielli e Francesca Re David, hanno commentato il ritiro dell’emendamento alla legge di Bilancio che, se approvato, “avrebbe messo seriamente a rischio la tutela dei salari e dei crediti retributivi. Mentre la manovra ha incassato l’ok del Senato, ribadiamo con forza il nostro giudizio fortemente critico sull’impianto complessivo del provvedimento. Possiamo però affermare con soddisfazione che un nuovo attacco ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori è stato sventato, grazie anche all’intervento immediato e determinato della Cgil”.
“Si tratta – ricordano Gabrielli e Re David – del secondo tentativo da parte del Governo: prima l’inserimento nel decreto Ilva, poi il ritiro e successivamente la riproposizione nella legge di Bilancio. Un’operazione vergognosa, respinta ancora una volta, con la quale si tentava di stabilire che il datore di lavoro non potesse essere condannato al pagamento di differenze retributive o contributive per il periodo precedente alla data del ricorso, qualora avesse applicato lo standard retributivo previsto dal contratto collettivo leader”.
“Questo episodio conferma una tendenza più generale che caratterizza l’intera manovra: un insieme di scelte che penalizzano il lavoro. Auspichiamo che il Governo rinunci definitivamente a questa deriva. La Cgil continuerà a vigilare affinché il provvedimento non venga ripresentato sotto altre forme e chiede all’Esecutivo di abbandonare una strada che danneggia salari, diritti e condizioni di lavoro”, concludono Gabrielli e Re David.




























