Le nuove stime del Centro Studi di Confindustria, contenute negli ultimi Scenari Economici rivedono al rialzo le stime del Pil italiano.
In particolare, nel 2016 il Pil aumenterà dello 0,9% (da +0,7% precedentemente stimato), nel 2017 crescerà dello 0,8% (da +0,5%) e salirà dell’1% nel 2018., fotografano un’economia che “torna ad avanzare”, ma “lentamente e a corrente alternata”.
Nell’ultimo trimestre dell’anno gli economisti di viale dell’Astronomia prevedono un Pil in aumento dello 0,15% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto allo stesso trimestre del 2015. Quanto ai conti pubblici, il Csc prevede un deficit/Pil in salita: al 2,4% nel 2016, al 2,5% nel 2017 e al 2,6% nel 2018. Non diminuirà, poi, il debito pubblico nell’orizzonte di previsione: 132,7% del Pil nel 2016, 133,4% nel 2017 e 133,7% nel 2018. A pesare è soprattutto “la minore dinamica del Pil nominale”.
Sul fronte del lavoro, il tasso di disoccupazione è stimato in progressivo calo: all’11,4% quest’anno, all’11% nel 2017 e al 10,5% nel 2018.
I prezzi cominceranno a risalire dal 2017. Il 2016, infatti, si chiuderà ancora in deflazione (-0,2%), mentre nel 2017 l’inflazione sarà allo 0,7% e nel 2018 all’1,4%.
Sul versante del lavoro, il Csc stima per la fine del 2018 905mila posti di lavoro in rispetto ai minimi di fine 2013, ma sarà ancora di 1,1 milioni di unità inferiore al massimo d’inizio 2008
D’altra parte, il Csc avverte che “i rischi al ribasso sono alti” a causa, sostanzialmente, dell’incertezza politica seguita alla vittoria del “No” al referendum. Rischi che potrebbero “peggiorare le aspettative di famiglie e imprese”, oltre che dei mercati finanziari, e “incidere sulla già fragile risalita della domanda interna e delle attività produttive”.
“Se è vero che il Paese è abituato ai cambi di governo – continuano gli economisti del Csc -, questa volta ciò avviene in un contesto di arretramento di benessere e di sfilacciamento sociale e politico che non ha precedenti nel dopoguerra”.
Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, dunque, “l’eventuale instabilità politica depotenzierebbe gli stessi incentivi agli investimenti”.
Il dato più allarmante è il tasso di povertà assoluta con 4,6 milioni di italiani in questa condizione, soprattutto tra “i giovani e al Sud”. Il dato è in crescita del 157% rispetto al 2007.